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Metalmeccanici. Bentivogli (Cisl): “L’Europa è la soluzione”

Pubblicato il 8 Mar, 2019

Roma, 8 marzo 2019. In vista delle prossime elezioni europee i Consigli generali di Fim Cisl del Nord Est si ritrovano oggi a Padova, per discutere i temi  legati la mondo del lavoro nel contesto dell’Unione Europea.
Ai lavori sono presenti Walter Wadehn referente dell’area relazioni internazionale per IG Metal (sindacato tedesco delle categorie dell’Industria), Juraj Solijic segretario del sindacato metalmeccanico Croato SMS-IS e Marco Bentivogli segretario Nazionale della Fim Cisl. Aprirà i lavori il segretario della Cisl Veneto Gianfranco Refosco.

I dati economici rielaborati da Fonti Eurostat evidenziano come il tessuto industriale e commerciale del Nord Est stia trascinando l’economia italiana. Il livello del PIL è ormai ai livelli pre-crisi ed il reddito pro-capite è vicino a quello di Germania e Svezia.

L’Europa continua a rimanere di gran lunga lo sbocco principale per le imprese del Nord-Est: i paesi dell’UE hanno assorbito il 60,6% delle esportazioni dei primi sei mesi 2018, con una crescita del 4% rispetto al 2017, mentre negli altri paesi europei non-UE è destinata una quota del 9,3% del totale.

Anche dal punto di vista occupazionale i dati dell’area Nord Est sono incoraggianti, gli occupati si attestano intorno al 66% con punte e del 73% in Alto Adige. Dati superiori a quelli pre-crisi 2008.

Questi dati economici, positivi rispetto al panorama italiano e a molti paesi dell’Unione europea, sono visti come uno stimolo privilegiato dai dirigenti della Fim Cisl per alimentare il processo di costruzione degli Stati Uniti d’Europa, processo sostenuto da sempre in casa Cisl e Fim.

“Per Segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli : Alle elezioni europee del 2019 il progetto europeo arriva ammaccato, ma l’Europa unita è e resta, la soluzione, non il problema,  ma serve un’inversione di rotta. Oggi parlare di Europa dei popoli, senza che le persone abbiano chiare le ricadute pratiche sulla loro vita, serve solo a dare ulteriore carburante ai populisti-sovranisti che stanno agitando il clima pre-elettorale in vista delle prossime elezioni europee di maggio. Il burocratismo, l’inefficacia decisionale, la scarsa legittimazione popolare, eterogeneità delle condizioni nelle diverse regioni restano il terreno su cui i sovranisti giocano la partita contro l’Europa. In realtà, gran parte di questi fallimenti sono dovuti al ruolo preminente degli Stati nazionali e ad una scarsa cessione di sovranità alle istituzioni europee: questo processo si è realizzato solo in ambito di politica monetaria con la nascita della BCE, mentre le politiche fiscali e industriali, rimaste in mano ai governi nazionali, sono scarsamente efficaci senza capacità di investimento sovranazionale È come non far arrivare l’acqua all’orto e arrabbiarsi se le piante si seccano. Tutte le critiche alla costruzione europea fanno emergere più paradossi. L’Unione è stata frutto di un lavoro di élite nazionali illuminate. Ora che l’Unione divide, la questione europea diventa popolare, acquista legittimazione. L’argomento dell’assenza di conflitti e della pace garantita dall’Europa ha molta presa sulle generazioni che hanno vissuto le guerre mondiali e il loro portato di morte e distruzione. Per le generazioni che hanno visto solo la pace e conoscono la guerra dalle all news l’argomento non è altrettanto forte. Per questo non si può stare nel mezzo, bisogna scegliere e motivare le proprie scelte tra le persone.

Completare il disegno europeo significa ridurre le disuguaglianze interne tra regioni, assumere il pieno controllo delle politiche economiche e fiscali, avere un sistema di difesa comune, eleggere direttamente il Presidente degli Stati Uniti d’Europa e  l’integrazione dei sistemi formativi, delle infrastrutture materiali e immateriali.  Ridefinire il welfare sulle nuove tendenze demografiche, ripensare i lavori fuori dai paradigmi e dalle convenzioni giuridiche del ‘900 può liberare energie impensabili. Brexit, a Ovest, Erdogan a Est sono due modalità in cui il sovranismo ha dimostrato nella pratica quanto sia nocivo per i lavoratori. Basare la sovranità sulla stampa di banconote, è un’idea medioevale di nazione, specie in epoca di blockchain e criptovalute. Siamo alle porte del secondo balzo in avanti dell’umanità e la tecnologie offrirà una capacità di abitare in modo più intelligente il pianeta per chi saprà cogliere la sfida su campo aperto.

Progettare lavori, opere, ecosistemi a #umanitàumentata rilancia un’impresa più forte come luogo di costruzione condivisa del futuro. Il nostro continente può essere lo spazio di realizzazione di queste nuove architetture sociali, economiche, industriali. Ma servono gruppi dirigenti, élite in ogni ambito con queste visioni e capacità.

Storicamente hanno portato avanti il progetto europeo, leadership centrali agli schieramenti politici, come Adenauer, Schuman, De Gasperi, poi Kohl, Prodi.  Tutti e 4 cattolici, i primi tre, uomini di frontiera, tre perseguitati dalle dittature nazifasciste. Il quadro è cambiato, la destra ha, in gran parte d’Europa, scelto il sovranismo.

Per la sinistra c’è un bivio, non irrilevante, fare come Corbyn, inseguire i populisti nei loro progetti più miopi o abbandonare, tutta la retorica dell’ “Europa si, ma” e dare tutte le proprie energie migliori al completamento del sogno europeo. Non vi sono solo ragioni “ideali” per seguire con determinazione la seconda strada, tornare a lavorare seriamente  per il sogno europeo è conveniente ed urgente. In questa fase, le sfumature, gli atteggiamenti rinunciatari sono più pericolosi della demagogia. L’Europa è la piattaforma di impulso di un mondo aperto libero, sostenibile e solidale, l’alternativa a questi valori sono dall’altra parte. Bisogna scegliere”.

     

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