Lazio. Sunia e Sicet di Roma: Welfare abitativo al collasso. Pressoché inutile la domanda per una casa popolare. Assegnate 37 case popolari in sei mesi.

Pubblicato il 22 Apr, 2022

“Meno di quanto riportato approssimativamente dall’assessorato, che ne dichiarava una cinquantina, sono le case popolari assegnate alla graduatoria negli ultimi 6 mesi.”

Trentasette case assegnate a chi ha regolarmente partecipato al bando per l’assegnazione di un alloggio popolare, è il bilancio dell’ultimo semestre riportato dal dipartimento delle politiche abitative.

“Il dettaglio è addirittura imbarazzante – riportano i segretari di Sunia e Sicet di Roma, i sindacati inquilini rispettivamente di CGIL e CISL, – scoprendo che tra i primi 750 aventi diritto, ad avere avuto l’assegnazione sono stati in 4.

Con un patrimonio di circa 75.000 immobili tra Ater e Comune, ogni anno, stando alla media nazionale, si dovrebbero recuperare tra le 750 e le 1500 case. A questo punto serve un serio lavoro di indagine per capire quanto siamo distanti da questo dato ed eventualmente capire il perché, oppure, se il dato sugli alloggi recuperati fosse simile alla media nazionale, ancora più seriamente è necessario comprendere perché questi non arrivano ad essere assegnati alla graduatoria.

Abbiamo condiviso la necessità di sopperire alle disposizioni della Prefettura in merito al piano sgomberi, affinché mai più si ripetano gli episodi di Via Cardinal Capranica o Via Curtatone, ma non è più possibile neanche calpestare il bisogno di chi si è visto riconosciuto il diritto alla casa col suo nome nella graduatoria, per poi essere improvvisamente dimenticati per anni.

L’assessore Zevi si trova sicuramente nella difficile posizione di dover ripartire dalle macerie lasciate dalla precedente giunta in ambito di politiche della casa, ma adesso deve dichiarare degli obiettivi chiari e indicare la strada e i tempi con cui perseguirli.

Se nell’ambito delle mobilità, l’obiettivo della Giunta di Roma Capitale è “la città dei 15 minuti”, in ambito di welfare abitativo ci accontentiamo di soluzioni a 12 mesi, in cui una famiglia che oggi fa domanda di una casa popolare, tra un anno possa essere immessa in possesso della casa a cui ha diritto, secondo i requisiti previsti dal bando e seguendo le regole previste dalle norme.

Se non si persegue questo obiettivo, che è quello di applicare le leggi per soddisfare i bisogni dei cittadini più fragili, il problema della “legalità” non è sicuramente di chi cerca soluzioni per i propri legittimi bisogni, ma di quella amministrazione che disillude aspettative e, come oggi avviene, nega diritti.”

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