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Emilia Romagna. Cisl: Cassazione. Abuso di precariato sugli insegnanti di religione

Pubblicato il 2 Dic, 2025

La sentenza della Corte di Cassazione del 23 novembre 2025 potrebbe rappresentare una svolta decisiva per migliaia di insegnanti di Religione Cattolica in tutta Italia, e in particolare in Emilia-Romagna. La Suprema Corte ha confermato la condanna del Ministero dell’Istruzione per la reiterazione illegittima dei contratti a tempo determinato, protrattasi in molti casi per oltre vent’anni, riconoscendo il diritto al risarcimento a una docente rimasta intrappolata in un precariato senza fine.
Ma il punto centrale della sentenza va oltre il singolo caso. La Corte ha infatti sottolineato che la procedura concorsuale straordinaria avviata nel 2024 — presentata come misura risolutiva — non rappresenta una risposta adeguata all’abuso dei contratti a termine. Secondo le motivazioni dei giudici, il concorso non garantisce un accesso certo al ruolo, offrendo soltanto una possibilità teorica, una “chance” che non può considerarsi un rimedio efficace all’illegittima precarizzazione.
Un principio che la CISL Scuola Emilia-Romagna sostiene da anni e che oggi trova conferma nelle parole della Cassazione. “Questa sentenza è una svolta — commenta Luca Battistelli, segretario regionale della CISL Scuola — perché riconosce ciò che denunciamo da tempo: le procedure straordinarie non bastano se non garantiscono vere stabilizzazioni. Finché continueremo a coprire solo il 70% dei posti vacanti e disponibili, non riusciremo mai a esaurire completamente le graduatorie negli anni futuri”.
In Emilia-Romagna la situazione è particolarmente significativa. Per l’anno scolastico 2025/26 sono stati autorizzati 1.092 posti destinati agli insegnanti di religione, con 645 assunzioni previste dal concorso straordinario. Numeri che potrebbero sembrare positivi, ma che nascondono un problema strutturale: i posti in organico di diritto non bastano a garantire lo scorrimento completo delle graduatorie né a soddisfare le esigenze degli insegnanti che attendono un ruolo stabile anche dopo aver superato una procedura selettiva.
“Serve una decisione politica chiara — aggiunge Battistelli —. Senza un incremento dei posti e senza un piano pluriennale di stabilizzazione, il precariato continuerà a trascinarsi all’infinito. Anche i vincitori del concorso, che dovrebbero essere i primi a essere assunti, rischiano di non avere mai una collocazione certa. È un paradosso che non possiamo più accettare”.
Secondo la CISL Scuola Emilia-Romagna, la sentenza della Cassazione mette il Ministero davanti alle proprie responsabilità. Lo Stato, una volta accertato l’abuso, ha l’obbligo di intervenire in maniera concreta e strutturale. L’incremento dei posti in organico non è solo una richiesta sindacale: rappresenta una necessità giuridica per evitare che l’illegittima precarizzazione continui a ripetersi nel tempo.
Nel frattempo, la CISL Scuola Emilia-Romagna si prepara a un aumento delle richieste di tutela da parte dei docenti. “Saremo al fianco di tutti coloro che vorranno far valere i propri diritti — conclude Battistelli —. Proseguiremo nelle azioni legali e nell’assistenza a chi ha subito anni di precarietà. La sentenza della Cassazione non è un punto d’arrivo, ma un nuovo punto di partenza”.