“La convenzione siglata oggi tra Italia e Albania in materia previdenziale colma un vuoto legislativo che da tempo denunciamo come ingiustizia sociale: questa giornata segna una nuova conquista importante, che premia il nostro impegno portato avanti per vedere riconosciuto il diritto fondamentale alla pensione per i tanti lavoratori e lavoratrici albanesi che da anni contribuiscono alla crescita del nostro Paese, specialmente nel settore agricolo, dove sono oltre 35 mila, al quarto posto tra le comunità straniere”.
Lo ha detto il Segretario Generale della Fai-Cisl, Onofrio Rota, commentando l’accordo bilaterale firmato oggi tra Italia e Albania per riconoscere i periodi contributivi maturati dai lavoratori nei due Paesi.
“L’accordo di sicurezza sociale – afferma il sindacalista – è il compimento di un lungo percorso amministrativo e politico complesso, non scontato, per il quale dobbiamo apprezzare, a nome dei lavoratori interessati, non solo il Ministro Tajani, firmatario dell’accordo, e le istituzioni albanesi, ma anche tutti i parlamentari e componenti dei governi precedenti, come il Sen. Tommaso Nannicini, che hanno saputo ascoltare le nostre istanze e avviare il lungo iter burocratico coinvolgendo tutte le istituzioni competenti. Ora dobbiamo proseguire il percorso con determinazione per giungere prima possibile alla ratifica conclusiva da parte del Parlamento e alla conclusione dell’intesa bilaterale che renda operativo l’accordo stesso”.
“Ancora una volta – ha concluso Rota – le risposte più efficaci e concrete per la vita delle persone sono arrivate dalla partecipazione promossa dal sindacato e dall’ascolto della società civile, nel rispetto delle istituzioni e del ruolo di tutte le parti interessate. Siamo certi che questa convenzione, oltre a rafforzare l’integrazione socioeconomica di una comunità in costante aumento negli ultimi 30 anni nel nostro Paese, vada anche a consolidare i rapporti storici tra Italia e Albania, legati a doppio filo sia dai percorsi immigratori ed emigratori di tanti lavoratori e imprenditori, che dal destino comune nell’Unione europea”.