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Immigrazione: Fim Cisl da emergenza a opportunità

Pubblicato il 31 Gen, 2025

Si è da poco concluso a Roma il Consiglio generale della FIM CISL con al centro il tema: “ L’immigrazione dall’emergenza alle opportunità. Dall’accoglienza alla cittadinanza”.

Aprendo gli interventi il professor Maurizio Ambrosini dell’Università degli Studi di Milano, ha smentito numeri alla mano la vulgata che vuole il nostro Paese al centro di un’emergenza legata appunto all’immigrazione: dopo Germania, Francia , Spagna siamo i quarti in Europa per domande di asilo (nel 2023 135 mila). In realtà essa rappresenta una risposta concreta all’inverno demografico di tutta l’Europa. Pertanto è opportuno individuare soluzioni concrete sul processo di integrazione culturale e sociale per il futuro del nostro Paese. Oltre che evidenziare un tema etico e umano per la nostra convivenza civile.

“Circa 30 mila iscritti alla FIM sono lavoratori “stranieri”; di questi – ha ricordato il Segretario generale della FIM Ferdinando Uliano – nei luoghi di lavoro molti sono dirigenti sindacali e, contrariamente a quello che avviene nel Paese, dove il diritto di cittadinanza deve superare insormontabili difficoltà per essere riconosciuto, la“cittadinanza” in fabbrica attraverso il voto delle RSU ( Rappresentanza Sindacale Unitaria) è un dirittoautomaticamente riconosciuto e rispettato da tutti, indifferentemente dall’etnia”.

Commovente la testimonianza di Issa Dembele operaio originario del Mali che ha raccontato la sua odissea per fuggire dalla guerra jiadista e raggiungere attraverso un viaggio drammatico e doloroso l’Italia, dove oggi lavora. Altrettanto emblematica la storia di Fatima El Maliani, 24enne di origini marocchine arrivata in Italia a 2 anni, insignita con il titolo di Cavaliere al Merito dal Presidente della Repubblica Sergio Matterella per il Doposcuola CasArcobaleno di Torino che accoglie ragazzi per lo più stranieri. Plurilaureata, Fatima, in perfetta conoscenza della lingua italiana, è ancora in attesa della cittadinanza. 

Per la FIM i temi dell’integrazione, dell’asilo e delle modalità di riconoscimento della cittadinanza devono rappresentare un’opportunità, al di là della consistenza effettiva dei fenomeni che vengono trattati prevalentemente come problema per la società. Non dimentichiamo che la nostra storia è legata all’emigrazione vissuta non per scelta ma per la necessità di fuggire dalla povertà e inseguire una nuova speranza. L’Italia oggi è una società multiculturale, con circa 6 milioni di cittadini stranieri (regolari e irregolari) residenti in Italia, immigrati o nati nel Paese, pari all’8,6% della popolazione e a circa il 10% degli occupati. Analizzando i dati riguardando ilavoratori metalmeccanici e i nostri tesserati, il 17% della nostra base associativa arriva da altri paesi. Sonolavoratori perfettamente integrati che contribuiscono alla produzione di ricchezza in moltissime realtà produttive.

Di fronte ad un mondo cambiato, alla crescente mobilità umana e al fabbisogno strutturale di personale qualificato, la modifica della legge 189/2002 (Bossi-Fini), nata venti anni fa, diventa urgente così come la modifica del testo unico sull’immigrazione. 

Nelle tesi congressuali FIM e CISL abbiamo evidenziato la necessità di profondere il massimo impegno per ampliare e semplificare gli ingressi regolari, contrastare l’irregolarità̀ e il traffico di esseri umani, introdurre meccanismi di regolarizzazione su base individuale per coloro che sono già̀ stabilmente inseriti in Italia. Inoltre è imprescindibile rafforzare il sistema di accoglienza e integrazione SAI, diffusa sul territorio, potenziare i servizi sociali, educativi e di avviamento al lavoro, necessari per favorire un reale e concreto percorso di integrazione. 

Dobbiamo stimolare il dibattito pubblico e politico per ampliare le competenze comunitarie in materia migratoria, al fine di promuovere una maggiore unitarietà̀ politica finalizzata a realizzare effettivi meccanismi di solidarietà̀ nella gestione dell’asilo e della migrazione. 

Infine il mercato del lavoro soffre di mancanza di offerta di molte professionalità. Sarà importante stringere accordi intergovernativi per insegnare le professioni, la lingua e far conoscere la cultura italiana nel paese d’origine e poi prevedere piani di inserimenti lavorativi rispetto alla domanda.

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