“Il governo, nella manovra che si appresta a varare, non intervenga con misure a discapito dei pensionati ma, al contrario, provveda a rivalutare tutte le pensioni al fine di contrastare un’inflazione che in Italia ha colpito duramente soprattutto i redditi medio-bassi”: lo dichiara Emilio Didonè, segretario generale della Fnp Cisl. “Dai giornali apprendiamo che le pensioni potrebbero essere utilizzate ancora una volta per fare cassa, ripetendo magari l’operazione già fatta lo scorso anno quando una stretta rivalutazione di quelle superiori a 4 volte il minimo permise al governo di recuperare ben 10 mld di euro in 3 anni, soldi che i pensionati hanno perso per sempre. I Governi – continua Didonè – si dimenticano troppo spesso che le pensioni non sono un regalo, ma un salario differito ad ex lavoratori dipendenti e autonomi che hanno versato contributi per tanti anni. E non sono nemmeno un privilegio ma, semmai, l’unico dispositivo che può salvaguardare, almeno in parte, il potere d’acquisto dei pensionati. Non stiamo parlando di gente privilegiata ma di quei pensionati che mettono in tavola magari sempre meno cibo e di qualità sempre più scadente, e che rimangono impantanati nelle liste d’attesa rinunciando a curarsi”. “Ecco perché – continua – chiediamo al Governo di affrontare più seriamente il tema complessivo della previdenza, così come abbiamo più volte sollecitato: servono misure urgenti per sanare tutte quelle situazioni di iniquità esistenti, a cominciare dalla separazione della previdenza dall’assistenza. Se ne parla da anni ma si continua a fare finta di non vedere che il 45% dei 16 milioni di pensionati italiani sono totalmente o parzialmente assistiti, e che la voce ‘assistenza’ di 68 miliardi vale il 32% dell’intera spesa previdenziale. Una voce che continua a pesare impropriamente sui conti della previdenza invece che sulla fiscalità generale. Con una pensione media di 1.468,59 euro i pensionati italiani non sono ricchi nababbi”: conclude il segretario della Cisl Pensionati. “Per questo chiediamo al Governo di non fare cassa ancora con le pensioni, visto che sono proprio 5,5 milioni di pensionati a pagare l’85% dell’Irpef dopo aver versato fino all’ultimo centesimo di contributi in una vita di lavoro. E tagliare le pensioni non solo lede l’aspettativa economica della persona ma offende anche la stessa dignità del lavoratore oggi in pensione. Una nuova ‘stretta’ non sarebbe né capita né più tollerata: per questo chiediamo al Governo di aprire subito un tavolo di confronto per una riforma complessiva della previdenza che preveda pensioni più alte per tutti per allontanare le paure e le preoccupazioni della vecchiaia, e interventi urgenti su previdenza complementare e pensioni contributive di garanzia a sostegno dei giovani e delle nuove generazioni, ristabilendo così quel clima di fiducia di cui il nostro Paese ha tanto bisogno”.