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Metalmeccanici. Zanocco (Cisl): “Governo agisca a tutela di interessi legittimi di Fincantieri”

Pubblicato il 10 Gen, 2019

    Roma, 10 gennaio 2019. Nel mese di aprile 2017, dopo la vittoria della gara per l’acquisizione di STX (detenuta dai coreani di STX Offshore & Shipbuilding al 66%), il governo francese di Manuel Valls arriva ad un accordo di mediazione con Fincantieri: a questa vanno il 48% delle quote, il 6/7% alla Fondazione Cr Trieste, il 33% allo Stato francese e il 12% circa a DCNS. Questa situazione vedeva la maggioranza del capitale sociale in mani italiane.

Il 27 luglio 2017 con il nuovo governo Macron, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire comunica la nazionalizzazione dei cantieri STX esercitando il diritto di prelazione e di fatto estromettendo Fincantieri che aveva vinto la gara. L’obiettivo dichiarato dal portavoce del governo francese e riportato dalla stampa è cancellare l’accordo e rinegoziarne le condizioni con Fincantieri.

Il 27 settembre 2017 il governo Macron giunge ad un intesa che modifica le condizioni dell’assetto societario. A Fincantieri va il 50% allo Stato francese e a Dcns va l’altro 50%. Lo Stato francese “presta” per 12 anni l’1% delle sue quote a Fincantieri. Lo stesso giorno viene anche annunciato l’avvio di una fase di studio per la costituzione di una joint venture sulla cantieristica militare tra Fincantieri e Naval Group.

Il 2 febbraio 2018 viene firmato da Fincantieri l’accordo di compravendita del 50% di STX con lo Stato Francese. Il resto del capitale è suddiviso tra (lo Stato francese con il 34,34%, dipendenti STX France fino al 2,4% e un gruppo di imprese locali fino al 3,26%, Naval Group (ex Dcns) dal 10% al 15,66% (in funzione delle quote acquistate dai dipendenti e dalle aziende locali). Lo Stato francese da in “prestito” l’1% per 12 anni a Fincantieri, con una serie di clausole molto vincolanti secondo le quali può ritirare il “prestito”.

Il 23 ottobre 2018 Fincantieri e Naval Group firmano un’intesa per costituire dal 2019, una joint venture paritaria nel campo navale militare alla presenza delle ministre della Difesa italiana e francese.

Nel pomeriggio dell’8 gennaio 2019 le agenzie di stampa lanciano la notizia che la Commissione europea aveva accolto la domanda, presentata da Francia e Germania per esaminare la proposta di acquisizione di Chantiers de l’Atlantique da parte di Fincantieri. La Germania si è associata alla richiesta avanzata dalla Francia. Questo nonostante il progetto di acquisizione non abbia soglie di fatturato tali da dover essere notificate alla Commissione a causa della loro dimensione europea. Sembra che la richiesta Francese sia avvenuta nel mese di novembre 2018.

In sintesi un cantiere “fallito”, in mano per il 66% ad una società coreana (quindi extra europea), viene messo in vendita mediante un bando di gara internazionale: questa viene vinta da Fincantieri, una società italiana (europea quindi) e la maggioranza delle quote azionarie viene assegnata all’Italia con un accordo di mediazione con il governo francese che impedisce ad una società italiana di avere la stessa quota di una extraeuropea.

Solo tre mesi dopo sempre il governo francese si “rimangia” l’accordo, con l’escamotage del diritto di prelazione, nazionalizzando l’azienda non tanto per tenersela ma per riavviare un’ulteriore mediazione.

Ancora tre mesi e viene rifirmato un secondo accordo con il governo francese dove Fincantieri ha la metà della quota azionaria ma l’Italia non ha più la maggioranza (mentre ai coreani era concesso).

