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Terziario. 8 marzo, crescono le tutele contrattuali a sostegno del lavoro delle donne nel terziario privato. Guarini (Fisascat Cisl): “Necessarie politiche di sistema per favorire l’occupazione femminile”

Pubblicato il 6 Mar, 2020

Roma, 6 marzo 2020 – Crescono le tutele contrattuali a sostegno del lavoro delle donne nel terziario privato, settore prevalente dell’economia italiana con un tasso di occupazione femminile che raggiunge quota 54% nel comparto dei servizi e si attesta al 45% nel commercio e nel turismo.
Alla vigilia Giornata Internazionale della Donna la Fisascat Cisl rilancia contenuti e previsioni della contrattazione di settore che procede a passo spedito verso un ampliamento delle prestazioni di welfare volte ad una maggiore conciliazione vita lavoro, al sostegno della genitorialità e alla tutela della famiglia e a contrastare la violenza di genere e le molestie sessuali, piaghe in aumento anche nei luoghi di lavoro. E così in molte aziende è già realtà la sperimentazione del lavoro agile e si estende la percentuale della forza lavoro che può richiedere la trasformazione del rapporto di lavoro dal full-time a part-time fino ai 3 anni di vita del bambino mentre il premio di risultato può essere convertito in prestazioni di welfare di supporto alla genitorialità e in servizi di assistenza sanitaria e sociale. E ancora la contrattazione contempla anche formule permessi ad hoc per l’inserimento scolastico e il contrasto alle molestie sessuali si attua pure con specifiche iniziative di informazione e formazione nei luoghi di lavoro prevedendo anche congedi e periodi di astensione dedicati.
Per il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini «è necessario rendere esigibili i diritti contrattuali a sostegno dell’occupazione femminile» come anche «occorre mettere in campo politiche di sistema adeguate per favorire l’occupazione delle donne che in Italia si attesta al 49,5% rispetto al 63,4% della media europea, percentuale che si abbassa drasticamente al 32,2% nel Mezzogiorno». Il sindacalista, con riferimento agli ultimi dati Istat, sottolinea anche «la massima incidenza dei rapporti di lavoro brevi e di bassa qualità e il frequente ricorso al part-time involontario che investono in misura prevalente le donne». «Senza dimenticare il gap retributivo di genere con redditi percepiti dalle donne inferiori in media del 25% rispetto a quelli degli uomini» ha ribadito Guarini per il quale «sono anche necessarie misure per il riconoscimento del lavoro di cura e familiare svolto dalle donne, che, soprattutto se non si ha un lavoro, comprime radicalmente anche la quantità del tempo libero a disposizione».

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