Dopo oltre due anni di trattative, mobilitazioni e iniziative di sciopero, raggiunta l’intesa sul nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Uneba 2023/2025. I sindacati di categoria Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl, Uiltucs e l’Associazione datoriale hanno siglato l’Ipotesi di accordo ora sottoposta alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori da concludersi entro 30 giorni dalla stipula. Sono circa 135mila gli addetti del terzo settore socio-sanitario assistenziale interessati dal rinnovo. L’intesa, valida per il triennio 2023-2025, introduce significativi miglioramenti economici e normativi, rafforzando tutele e diritti.
Sul fronte economico il nuovo contratto prevede un aumento complessivo a regime del 10,4%, pari a 145 euro medi lordi sul livello 4S, distribuiti in tre tranche: 70 euro a partire da ottobre 2024, 50 euro da luglio 2025 e 25 euro da marzo 2026. Gli incrementi saranno integralmente destinati al tabellare, una scelta cruciale per recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione. L’aumento economico si aggiunge al trattamento già erogato in ordine all’anzianità di servizio.
Sul welfare contrattuale, a partire dal 1° gennaio 2026, i datori di lavoro contribuiranno con 2 euro in più per l’assistenza sanitaria integrativa, assicurando un maggiore supporto ai lavoratori. A far data dal 1° gennaio 2025 inoltre l’Ente che ometta il versamento delle quote di assistenza sanitaria integrativa è tenuto ad erogare al lavoratore, per i mesi di mancata copertura, un elemento distinto della retribuzione di importo pari a 21 euro lordi, da corrispondere per 14 mensilità in aggiunta alla retribuzione di fatto anche ai lavoratori part time, e a riconoscere al dipendente anche le prestazioni previste dal nomenclatore sanitario.
Tra le novità normative più rilevanti l’abolizione del TEP, il Trattamento Economico Progressivo applicato ai neoassunti, che prevedeva la maturazione di diritti come i ROL, gli scatti di anzianità e la 14ª mensilità al 100% dopo i primi tre anni di servizio. Inoltre, viene riconosciuto un tempo di 15 minuti per vestizione e svestizione, finalmente incluso nell’orario di lavoro.
Aggiornato anche il sistema di classificazione del personale, con importanti novità: gli educatori saranno inquadrati tutti al livello 3S, eliminando le disparità legate all’anzianità; gli OSS avranno un unico inquadramento nel livello 4S; è stato inoltre abolito il 7° livello, precedentemente previsto per il personale di fatica e/o pulizia.
Sul piano dei diritti l’accordo contempla un ampio trattato a sostegno della genitorialità, garantendo l’integrazione al 100% della retribuzione durante il periodo di maternità obbligatoria.
Previste anche misure per contrastare le molestie di genere, promuovere l’inclusione e combattere la violenza nei luoghi di lavoro, anche attraverso una formazione ad hoc sui congedi per le vittime per accrescere la cultura volta a contrastare la violenza e le molestie nei luoghi di lavoro.
Sul mercato del lavoro l’intesa introduce causali più chiare per i contratti a termine e rafforza la clausola di stabilizzazione dei lavoratori precari, ora elevata al 30%.
Questo rinnovo segna una svolta importante per le lavoratrici e i lavoratori alle dipendenze delle strutture Uneba o che comunque applicano il Ccnl, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro e rispondere alle necessità di chi opera ogni giorno con professionalità e dedizione.
Soddisfazione in casa Fisascat Cisl. Per la segretaria nazionale Aurora Blanca «è molto importante aver raggiunto questo risultato, con l’armonizzazione del trattamento economico e normativo ai contratti già sottoscritti nel settore e alle condizioni del mercato. E’ un rinnovo volto a riqualificare il settore e a ridare dignità e potere di acquisto alle lavoratrici e ai lavoratori, con un significativo ampliamento delle tutele. Nel prossimo futuro dovremmo trovare una sintesi anche sui meccanismi di accesso alla previdenza complementare, individuando il fondo contrattuale di riferimento». La sindacalista ha sottolineato inoltre che «nell’ultimo periodo sono sempre di più i lavoratori stranieri che si occupano di cura e assistenza socio sanitaria assistenziale, quindi avere anche una disciplina più chiara del Testo Unico delle norme su maternità e paternità permetterà loro sicuramente di poter apprezzare e di utilizzare questa misura».
Per il segretario generale della federazione cislina Davide Guarini «questo rinnovo rappresenta una conquista significativa per le lavoratrici e i lavoratori del settore socio-sanitario e assistenziale, un pilastro fondamentale del nostro welfare. Abbiamo ottenuto risultati concreti per migliorare le condizioni economiche e normative, a partire dall’eliminazione di disuguaglianze come il TEP e dal rafforzamento delle tutele, in particolare per i giovani, le donne e i lavoratori precari. Ora sarà cruciale implementare queste misure e continuare a lavorare per garantire una maggiore stabilità e attrattività del settore, anche alla luce del crescente contributo dei lavoratori migranti».