Nel mirino la Srl che ha in subappalto l’area logistica delle carni nel colosso alimentare.
Capozza, leader Fit: “Pressioni, discriminazioni e sicurezza inadeguata. Anche per i consumatori”
E’ sciopero. Da stamane prima dell’alba i lavoratori Fit Cisl in servizio nella logistica Inalca di Reggio Emilia (via Due Canali) hanno iniziato la loro lotta contro “uno scenario da incubo che pare uscito da un film coi padroncini degli anni ‘70”.
Comportamento antisindacale, pressioni, discriminazioni e rimozione dal posto di lavoro di un responsabile sindacale aziendale regolarmente designato. Una persona colpita da malore con tanto di referto medico che attesta i traumi ricevuti.
Nulla in confronto con “l’impiego assolutamente inadeguato di dispositivi di protezione utili a proteggere chi lavora e la sicurezza dei consumatori”. Sono pochi, non vengono cambiati fino all’usura e non vengono lavati.
“Accade nell’area logistica dello stabilimento Inalca di Reggio e accade a causa del legale rappresentante di una azienda appaltatrice, Fabbrica del Lavoro Srl, le cui azioni sono state messe nero su bianco in tre denunce che abbiamo inviato nelle ultime 48 ore alle autorità competenti: Ispettorato del Lavoro e Servizio di prevenzione e sicurezza sugli ambienti di lavoro (Spsal) di Reggio)”.
E altre due denunce sono pronte a partire, “con il pieno appoggio del segretario regionale Fit Cisl ER Salvatore Corbisiero”.
Così Gaetano Capozza, segretario reggiano di Fit Cisl, parla di una situazione “che sporca in malo modo l’immagine di Inalca, azienda enorme che vorrei conoscesse nel dettaglio cosa sta accadendo ad opera di Fdl e del suo legale rappresentante, cui è stata data in gestione l’area di movimentazione delle carni congelate prima che entrino nella fase di produzione e dopo il ciclo produttivo per lo smistamento”.
“NON C’E’ SICUREZZA NEL CONTATTO CON LE CARNI LAVORATE”
Capozza spiega che “più volte abbiamo richiesto a Fabbrica del Lavoro tutte le informazioni relative alla scadenza dei dispositivi di protezione. Parliamo di vestiario tecnico come tute anti freddo, giacche, gilet isotermici e abiti da lavoro. I dispositivi di protezione hanno sempre una scadenza fornita dal produttore ma per Fdl Srl vanno sostituiti solo quando usurati”.
In una situazione normale e sicura i dispositivi di protezione andrebbero cambiati molto frequentemente durante la settimana. Perché? “Perché gli operai lavorano a contatto con la carne ed è indispensabile avere il massimo dell’igiene, evitando la cross contamination. Ecco perché è grave che il legale rappresentante di Fdl Srl abbia inviato un documento, l’11 ottobre scorso, nel quale i dispositivi di protezione essenziali vengono declassati a semplice vestiario. In questo modo l’azienda ha evitato la responsabilità di lavare tutti i Dpi”.
COMPORTAMENTO ANTISINDACALE
Il vertice di Fit Cisl ha denunciato gravi episodi di comportamento antisindacale ad opera di Fdl Srl, sia nel sito Inalca sia nello stabilimento ceramico Alfalux.
Primo: nell’azienda di Reggio il legale rappresentante di Fdl Srl “in più occasioni ha riunito i lavoratori cercando di condizionare la loro scelta sulla contrattazione in corso”.
Secondo: il responsabile sindacale aziendale di Fit Cisl è “stato isolato e discriminato rispetto agli altri lavoratori”, escluso dalle chat di organizzazione del lavoro nel chiarissimo tentativo di “sminuire la figura di questo esponente sindacale”.
Ciliegina sulla torta, i fatti di stamane all’alba: il numero uno di Fdl Srl “appena ha visto i nostri picchetti davanti ai cancelli, ha chiamato gli altri lavoratori facendoli passare in slalom e nel buio delle 4.30 del mattino attraverso l’area di carico e scarico dei camion. Il motivo? I tornelli non funzionanti. Inutile dire che i tornelli funzionano benissimo. Il punto è che è stata messa a repentaglio la sicurezza dei lavoratori invitati ad entrare per quel varco”.
Situazione pesante anche quella vista il 6 novembre scorso in Alfalux: il legale rappresentante di FDL ha cacciato dal luogo di lavoro il responsabile sindacale aziendale di Fit Cisl. Su richiesta del dipendente sono intervenuti i Carabinieri, la persona ha avuto un malore e poco dopo il Pronto soccorso di Scandiano ha refertato una “malattia dovuta ad evento traumatico e crisi d’ansia (gravi problematiche lavorative)”.
LA MISERIA DEI BUONI PASTO
“Ha dell’incredibile anche la vicenda del tira e molla sui buoni pasto – chiude Capozza –. Vediamo se così riesco a farmi capire dal padroncino: i dipendenti di Fdl Srl hanno diritto come quelli Inalca ad un trattamento dignitoso e ad aver riconosciuto il contratto di secondo livello che non può ridursi alla misera offerta dei buoni pasto da pochi euro legati alle presenze”.