“Quanto emerso a Latina dalla prima udienza sul caso dell’uccisione del bracciante Satnam Singh, con il suo datore di lavoro che avrebbe commentato ‘è morto, dove lo butto?’, è un tratto inquietante che conferma di nuovo la gravità della vicenda e il carattere disumano del sistema del caporalato, dove sfruttando la vulnerabilità delle fasce sociali più deboli si annullano totalmente il rispetto per la persona e la dignità del lavoro”. Lo afferma il Segretario generale della FAI CISL Onofrio Rota commentando la prima udienza del processo avviato a Latina sulla morte di Satnam Singh. “Mentre in Europa si preannuncia una Pac post 2027 con meno risorse e più incentrata sulle dimensioni dei terreni agricoli – aggiunge il sindacalista – torniamo a ripetere a gran voce che invece serve un’agricoltura europea che faccia leva sulla qualità del lavoro. Rimane dunque essenziale che la clausola sociale inserita nella Pac sia confermata e attuata in tutti i Paesi, per garantire che nessuno finanzi con i soldi pubblici aziende truffaldine e imprenditori senza scrupoli che alimentano il lavoro irregolare e la concorrenza sleale. Serve inoltre una seria presa di posizione sul tema dell’immigrazione: sono circa 200mila i migranti entrati regolarmente in Italia e divenuti irregolari ma impiegati ogni giorno nelle nostre campagne, esattamente come accaduto a Satnam e tanti suoi connazionali impiegati nell’agro Pontino, a queste persone bisogna garantire forme di regolarizzazione che garantiscano l’emersione dall’invisibilità e la liberazione dai circuiti dell’illegalità”, conclude Rota.