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“Per Amore di Pace”: al Museo della Marineria una riflessione concreta sulla legalità e sul caporalato in Romagna

Pubblicato il 18 Giu, 2025

Si è svolta nel pomeriggio di ieri, presso il Museo della Marineria di Cesenatico, l’iniziativa “Per Amore di Pace: quando chi lavora è l’anello debole”, promossa dalla CISL Romagna, in collaborazione con la CISL Emilia-Romagna e ISCOS Emilia-Romagna, con il patrocinio del Comune di Cesenatico e della Fondazione Falcone. Al centro dell’incontro, il tema del caporalato e dello sfruttamento lavorativo nei contesti locali, affrontato con un approccio multidisciplinare che ha unito testimonianza, informazione e confronto istituzionale e sindacale.L’appuntamento si è aperto con la proiezione del docufilm omonimo, “Amore di Pace: quando chi lavora è l’anello debole”, realizzato da Sarah Alessandroni e Marcella Menozzi per ISCOS Emilia-Romagna. Il documentario ha fornito un quadro diretto e incisivo delle dinamiche di sfruttamento che colpiscono lavoratrici e lavoratori anche nella nostra regione, mostrando le connessioni tra povertà, irregolarità contrattuale e intermediazione illecita.La successiva tavola rotonda ha riunito attorno allo stesso tavolo rappresentanti delle istituzioni, della giustizia, del sindacato e del mondo associativo. Sono intervenuti:

  • Matteo Gozzoli, Sindaco di Cesenatico
  • Filippo Pieri, Segretario Generale CISL Emilia-Romagna
  • Francesco Marinelli, Segretario Generale CISL Romagna
  • Rosario Di Legami, amministratore giudiziario
  • Simona Palo, referente della Fondazione Falcone
  • Monica Lattanzi, referente per la Legalità della CISL Emilia-Romagna

Durante il dibattito, i relatori hanno affrontato i diversi aspetti del fenomeno: dalla prevenzione, al ruolo della formazione, all’azione di contrasto, passando per l’importanza della cooperazione tra sindacatienti localimagistratura e forze dell’ordine.“Parlare di legalità nel lavoro significa affrontare questioni strutturali, che toccano la cultura, l’economia e la politica del territorio”, ha sottolineato Francesco Marinelli, Segretario Generale CISL Romagna. “Come CISL vogliamo continuare ad essere sentinelle attive di un cambiamento che parte dai luoghi di lavoro, e che deve coinvolgere tutti gli attori sociali. Il caporalato e le irregolarità non si combatte solo con le denunce, ma costruendo alternative legali, sicure e inclusive per chi lavora“. “Siamo convinti – ha aggiunto – che il lavoro sia lo strumento più potente per restituire dignità alle persone. Ma quando il lavoro è sfruttamento, il patto sociale si rompe. Il nostro compito è rafforzare la rete territoriale, promuovere legalità e responsabilità, e dare voce a chi troppo spesso resta invisibile.“Il nostro impegno come CISL – ha proseguito – è massimo sul fronte della legalità e contro lo sfruttamento. Le parti debole sono spesso i lavoratori, e i fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata e di sfruttamento del lavoro sono diffusi anche in regioni come l’Emilia-Romagna, dove le organizzazioni criminali cercano di infiltrarsi nel tessuto economico dove c’è ricchezza e possibilità di appropriarsi di pezzi dell’economia locale. È di fondamentale importanza che ogni cittadino sia una sentinella e segnali situazioni sospette. La costituzione della CISL come parte civile in processi come il processo Emilia è un atto importante che dimostra la reazione della società civile e del mondo associativo a questi fenomeni.”Nel suo intervento, il Sindaco Matteo Gozzoli ha voluto mettere in luce l’importanza di un approccio proattivo nella prevenzione dei fenomeni criminali. Ha sottolineato come l’emersione di illeciti nel suo territorio non sia stata casuale, ma frutto di un lavoro sinergico e coraggioso. “Sono state fondamentali delle denunce da parte di lavoratori che sono stati minacciati e sfruttati ha spiegato Gozzoli, evidenziando il coraggio di chi, subendo soprusi, ha avuto la forza di denunciare. Non solo: “sono state fondamentali le segnalazioni fatte dalla polizia locale e dalle varie istituzioni,” ha aggiunto, a rimarcare l’efficacia di una rete di controllo e collaborazione tra enti e forze dell’ordine. Un chiaro messaggio che il presidio del territorio e l’attenzione ai segnali più deboli sono vitali per intercettare e contrastare le dinamiche criminali.Dall’altra parte l’Amministratore Giudiziario Rosario Di Legami ha fornito una prospettiva preziosa sul fronte della gestione dei beni confiscati e, più in generale, sulla percezione del fenomeno mafioso nel Nord Italia. Di Legami ha messo in luce che l’operazione Darknetdel 2020 ha rivelato, in Romagna, un “coacervo di associazioni criminali” che convivono, tra cui gruppi internazionali come la Camorra e la ‘Ndrangheta. Ha descritto questa situazione come ancora più complessa rispetto all’Emilia, rendendo le indagini particolarmente ardue.Durante il convegno, l’intervento di Simona Palo della Fondazione Falcone ha messo in luce l’impegno costante della Fondazione nella diffusione della cultura della legalità sottolineando come questo valore sia un pilastro fondamentale e uno strumento indispensabile nella lotta contro ogni forma di criminalità organizzata. Ha evidenziato in fine,  le attività di formazione e sensibilizzazione della Fondazione, dedicate in particolare ai giovani, considerati essenziali per il futuro del Paese e per tramandare la memoria e l’esempio di chi ha dedicato la vita alla giustizia.A concludere i lavori il Segretario Generale della CISL Emilia-RomagnaFilippo Pieri che ha illustrato l’impegno prioritario del sindacato sul fronte della legalità sottolineando l’importanza della collaborazione e del lavoro di rete tra istituzioni, forze dell’ordine, associazioni e cittadini per contrastare efficacemente l’illegalità. Pieri ha descritto gli strumenti e le iniziative della CISL, tra cui protocolli d’intesa, la partecipazione alla Consulta Regionale sulla Legalità, progetti culturali e di sensibilizzazione, la formazione dei delegati sindacali e la collaborazione con la Guardia di Finanza. Ha inoltre evidenziato l’impegno del sindacato nella difesa dei lavoratori e la sua costituzione come parte civile in processi di criminalità organizzata.L’incontro ha rappresentato un’importante occasione di confronto e consapevolezza, mettendo in luce quanto sia fondamentale unire le forze per prevenire e contrastare i fenomeni di sfruttamento lavorativo e infiltrazione mafiosa anche nei territori apparentemente più virtuosi. Dal dibattito è emersa con chiarezza la necessità di rafforzare la rete tra istituzioni, mondo del lavoro, giustizia e società civile, promuovendo una cultura della legalità che parta dal basso e che metta al centro la dignità del lavoro.Solo attraverso un impegno condiviso, fatto di ascolto, vigilanza e responsabilità, sarà possibile costruire un sistema economico e sociale davvero equo, trasparente e inclusivo.

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