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Lazio. Coppotelli (Cisl reg.le):“L’incertezza indebolisce la ripresa, allarme Svimez va preso sul serio, anche nella nostra regione ‘di frontiera’. Qualità del lavoro e sostenibilità gli obiettivi prioritari”.

Pubblicato il 4 Ago, 2022

“La premessa è assolutamente necessaria: il Lazio è un territorio di frontiera, come testimoniano tutte le analisi specializzate sulla qualità della vita e sui principali indicatori economici e sociali.  Un conto è Roma, un altro discorso sono le province di Viterbo e Rieti, un altro conto ancora sono i territori di Latina e Frosinone, che spesso vengono risucchiati nelle dinamiche del Mezzogiorno”. E’ quanto dichiara il segretario generale della Cisl Lazio alla luce delle “anticipazioni del Rapporto Svimez 2022” che -sottolinea “vanno prese molto sul serio. Perché lo studio fotografa una situazione reale: dopo una buona ripartenza anche nel Mezzogiorno, l’incertezza indebolisce la ripresa e finisce con l’allargare il divario tra nord e sud del Paese. Un quadro che non può non essere allarmante: nel Mezzogiorno la crescita del PIL è inferiore di quasi un punto rispetto al Centro-Nord, i consumi sono in caduta libera, l’inflazione è più alta, l’occupazione precaria. E in una fase storica nella quale la stabilità di governo serviva per programmare e realizzare investimenti pubblici e privati ma anche per abbassare le tasse, ci ritroviamo nel mezzo di una tempesta perfetta con le elezioni anticipate il 25 settembre. Condividiamo come Cisl del Lazio le preoccupazioni esplicitate dal segretario nostro Segretario Generale della Cisl Nazionale Luigi Sbarra, che ha sottolineato come dallo Svimez emerge “un quadro allarmante, con una crescita del PIL nel Sud inferiore di quasi un punto rispetto al Centro-Nord”. Con conseguenze intuibili: “occupazione più precaria, consumi in caduta libera, inflazione più alta, quindi più investimenti pubblici e privati, infrastrutture, qualità del lavoro, meno tasse”. La stella polare è questa.  Lo Svimez ha calcolato che nel Centro-Sud gli enti locali impiegano in media 450 giorni in più per realizzare le infrastrutture del PNRR rispetto al Centro-Nord. Più di un anno. Vuol dire perdere tutti i treni. Anche nel Lazio l’andamento dell’economia ha fatto registrare un recupero più lento sul versante della crescita, con un’occupazione che è cresciuta sul versante del tempo determinato e di quella precaria maggiormente rispetto a prospettive di stabilità. Inoltre le imprese del Mezzogiorno, spiega lo Svimez, sono più esposte delle altre nel resto dell’Italia al cosiddetto shock Ucraina e agli aumenti dei costi dell’energia.  L’incertezza indebolisce la ripresa, l’allarme dello Svimez va preso sul serio. Anche nel Lazio, che è una regione di frontiera. Qualità del lavoro e sostenibilità gli obiettivi prioritari. Ma insistiamo come Cisl del Lazio sul tema centrale, il lavoro: il recupero dell’occupazione si basa sui contratti a tempo parziale involontario e questo ha compromesso sul nascere la prospettiva di un’occupazione stabile, requisito fondamentale per una vera ripresa: economica, finanziaria, sociale. Siamo consapevoli degli sforzi che si stanno facendo nel Lazio per scaricare a terra le risorse del PNRR. Pur tuttavia non basteranno e quindi è importante non soltanto accelerare sui tempi ma anche rivedere la rotta della programmazione. Scrive lo Svimez nel suo rapporto: “Il PNRR sconta la mancanza di una vera e chiara politica industriale. Interventi come le Zone economiche speciali, i contratti di sviluppo, i fondi per l’internazionalizzazione, gli accordi di innovazione non sono parte integrante di una strategia unitaria di politica industriale attiva. La debolezza degli interventi verticali e di filiera pregiudica anche l’opportunità di beneficiare della domanda aggiuntiva di beni e servizi avanzati incentivata dal Piano, alimentando importazioni piuttosto che un ampliamento dell’offerta nazionale che potrebbe trovare nelle aree del Mezzogiorno una possibile localizzazione strategica”. Quindi è prioritario potenziare e caratterizzare territorialmente le misure di politica industriale del PNRR, che vanno integrate in una prospettiva di sostenibilità e qualità del lavoro. Una necessità dopo il doppio schock della pandemia e dell’invasione russa dell’Ucraina. Va fatto anche nel Lazio, regione di frontiera.  Vietato minimizzare, vietato cullarsi sugli allori” conclude il Segretario Generale CISL Lazio.

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