Soli due mesi e gli stessi francesi che hanno sottoscritto l’intesa con la società italiana, affiancati dalla Germania (il paese che ospita casualmente il più grande competitore europeo di Fincantieri, Meyer Werft), fanno intervenire l’Antitrust europeo sull’accordo che loro stessi hanno sottoscritto. L’iter europeo non sarà lunghissimo: questo prevede infatti una durata di 25 giorni lavorativi, che sono prorogabili a 90 giorni se gli interessati si offrono di assumere impegni per ridurre la concentrazione.

Cui prodest? A chi giova tutto questo?

Quanto accaduto infatti getta oscure nubi sull’intesa sulla cantieristica civile europea, acclamata da tutti come una importante operazione ed esempio da seguire per altre integrazioni industriali per rendere più forti le aziende europee nella competizione globale.

Ora però le stesse nubi si addensano anche su altri importanti programmi industriali che l’Unione Europea ha lanciato.

Fondamentale per i destini dell’industria e dell’occupazione italiana è il tavolo sulla Difesa, che potrà segnare la rotta verso il sistema di Difesa Unica Europea che oltre a basarsi su eserciti coordinati, punta a costruire un’industria Europea della Difesa.

Anche in questo tavolo è impegnata in prima linea da protagonista Fincantieri che sta cercando, sempre con i francesi di Naval Group di costruire un’intesa sulla cantieristica militare europea i cui primi positivi risultati sono previsti già per quest’anno .

Ma il progetto dell’industria Europea della Difesa sarà destinato a coinvolgere altre aziende Italiane che sono portatrici, a partire da Fincantieri, di importanti competenze complessive per il sistema paese, di occupazione di qualità, ricerca e sviluppo funzionale alla crescita tecnologica, di design authority su sistemi e prodotti e soprattutto di un indotto qualificato in grado di supportare la crescita e lo sviluppo tecnologico. Tutto questo settore che opera in un ambito duale, conta in Italia oltre duecentomila occupati ed è tra i primi nella capacità di generare esportazione che sta alla base del benessere di un paese e dei suoi cittadini.

Il ruolo e la forza di aziende come Fincantieri sono fondamentali e la posta in gioco per tutti sarà la mediazione tra governi e tra paesi su competenze, capacità industriali, valore, quantità e qualità occupazionali e coinvolgerà credibilmente tutti i settori della Difesa.

“Per questo la FIM CISL ritiene che quanto sta succedendo sia inqualificabile ed abbia dei risvolti inaccettabili e pericolosi. Questo avviene in uno scenario geopolitico, l’Europa, dove troppo spesso le regole e la correttezza non sono le stesse per tutti.

La FIM CISL, che da sempre considera importante l’Unione Europea, pensa che non sia lecito usare l’Europa per rincorrere propri fini “sovranisti” che si sostanziano nell’impedire reali ingressi di società straniere nel proprio paese in attività importanti quali la finanza, l’agroalimentare, la grande distribuzione, l’energia, le comunicazioni, la grande industria, la cantieristica, l’industria della difesa, lo spazio, l’ICT ma parallelamente fare “shopping” anche in modo aggressivo, in altri, come avviene nel nostro.

La FIM CISL considera fondamentale l’Europa. La FIM CISL pensa e opera affinché questa dimensione vada rafforzata quale strumento di pace, inclusione e crescita. Per questo vanno contrastati tutti i modelli di “sovranismo” sia quelli che puntano a distruggerla, sia quelli che la immaginano per la costruzione di un proprio potere come strumento di prevaricazione.

La FIM CISL chiede ed auspica che si concluda positivamente l’iter dell’Antitrust Europeo confermando gli accordi già sottoscritti tra il governo francese e Fincantieri, escludendo ogni strumentalizzazione o condizionamento politico.

La FIM CISL chiede al governo italiano di agire a tutela degli interessi legittimi di Fincantieri che ha dimostrato, se guidata da mani salde e determinate, come l’industria italiana possa essere protagonista in Europa come nel mondo e competere con chiunque”.

                                                                                   

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