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Il futuro dell’Intelligenza Artificiale. La Cisl Romagna affronta il tema dei cambiamenti che l’IA porta nel mondo del lavoro, nell’organizzazione aziendale e nella contrattazione

Pubblicato il 22 Ott, 2025

Continua la formazione interna del gruppo dirigente di CISL Romagna che mercoledì 22 ottobre ha discusso del futuro dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro. A guidare la riflessione Lorenzo Ciapetti Coordinatore dell’Osservatorio CISL Romagna e Francesco Marinelli Segretario generale CISL Romagna.Esperienze concrete di applicazione dell’IA nel mondo delle start-up sono state condivise da: Luca Arcangeli di Rete Alta tecnologia Emilia Romagna; Sebastiano Missineo, imprenditore e docente presso l’Università Europea di Roma. Hanno portato il loro esempio di applicazione dell’Intelligenza Artificiale nelle start up: Alberto Simoncini, Coordinatore di CesenaLab; Maurizio Fiori, di Your Business Assistant; Luca Parrucci, Ceo di Airtisan; Logan Para CEO di Pops Photos.

DATI SULL’IA

Secondo Istat sono solo l’8% le imprese italiane con almeno 10 dipendenti che utilizzano l’IA, anche se in aumento rispetto al 2023 (quando era il 5%) contro il 13,5% di media europea, 19,8% in Germania, 11,3% in Spagna e il 9,9% in Francia.Le applicazioni più diffuse di Intelligenza Artificiale in manifattura sono nel monitoraggio della qualità, manutenzione predittiva, ottimizzazione dei processi di fornitura, nella logistica, nella sicurezza aziendale. Anche la regione Emilia Romagna ha avviato un progetto per creare un gemello digitale di valutazione delle politiche pubbliche.Lo scenario di applicazione dell’IA resta aperto. Una recente ricerca MIT negli USA ha verificato come il 95% dei progetti di IA non genera i rendimenti finanziari attesi. In molti casi l’IA è oggi ritenuta proficua per ridefinire i flussi organizzativi non tanto le singole mansioni. Inoltre, la sua diffusione è fortemente disomogenea su scala globale, con poli tecnologici concentrati principalmente in Cina e negli Stati Uniti, dove università insieme a grandi corporation hanno già sviluppato importanti brevetti.“Sono molte le preoccupazioni che l’Intelligenza artificiale porta ancora con sè– sottolinea Lorenzo Ciapetti. Infatti benché possieda un potenziale immenso per generare benefici economici, sociali ed ambientali, migliorando ad esempio le previsioni e ottimizzando le operazioni in settori cruciali come la sanità, la manifattura e l’agricoltura, l’IA oggi genera apprensioni per impatti negativi sui diritti e l’autonomia del lavoro. In questa prospettiva il Regolamento UE conosciuto come “AI Act” entrerà in vigore nel 2026. Si tratta di un intervento legislativo senza eguali  al mondo, criticato proprio per essere limitativo delle opportunità di innovazione legate all’IA. Occorre, in questa prospettiva, conciliare regolazione e sviluppo tecnologico e il ruolo del sindacato è e sarà cruciale”.Nella stessa direzione dell’AI Act, in Italia il 23 settembre 2025 è stata approvata la legge n.132, in cui all’articolo 11 è stabilito che “l’intelligenza Artificiale è impiegata per migliorare le condizioni di lavoro, tutelare l’integrità psicofisica dei lavoratori ed accrescere la qualità delle prestazioni lavorative”. “E’ fondamentale per il sindacato affrontare da subito il tema dell’Intelligenza Artificiale – afferma Francesco Marinelli – e delle sue possibili applicazioni, per comprendere quale dovrà essere il ruolo del sindacato per regolare l’utilizzo dell’AI ma anche per introdurre nuove forme di partecipazioni ed innovazioni nel mondo del lavoro così come nella contrattazione”. “La preoccupazione più diffusa è se l’Intelligenza Artificiale sostituirà o aumenterà il lavoro dell’uomo. Come sindacato il nostro compito sarà quello di tutelare i lavoratori di fronte all’AI, attraverso l’informazione, la formazione e ovviamente la contrattazione. L’AI Act europeo poi obbliga le aziende che utilizzano sistemi IA, valutati come ad alto rischio, ad informare e consultare il sindacato, specialmente se questi sistemi implicano il monitoraggio dei dipendenti”.“Sarà necessario – conclude Marinelli – intervenire attraverso la concertazione e la contrattazione su tanti temi come l’organizzazione del lavoro, la formazione, salute e sicurezza e la privacy affinché l’IA sia uno strumento al servizio delle persone e non una minaccia. Secondo noi è principalmente con la contrattazione che potremo adattare il mondo del lavoro alle nuove tecnologie. Al centro del lavoro c’è è deve continuare ad esserci la persona ed è questo il pilastro che deve condurre il cambiamento”.