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Metalmeccanici. Benaglia Fim Cisl): “Fisco insostenibile per il settore, i 207 euro lordi contrattati in Stellantis, tassati diventano 103,4 netti. Non basta il piccolo taglio del cuneo fiscale”

Pubblicato il 30 Apr, 2023

La Fim Cisl ha condotto un’elaborazione sugli effetti distorsivi e pesanti che un fisco sempre più soffocante ha sulle buste paga dei metalmeccanici che ottengono aumenti contrattuali per difendere il potere di acquisto.

Il caso più emblematico è quello dei lavoratori del Gruppo Stellantis che, sulla base degli importanti aumenti salariali ottenuti per il 2023 e 2024, con il recente rinnovo del CCSL, finiscono, e qui il paradosso, per essere ancora più tartassati e spremuti dalla pressione fiscale.

Se si prende ad esempio il caso di un lavoratore residente a Torino di Stellantis, con un reddito annuo di 30mila euro, i 207 euro di aumenti mensili in busta paga (ottenuti con il recente rinnovo del CCSL) che scatteranno in parte a marzo di quest’anno, e in parte a gennaio 2024 vengono tassati al 50% per effetto delle aliquote marginali, del minore impatto delle detrazioni e delle progressive addizionali comunali e regionali già alte e progressive. Risultato? Al lavoratore restano in tasca al netto, tra contributi sociali e tassazione,  solo 103,4 euro dei 207 contrattati

Ecco di seguito il dettaglio della analisi elaborata dalla FIM sull’impatto fiscale degli aumenti ottenuti grazie alla Contrattazione nel recente rinnovo del Contratto Specifico di Lavoro (CCSL) del Gruppo Stellantis, che comprende anche i lavoratori di CNHI, IVECO, Ferrari.

Nel Gruppo Stellantis, il sindacato ha recentemente ottenuto un aumento medio dei minimi contrattuali di 119 euro a partire da marzo 2023 e di 87,8 euro da gennaio 2024, questo porterà complessivamente, nel biennio, ad un aumento dei  minimi di 207 euro mensili.

Sarà inoltre erogato un una-tantum di 400 € e i lavoratori avranno a disposizione 200 € netti di Flexible Benefit.

Concentriamoci sugli aumenti dei minimi contrattuali e verifichiamo i loro effetti sulla retribuzione netta di un lavoratore tenendo conto degli effetti dell’Irpef nazionale e delle addizionali comunali di Torino e regionali del Piemonte.

Tendo però conto, che vanno considerati anche gli effetti del taglio dell’onere contributivo operato dalla legge di bilancio per il 2023 (3 punti fino a 25.000 euro, 2 punti fino a 35.000 euro) e di quello annunciato nel DEF a partire dal mese di maggio che si presume equivalente nell’importo e nei limiti.

Anche se, per quanto riguarda il 2024 il taglio contributivo non è certo, visto che sia quello previsto dalla legge di bilancio per il 2023, che quello annunciato nel DEF, sono finanziati fino a dicembre di quest’anno. Per il loro integrale rinnovo anche nel 2024 sono necessari 10 miliardi di euro, attualmente non disponibili. In assenza di rifinanziamento a legislazione vigente, a gennaio 2024, il taglio contributivo in essere per l’anno in corso verrebbe meno.

Ora, prendendo ad esempio una retribuzione media di 30.000 euro a gennaio 2023, corrispondente a 2.308 euro lordi mensili (retribuzione annua diviso 13). Con il taglio contributivo di due punti (contributi pari a 9,49-2=7,49) la retribuzione imponibile mensile è pari a 2,135 euro. La retribuzione netta in base all’Irpef nazionale era pari a 1.778 euro, con le addizionali è pari a 1721 euro.

A marzo, la retribuzione lorda godeva di un aumento di 119 euro (prima trance del CCSL).

La retribuzione lorda sale, quindi, a 2.427 euro. Quella netta per effetto dell’IRPEF nazionale a 1.842 euro, con un incremento di 64 euro. Considerando anche le addizionali locali la retribuzione netta è pari a 1.781 con un incremento di 60 euro.

Rispetto ai 119 euro lordi di aumento contrattuale, l’aumento netto in busta paga è stato quindi di 60 euro.

Da rilevare dal punto di vista fiscale, con l’aumento di 119 euro mensili, la retribuzione media che prima ricadeva nel secondo scaglione Irpef a livello nazionale, ricade invece nel terzo scaglione (oltre 28.000 euro di imponibile). Analogamente per le addizionali comunali, dove passa dal primo scaglione (aliquota dello 0,8%) al secondo (1,1% sopra i 28,000 euro) e regionali dove passa dal secondo (aliquota del 2,13%) al terzo scaglione (aliquota del 2,75%).

A Maggio, secondo secondo quanto previsto nel DEF, ci sarà il nuovo taglio contributivo. Ipotizzato di due punti, complessivamente 4 49-4=5,49.

Ferma restando la retribuzione lorda, i contributi mensili scenderanno quindi da 183 euro a 133, con una diminuzione di 49 euro. Parte di questa diminuzione è pero erosa dall’aumento dell’imponibile che produce un aumento di tassazione. La retribuzione netta per effetto dell’Irpef nazionale aumenta quindi solo di 27 euro e, considerando anche le addizionali, l’aumento si riduce praticamente alla metà, 25 euro.

Cosa succederà invece a gennaio 2024?

Se l’aumento contrattuale di 88 euro dei lavoratori Stellantis è certo, incerta è la situazione per quello che concerne il taglio contributivo attualmente finanziato solo per il 2023.

Abbiamo però formulato nella nostra elaborazione due ipotesi: A conferma del taglio, B non conferma. In entrambi i casi la retribuzione lorda mensile sale a 2.515 euro. Cambiano naturalmente contributi, l’imponibile e il netto.

Nell’ipotesi A: la retribuzione netta considerando l’Irpef nazionale sarà di 1.916 euro con un aumento di 47 euro, mentre considerando anche le addizionali, la retribuzione netta sarà pari a 1850 euro con un aumento di 44 euro.

Nell’ipotesi B: l’aumento contrattuale non basterebbe a coprire l’effetto dell’eliminazione del taglio contributivo e la retribuzione netta risulterebbe inferiore rispetto a quella del mese precedente in cui era in vigore il taglio contributivo di circa 10 euro.

Complessivamente l’aumento di 207 euro lordi porterà a un incremento netto di 104 euro a cui si aggiungono 25 euro dovuti al nuovo taglio dei contributi, se questo sarà confermato.

Dal punto di vista fiscale va rimarcato, oltre al passaggio di scaglione sia a livello nazionale che a livello di addizionali, prodotto essenzialmente dall’adeguamento della retribuzione all’inflazione, con un aggravamento della pressione fiscale per effetto del fiscal-drag.

La detrazione per lavoro dipendente, pari nel gennaio 2023 a 153,7 euro mensili, sarà pari a gennaio 2024 a 132,6 euro con una diminuzione del 13,7% per effetto della diminuzione a scalare delle detrazioni. Inoltre va rilevato che non essendo il valore delle detrazioni indicizzato all’inflazione il loro valore reale è diminuito per effetto della forte inflazione del 2022 e del 2023.

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