Roma, 17 ottobre 2018. Appuntamento domani 18 ottobre alle 9.00 a Roma al Tempio di Adriano per creare TIPO, la piattaforma dedicata ai giovani tra i 18 e i 29 anni per far nascere una community di riferimento e di collegamento con il mondo del lavoro.
Giovani tagliati fuori? In Italia, dove un giovane su quattro, dai 19 ai 29 anni, è fuori dal circuito scuola formazione e lavoro (OCSE), la questione generazionale costituisce una incognita per lo sviluppo economico e il tessuto sociale del Paese.
A supporto di questi ragazzi e ragazze NEET, “Not (engaged) in education, employment or training”, sta per prendere vita una piattaforma che tracci un percorso tra softskills, formazione e lavoro. Per la sua realizzazione sono stati chiamati in campo proprio gli stessi giovani con l’iniziativa #TIPOHack, il concorso di idee dedicato alla realizzazione di TIPO, lo spazio digitale dove far nascere una community tra giovani e creare un collegamento con le imprese.
L’appuntamento con l’hackathon, il primo dedicato ai Neet, è organizzato da Felicia Pelagalli presidente dell’Associazione InnovaFiducia che sottolinea l’importanza di ricostruire fiducia nel futuro, soprattutto tra le nuove generazioni: “La difficoltà a comprendere i giovani è tipica di ogni epoca, ma nella nostra lo scostamento tra generazioni è ancora più ampio a causa delle profonde trasformazioni in corso che rendono i nativi digitali ancora più distanti e incomprensibili, tanto quanto lo sono le nuove tecnologie.” L’evento è organizzato dall’Associazione InnovaFiducia in collaborazione con Fondazione Tim e InfoCamere e con il supporto della Camera di Commercio di Roma.
Apre i lavori il Segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli, membro di giuria:
“Nel nostro paese tutto sembra remare contro i giovani: formazione, lavoro, previdenza, politiche per la casa e per i figli, sistema bancario. Siamo il fanalino di coda in Europa negli investimenti in formazione, appena il 4% del Pil, più di mezzo punto sotto la media europea al 4.9%, e siamo tra i peggiori paesi Ue nel divario competenze-occupazione.
Investiamo poco e male in formazione e pochissimo in ricerca, appena 8.6 miliardi e ciò nonostante abbiamo oltre 151 mila giovani ‘precari di successo’, ricercatori, studiosi intrappolati in un sistema universitario imbolsito e baronale. Ogni anno oltre 13 mila tra loro mollano per andare in paesi dove si riconoscono meritocrazia e stipendi migliori. Vanno incoraggiate le esperienze all’estero, ma questo significa perdere le menti migliori e con esse opportunità. Sono state varate in questi anni riforme che hanno reso flessibile il mercato del lavoro, dimenticandoci però di creare ammortizzatori universali che coprissero le nuove forme contrattuali, col risultato che la crisi ha colpito con maggiore durezza proprio i giovani.
Il nuovo governo dice di voler ridurre le ore in alternanza scuola-lavoro, mi auguro sia uno scherzo. Destra e sinistra non fanno differenza nelle analisi fallate, pensano ai giovani come a un derivato delle loro condizioni sociali, delle disgrazie attraversate. Ma i giovani non sono una conseguenza del loro passato. Bisogna far sognare le persone, spingerle ad andare verso qualcosa di nuovo. Secondo la ricerca sui giovani che abbiamo effettuato con l’Istituto Toniolo e il prof. Rosina, il 76% dei giovani che cerca di mettersi in gioco viene poi respinto indietro da un ambiente sfavorevole. Bisogna invece fare in modo che le nuove generazioni si riapproprino della loro dimensione di futuro, attraverso un protagonismo immediato, nel presente. Candidarli alla panchina civile e alle liste d’attesa è sintomo di un paese ripiegato su se stesso. È ora di girare pagina con coraggio”.