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Metalmeccanici. D’Alo’ (Fim Cisl): “Acciaierie D’Italia. Mancato accordo. Occasione persa per rilanciare relazioni industriali”

Dopo due lunghi incontri al Ministero del Lavoro, si è chiusa oggi, termine ultimo per raggiungere un’intesa, con un mancato accordo la trattativa sulla cassa integrazione per il Gruppo Acciaierie D’Italia (ex-Ilva) .  

Il Segretario nazionale Fim Cisl Valerio D’Alò commenta così l’esito del vertice ministeriale: “durante la trattativa come sindacato abbiamo fatto il possibile per colmare le distanze che c’erano con l’azienda; sia sui numeri dei lavoratori che sarebbero stati interessati dallaprocedura, che sulle modalità di gestione della stessa, nonché del trattamento dei ratei per i lavoratori posti in cassa– questo perché – sottolinea D’Alò –  ormai i loro salari sono stati falcidiati per troppi anni dagli strumenti di ammortizzatori sociali utilizzati.

Come Fim Cisl pensavamo ad un piano transitorio per un anno, per poi capire cosa sarebbe successo dopo e sulla base della produzione modulare il numero delle persone interessate, l’azienda invece ha chiesto un piano su tre anni, all’interno dei quali rimettere in discussione anche i numeri sanciti nell’accordo sindacale del 2018 in cui la piena occupazione era sancita a 6 mln di tonnellate.  

In sostanza oggi l’azienda ci ha detto voleva produrre 2 milioni di tonnellate in più (arrivando a 8 mln di tonnellate), con lo stesso personale e quindi non aumentare gli organici.

Come Fim Cisl abbiamo fatto presente che aumentare il tonnellaggio doveva essere legato alla ripartenza delle linee di finitura all’interno degli stabilimenti in tutta Italia, in particolare in quello di Taranto, e che all’aumento di una sola tonnellata di acciaio per noi voleva dire meno lavoratori in ammortizzatori sociali e non il contrario.

Su questi punti le distanze con l’azienda sono state insormontabili, non siamo riusciti a trovare un’intesa e per cui non c’è stata nessuna possibilità di gestire un accordo che avrebbe richiesto più ammortizzatori anche a fronte di un aumento della produzione.

Per la Fim Cisl il mancato accordo è stata una grande occasione persa a per rilanciare le relazioni industriali ed evitare che per l’ennesima volta l’azienda gestisca gli ammortizzatori sociali in maniera unilaterale.”

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