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Metalmeccanici. Fim Cisl: Ex-Ilva. Al Ministero delle Imprese e del Made in Italy incontro con sindacati e istituzioni locali. Per noi scommettere o meno sul DRI significa scommettere sulla pelle delle persone

Pubblicato il 14 Lug, 2025

Si è tenuto oggi, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’incontro in una sala gremita tra le organizzazioni sindacali, le istituzioni locali e i Ministri Adolfo Urso e Marina Calderone per discutere del futuro asset dello stabilimento dell’Ex Ilva di Taranto. Durante il confronto è stato presentato il nuovo progetto di decarbonizzazione che prevede la realizzazione di un polo per la produzione di preridotto a Taranto, con l’installazione di due forni elettrici a Genova e Taranto.

L’obiettivo è la creazione dello stabilimento green più grande d’Europa – e potenzialmente del mondo – per la produzione di acciaio a impatto ridotto.

Uliano: “Abbiamo ribadito alle istituzioni presenti che senza la produzione di preridotto a Taranto viene messa in discussione la solidità futura dell’intero stabilimento e la sostenibilità occupazionale di Taranto e degli altri stabilimenti italiani. Bisogna essere consapevoli che senza la produzione dei 3 DRI di Taranto lo stabilimento rischia di non avere futuro. Scommettere sul fare o non fare il DRI significa scommettere sulla pelle delle persone”.

Il progetto include anche una centrale elettrica dedicata al funzionamento dei tre forni elettrici, che converta quella attuale, con una stima complessiva di investimenti pari a circa 2 miliardi di euro. Per garantire l’approvvigionamento energetico, è allo studio il ricorso a una nave rigassificatrice, sulla scorta del modello di Piombino. È stata esclusa l’ipotesi di posizionare la nave al largo, a causa della scarsa profondità del fondale e di altre condizioni che renderebbero impossibile la sua operatività. Il Governo ha confermato il proprio impegno nel sostenere la gara internazionale – che andrà aggiornata entro il mese di luglio – per la cessione dello stabilimento, assicurando la fornitura del preridotto necessario agli acquirenti in qualsiasi opzione verrà percorsa ovvero con la sua produzione a Taranto o altrove. Come organizzazione sindacale abbiamo ribadito la necessità di tenere insieme gli aspetti ambientali, sanitari e sociali nella soluzione della crisi dell’Ilva. Abbiamo espresso forte preoccupazione per l’assenza di garanzie occupazionali all’interno del piano, sottolineando il rischio di una bomba sociale qualora non ci si prenda tutti la responsabilità di scelte coraggiose. La transizione verso il preridotto e il forno elettrico rappresenta una svolta fondamentale dal punto di vista ambientale e industriale, ma per quanto riguarda l’occupazione a seconda del Piano A o del Piano B ci sono implicazioni differenti. A Taranto, si contano circa 9.500 lavoratori tra occupati e personale in amministrazione straordinaria, a cui si aggiungono circa 8.000 lavoratori dell’indotto: una gestione attenta della fase occupazionale sarà quindi essenziale. Le attività legate ai nuovi impianti e il graduale riavvio delle attività di finitura di tutti i siti del gruppo ma anche degli impianti di Taranto, dovranno garantire l’impiego di tutti i lavoratori ed il loro rientro da anni di cassa integrazione. Infine, abbiamo sottolineato che, pur apprezzando la presenza attiva dello Stato, come abbiamo sempre richiesto, sarà necessario prevedere risorse finanziarie sufficienti a garantire la continuità delle attività almeno fino alla realizzazione completa del progetto.

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