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Basilicata. Franchini (Cisl): “Il modello organizzativo di cura della Basilicata al banco di prova della nuova definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale”

Pubblicato il 12 Lug, 2022


 
Con la pubblicazione del Regolamento recante la definizione di
modelli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale del
Servizio Sanitario nazionale inizia la Riforma dell’Assistenza
Territoriale che definisce al suo interno un nuovo modello
organizzativo della rete di assistenza primaria, individuando
standard sia tecnologici che organizzativi uniformi su tutto il
territorio nazionale, promuovendo così un nuovo assetto
istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario ma anche
ambientale e climatico.
Dalla definizione e pubblicazione del regolamento parte il percorso
per definire un nuovo sistema di welfare socio-sanitario integrato,
capace di rispondere in modo universale ai bisogni di cura e
promuovendo un modello di sanità di prossimità per essere più
vicini alle persone, costruendo   modelli di assistenza
territoriale fondati sia sul  curare che sul  prendersi cura, ed è
il prendersi cura il vero banco di prova anche per la nostra regione.
La Basilicata infatti ha grande bisogno dell’applicazione in chiave
territoriale di questo strutturale processo di riforma, perché la
sanità lucana a stento raggiunge Ia sufficienza nei livelli
essenziali di assistenza ed è afflitta da una emigrazione sanitaria
che infragilisce sia il bilancio regionale sia la rete di cura
necessaria al cittadino.  
La riorganizzazione della medicina territoriale con il DM 77/2022
definisce: le strutture che compongono la rete dei servizi
territoriali; gli standard in rapporto alla popolazione; i parametri
di riferimento del personale; le modalità organizzative e
funzionali; gli obiettivi strategici di riferimento, governance del
sistema.
Il modello organizzativo disegnato e che sarà finanziato anche dai
fondi del PNRR missione 6, ruota intorno al Distretto sanitario che
costituisce il centro di riferimento per l’accesso a tutti i
servizi delle ASL, all’interno del Distretto opera la Casa della
Comunità che rappresenta il fulcro della nuova rete territoriale dal
momento ed è il luogo dove i cittadini potranno trovare assistenza
h24 ogni giorno della settimana in un modello organizzativo integrato
e multidisciplinare con equipe costituite da medici di medicina
generale, pediatri di libera scelta, medici specialisti, infermieri
di famiglia e tutti gli altri professionisti coinvolti nel processo
di cura.
Al Distretto afferiscono anche le Unità di Continuità Assistenziale
(UCA), che vengono mantenute in vita dopo la sperimentazione durante
la fase pandemica quale equipe mobile composta da almeno un medico e
un infermiere per la gestione e il supporto alla presa in carico di
soggetti o di comunità che versano in condizioni di particolare
complessità.
Entro il 2026 saranno realizzate le Case della Comunità
tecnologicamente attrezzate, organizzate in “hub” e “spoke
“alla luce delle caratteristiche orografiche e demografiche del
territorio al fine di favorire la capillarità dei servizi e maggiore
equità di accesso in particolare nelle aree interne e rurali.
Le Case di Comunità “hub” (una ogni 40.000-50.000 abitanti)
prevedono l’assistenza medica (h 24 – 7 giorni su sette) ed
infermieristica (h 12 – 7 giorni su sette), mentre quelle
“spoke” dovranno garantire, insieme ad altri servizi come il
Punto Unico di Accesso (PUA), il collegamento con il CUP aziendale e
la presenza medica e infermieristica (12 ore al giorno – 6 giorni
su sette).
Al fine di evitare ricoveri ospedalieri impropri e/o di favorire
dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni
assistenziali, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e
dell’autonomia e più prossimi al domicilio degli assistiti vengono
istituiti gli Ospedali di Comunità che svolgono proprio la funzione
di facilitare la transizione dei pazienti dalle strutture ospedaliere
per acuti al proprio domicilio. Gli Ospedali di Comunità saranno
dotati di 20 posti letto ogni 100.000 abitanti.
Alla funzione di coordinamento della presa in carico della persona e
di raccordo tra i servizi e professionisti coinvolti nei diversi
setting assistenziali provvederanno le Centrali Operative
Territoriali (COT), che si interfacciano anche con la Centrale
Operativa Regionale.  Quest’ultima è la sede del Numero Europeo
Armonizzato per le cure mediche non urgenti, che offre un servizio
telefonico gratuito h24 e 7 giorni su 7 per tutte le prestazioni
sanitarie e sociosanitarie a bassa intensità assistenziale.
Nel processo di cura e di prendersi cura grande rilievo viene
attribuito alla figura l’Infermiere di Famiglia o Comunità che è
la figura professionale di riferimento che assicura l’assistenza
infermieristica in collaborazione con tutti i professionisti presenti
nella comunità in cui opera, perseguendo l’integrazione
interdisciplinare, sanitaria e sociale dei servizi e dei
professionisti ponendo al centro la persona, assieme al potenziamento
dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), un ruolo fondamentale
verrà  svolto dalla Telemedicina che rappresenta un approccio
innovativo alla sanità che, se inclusa in una rete di cure
coordinate, consente l’erogazione di servizi e prestazioni
sanitarie a distanza attraverso l’uso di dispositivi digitali.
Come si vede, quindi, ci accingiamo a costruire una organizzazione
complessa e capillare che consentirà davvero di portare la cura ed
il prendersi cura nel territorio, questo è un orizzonte positivo per
la Basilicata e per la sua popolazione anziana e fragile, tuttavia
sarà necessaria una dotazione di personale  del settore sanitario e
socio-sanitario di grandissime proporzioni.
I lavoratori e le lavoratrici rappresentano la colonna portante della
riorganizzazione del sistema socio-sanitario, in quanto solo
attraverso dotazioni organiche adeguate potranno essere raggiunti gli
obiettivi prefissati. Ed è proprio questo il punto più critico
della realizzazione del nuovo modello organizzativo della sanità sul
territorio, perché deve fare i conti con la carenza di medici ed
infermieri, in Basilicata più che altrove, considerando che già
oggi ci sono  tanti paesi che non hanno il medico.
Inoltre una organizzazione cosi complessa, capillare e coordinata su
più livelli, richiede che le decisioni da prendere relative alle
allocazioni delle diverse strutture del modello, avvengano sulla base
di parametri oggettivi, per dare risposte di natura funzionale ai
bisogni degli utenti, alle caratteristiche del territorio, ai
collegamenti logistici, alla demografia degli ambiti territoriali e
non di altra natura che produrrebbero una grave distorsione che
metterebbe a rischio la tenuta dell’intero Sistema della cura.

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