«Sul Piano regionale integrato della salute e dei servizi alla persona e alla comunità serve un confronto articolato con un metodo realmente partecipativo». A dirlo è il segretario generale della Cisl Fnp Basilicata Giuseppe Amatulli secondo cui «la campagna di ascolto dei territori avviata dalla Regione Basilicata è un incoraggiante segnale di apertura verso un approccio più partecipativo alla definizione delle linee di indirizzo in materia di politica socio-sanitaria purché il coinvolgimento degli stakeholder sia strutturato e accompagnato da strumenti di governance inclusiva, capaci di valorizzare il contributo delle diverse componenti sociali, professionali e istituzionali».
Amatulli fissa i paletti di quella che dovrebbe essere un riforma ambiziosa del sistema socio-sanitario regionale: prossimità, multidimensionalità e innovazione. «Il dibattito sul nuovo Piano regionale integrato della salute e dei servizi alla persona e alla comunità si colloca in una fase particolarmente delicata per la programmazione socio-sanitaria. Da troppi anni il nostro sistema socio-sanitario soffre di una perdurante carenza di programmazione che ha portato a scelte spesso miopi e di corto respiro. È tempo di cambiare filosofia e di dare alle politiche socio-sanitarie quel respiro lungo che impongono i cambiamenti strutturali della società lucana, su tutti invecchiamento e spopolamento».
Il sindacato pensionati della Cisl indica nella prossimità il primo principio cardine che dovrà assumere la futura programmazione: «La prossimità implica un ripensamento dell’organizzazione dei servizi affinché siano realmente vicini alle comunità locali, non solo in termini geografici ma anche di accessibilità e capacità di risposta ai bisogni concreti delle persone, in particolare delle fasce più fragili della popolazione». Allo stesso tempo, secondo Amatulli, va ripensata l’architettura complessiva dei servizi in una logica non più settoriale ma considerando i bisogni delle persone in maniera multidimensionale: «Nella nostra prospettiva multidimensionalità significa integrare la dimensione sanitaria con quella sociale, superando frammentazioni storiche e promuovendo una presa in carico globale che tenga insieme salute, condizioni abitative, supporto familiare e reti di comunità». Di qui l’esigenza di favorire – e siamo al terzo principio – processi reali di innovazione, intesi non solo come introduzione di nuove tecnologie digitali, ma come nuovi modelli organizzativi di erogazione dei servizi e progetti sperimentali di welfare comunitario in grado di rispondere alle sollecitazioni e alle trasformazioni demografiche ed economiche in atto».
Si tratta, in altri termini, di guardare oltre il breve periodo, dotandosi di una visione strategica capace di coniugare sostenibilità, equità e qualità delle prestazioni: «La sfida che ci attende nelle prossime settimane non è solo contribuire alla elaborazione di un piano pluriennale di interventi, ma costruire su nuove basi un nuovo patto di fiducia tra istituzioni socio-sanitarie e cittadini, dove la partecipazione non è un atto notarile esperire in modo formale ma un concreto motore di cambiamento e innovazione sociale».