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Ex Ilva. Uliano (Fim Cisl): “Sciopero e mobilitazione altissima nel Paese, per difendere lavoro e produzione. Servono soluzioni di rilancio: lo Stato deve assumere un ruolo diretto”

Pubblicato il 16 Ott, 2025

“La convocazione a Palazzo Chigi, arrivata ieri sera, rappresenta sicuramente un primo risultato della mobilitazione che abbiamo avviato come organizzazioni sindacali”. Così il Segretario Generale Fim Cisl, Ferdinando Uliano in una nota che così prosegue:
“Una mobilitazione nata dopo aver appreso che le uniche offerte presentate per l’intero perimetro Ilva — da parte dei fondi Bedrock Industries e Flacks Industries – prevederebbero la salvaguardia di appena 2.000 lavoratori a Taranto e poco più di 1.000 negli altri siti italiani.

Di fronte a questi numeri, il nostro giudizio non può che essere di assoluta e durissima contrarietà.

Un piano che escluderebbe oltre 7.500 lavoratori non è un rilancio industriale, ma uno smantellamento. Si tratta di un progetto di pura dismissione che genererebbe un dramma sociale senza precedenti, privando il nostro Paese della produzione di acciaio primario: una scelta folle in una fase di grande instabilità geopolitica.

A questo si aggiungerebbe un impatto devastante sull’indotto, con tagli stimabili attorno al 70%.

Per queste ragioni, da questa mattina siamo in sciopero e stiamo manifestando a Taranto, Genova e in tutti i siti del gruppo ex Ilva.

Questa vertenza, che si trascina ormai da oltre un decennio e che sta logorando inesorabilmente i lavoratori e la città di Taranto, deve trovare una soluzione definitiva capace di coniugare rilancio industriale, occupazione e sostenibilità ambientale.

Quando gli imprenditori privati si tirano indietro dalle proprie responsabilità, è lo Stato che deve assumere un ruolo diretto, aggregando attorno a sé anche altri soggetti privati.

È questa l’unica strada percorribile per rilanciare davvero il gruppo ex Ilva, e va intrapresa senza esitazioni.

Come abbiamo più volte sottolineato — e come ribadiremo nuovamente nell’incontro a Palazzo Chigi del 28 ottobre — è indispensabile riattivare al più presto gli altri due altiforni, affiancandoli all’Altoforno 4, oggi unico in esercizio, per aumentare i volumi produttivi e ridurre le perdite legate all’attuale sottoutilizzo.

Serve accelerare immediatamente la ripartenza dell’Altoforno 2 e, non appena sarà dissequestrato, riavviare anche l’Altoforno 1.

Il nostro obiettivo resta chiaro: decarbonizzazione e una produzione di 6 milioni di tonnellate a Taranto e 2 milioni negli stabilimenti del Nord, con quattro forni elettrici tre a Taranto e uno Genova e quattro Dri e gli investimenti nelle aree di produzione verticalizzate.

Non accetteremo — e oggi ci mobilitiamo per questo — scelte che mettano in discussione la sopravvivenza degli stabilimenti e che distruggano occupazione e non mettano in sicurezza ambiente e salute”.