Una giornata di studio, confronto e approfondimento sindacale si è svolta oggi a Riccione, presso l’Hotel Corallo, dove la CISL Romagna ha riunito i propri dirigenti territoriali, operatori di categoria e rappresentanti RSU per un incontro formativo, interamente dedicato alla nuova Legge 76/2025 sulla partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese.
L’iniziativa, intitolata “Conoscere e promuovere la partecipazione: diritti, strumenti e buone pratiche”, ha visto la partecipazione del prof. Emmanuele Massagli, Presidente della Commissione nazionale permanente per la partecipazione dei lavoratori istituita presso il CNEL, nonché Presidente della Fondazione Tarantelli e tra i massimi studiosi italiani di relazioni industriali, lavoro e democrazia economica; del Segretario Generale CISL Romagna Francesco Marinelli e del Segretario Generale CISL Emilia-Romagna Filippo Pieri. Il coordinamento dei lavori è stato affidato a Monica Lattanzi, del Dipartimento Formazione CISL Emilia-Romagna.
Ad aprire l’incontro è stato Francesco Marinelli, Segretario Generale della CISL Romagna, che ha sottolineato il valore strategico di questo appuntamento formativo. “Non si tratta solo di una nuova legge – ha dichiarato Marinelli – ma dell’apertura di una nuova fase nella contrattazione collettiva e nella cultura delle relazioni industriali. Per questo abbiamo voluto iniziare fin da subito a formare i nostri quadri, perché possano cogliere appieno le opportunità offerte da questo provvedimento e agire con competenza nei luoghi di lavoro.”
La Legge 15 maggio 2025, n. 76, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 26 maggio e in vigore dal 10 giugno, rappresenta infatti un passo importante nel quadro della democrazia economica, configurandosi come un tentativo concreto di attuare l’articolo 46 della Costituzione italiana, che riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle imprese. Il testo legislativo nasce da una proposta di iniziativa popolare promossa dalla CISL nazionale, sostenuta da oltre 390.000 firme raccolte in pochi mesi in tutto il Paese, a testimonianza di una domanda diffusa di maggiore coinvolgimento dei lavoratori nella vita economica e decisionale delle aziende.
Durante il suo intervento, il prof. Massagli ha illustrato i contenuti principali della legge, sottolineandone l’impostazione strutturata e il carattere non impositivo. La norma, infatti, non obbliga ma abilita: non impone forme di partecipazione, ma crea il quadro giuridico e gli strumenti contrattuali per rendere possibile, concreta ed efficace la presenza attiva dei lavoratori nelle scelte aziendali.
Uno degli aspetti più innovativi della legge riguarda la partecipazione gestionale, cioè la possibilità per i rappresentanti dei lavoratori di entrare negli organi di gestione o di controllo delle imprese. Questo sarà possibile,
ad esempio, nelle aziende che adottano il sistema dualistico con consiglio di sorveglianza, ma anche nelle imprese più tradizionali, tramite la presenza nel consiglio di amministrazione o nel comitato di controllo. Ovviamente, tutto ciò avverrà su base contrattuale, attraverso accordi collettivi stipulati a livello nazionale, territoriale o aziendale.
Altro fronte rilevante è quello della partecipazione economica e finanziaria. La legge prevede, per l’anno 2025, incentivi fiscali significativi per le imprese che destinano almeno il 10% degli utili netti alla partecipazione dei lavoratori. In tal caso, infatti, la tassazione agevolata sui premi di risultato sale fino a un tetto di 5.000 euro lordi, con un’imposta sostitutiva agevolata. Inoltre, sono favoriti i piani che prevedano la partecipazione dei lavoratori al capitale sociale dell’impresa, anche tramite distribuzione di azioni. In questi casi, il reddito derivante da dividendi fino a 1.500 euro annui potrà beneficiare di una esenzione del 50% sulla base imponibile.
Sul piano dell’organizzazione del lavoro, la legge introduce anche la possibilità di istituire commissioni paritetiche tra rappresentanze sindacali e datori di lavoro, con lo scopo di elaborare proposte di miglioramento dei processi produttivi, dell’innovazione, della formazione e del welfare aziendale. In particolare, si riconosce un ruolo attivo ai lavoratori in ambiti come la conciliazione vita-lavoro, le politiche retributive, l’inclusione e la valorizzazione delle diversità.
Grande attenzione è stata posta anche al tema della partecipazione consultiva, che prevede procedure strutturate per il coinvolgimento preventivo dei rappresentanti dei lavoratori in merito alle decisioni aziendali strategiche. Tali procedure dovranno essere definite nei contratti collettivi, con tempi certi per l’attivazione e la conclusione del confronto, garantendo trasparenza, responsabilità e bilanciamento tra interessi.
Un altro passaggio qualificante riguarda la formazione. La legge stabilisce l’obbligo di almeno 10 ore annue di formazione specifica per i rappresentanti dei lavoratori che partecipano a organi aziendali o commissioni paritetiche. I corsi saranno finanziabili tramite enti bilaterali, fondi interprofessionali o strumenti pubblici come il Fondo Nuove Competenze.
Nel suo intervento, Massagli ha spiegato anche le funzioni della nuova Commissione nazionale permanente per la partecipazione dei lavoratori, di cui è presidente. Questo organismo, istituito presso il CNEL, avrà il compito di promuovere buone pratiche, monitorare l’attuazione della legge, proporre miglioramenti e fornire pareri non vincolanti in caso di controversie interpretative. Sarà quindi un punto di riferimento istituzionale, neutrale e tecnico per accompagnare questa riforma nel tempo.
Durante il dibattito, sono emerse numerose domande da parte dei delegati, molte delle quali centrate su come tradurre la norma nei contratti aziendali, come coinvolgere le controparti datoriali e quali strategie adottare per rendere effettivo il protagonismo dei lavoratori. Il prof. Massagli ha risposto evidenziando che la chiave di volta sarà la contrattazione collettiva, intesa non come semplice difesa ma come strumento di progettazione condivisa del futuro del lavoro.
L’incontro si è concluso con un forte apprezzamento da parte dei partecipanti e con l’impegno della CISL Romagna a proseguire in un percorso di formazione diffusa sul territorio, coinvolgendo le categorie e le RSU in tutte le province, con l’obiettivo di rendere questa legge una concreta leva di miglioramento del lavoro e delle relazioni industriali.
“Non siamo davanti a una semplice norma tecnica – ha concluso Marinelli – ma a una riforma culturale. Rimettere il lavoro al centro dell’impresa significa dare più valore alla persona, costruire comunità aziendali più responsabili, aumentare produttività e benessere. Ed è proprio per questo che è importante lanciare con decisione questa riforma qui in Romagna, un territorio che ha nella partecipazione, nella contrattazione e nella coesione sociale la sua cifra distintiva. Tuttavia, perché questa legge diventi davvero leva di cambiamento, serve l’impegno di tutti: non solo del sindacato e dei lavoratori, ma anche delle imprese, che devono saper cogliere questa opportunità con coraggio e visione. La partecipazione non si impone, si costruisce insieme. Solo così
potremo rendere concreti i principi della nostra Costituzione e trasformare i luoghi di lavoro in spazi di democrazia, innovazione e responsabilità condivisa.”