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Gdo. Guarini (Fisascat Cisl): “Settore non food in crisi. urgente avviare confronto tra governo, associazioni imprenditoriali, sindacati e ceto bancario per definire un adeguato supporto”

Pubblicato il 17 Set, 2020

Roma, 17 settembre 2020 – Il non food e in particolare il segmento della moda e del lusso accessibile, dove complessivamente operano oltre 700mila addetti, nonostante la fine del lockdown è senza dubbio un ambito settoriale bel lungi lontano dal tornare alle dinamiche di produzione e di ricavi ante Covid-19. La Fisascat Cisl nazionale lancia l’allarme sul comparto della Grande Distribuzione Organizzata sul quale hanno particolarmente gravato gli effetti delle misure di contrasto alla pandemia e il calo dei consumi confermato dalle ultime stime Istat.
«Le recenti determinazioni di alcuni prestigiosi marchi da sempre leader nel nostro Paese di prolungare il ricorso agli ammortizzatori sociali e, in alcuni casi, di abbassare la saracinesca in storiche piazze – ha dichiarato il segretario nazionale Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice – fa comprendere quanto radicale sia stato il colpo assestato dall’emergenza Covid alla tenuta di queste realtà aziendali». «La più recente testimonianza di questa progressiva involuzione, che temiamo non sia nemmeno l’ultima – ha chiosato Dell’Orefice – è rappresentata dalla decisione di Rinascente di chiudere i battenti del punto vendita di Palermo al 30 ottobre con 150 addetti a rischio perdita del posto di lavoro e la richiesta dei sindacati territoriali di attivazione di un tavolo al Mise».
«Il grido d’allarme che gli operatori del settore e lavoratrici e lavoratori lanciano non deve rimanere inascoltato» ha aggiunto il segretario generale della categoria cislina Davide Guarini. «La distribuzione commerciale non food – ha evidenziato il sindacalista – ha subìto una seria battuta di arresto per via delle necessarie misure adottate dal Governo italiano per fare fronte alla fase più acuta della crisi epidemiologica che da fine febbraio ha imperversato in Italia». «Purtroppo, stando all’analisi fatta sul campo quotidianamente dalle nostre strutture e dai nostri delegati – ha stigmatizzato – la complessità dell’accesso ai finanziamenti non ha consentito, nella maggior parte dei casi, di fornire adeguate risorse ad un comparto che per molti versi sta andando alla deriva».
«E’ urgente propiziare un confronto ad hoc con Governo, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali e ceto bancario e definire un adeguato supporto al comparto – ha concluso Guarini – per evitare che alla fine di questa lunga crisi da Covid-19 l’Italia perda marchi storici ed aziende di primaria importanza nelle quali operano svariate centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori».

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