Questa mattina nell’ambito della due giorni sul settore dell’industria dell’automotive europeo organizzata da IndustriALL a Bruxelles, con le organizzazioni sindacali dei paesi UE, si è svolto il confronto con Eurofound e Acea per fare il punto su transizione e prospettive occupazionali dell’industria della componentistica auto in Europa.
Per Igor Alberta, Segretario FIM-CISL Torino – presente all’incontro – è stato significativo il contributo di Acea che ha parlato della necessità di tempi veloci di attuazione di politiche industriali per competere con paesi come la Cina che sta investendo e operando secondo piani ventennali sul settore della mobilità, con aggiornamenti annuali. Basti pensare che la Cina sul solo settore elettrico si stima abbia messo in campo qualcosa come 231 miliardi di dollari tra il 2009 e il 2023. L’Europa invece si è mossa sulla transizione verso l’elettrico in maniera scomposta senza una politica industriale chiara e risorse importanti.
Oggi infatti sul settore l’UE ha stanziato risorse ridicole rispetto alla Cina lavorando su un piano stilato dall’Unione Europea cinque anni fa che da solo delle indicazioni sulle tempistiche rispetto alla transizione verso l’elettrico che resta per i veicoli diesel ed elettrico al 2035, tranne la revisione sul sistema multe sulla CO2. Il problema è che l’UE non ha messo in campo né le risorse necessarie né un piano che ragioni rispetto alle politiche industriali e infrastrutturali da mettere in campo. La catena di fornitura che dovrà essere completamente rivista alla luce della nuova mobilità – poi è stata lasciata completamente in balia degli eventi, con le case produttrici che hanno pensato solo a massimizzare i guadagni.
Solo alcuni mesi fa, l’ex ad Stellantis Carlos Tavares invitava i fornitori a delocalizzare fuori dall’Europa e più precisamente nel nord Africa per abbattere i costi. Serve uscire fuori da questa logica, dove i grandi player del settore guardano solo al maggior profitto. I numeri e la penetrazione in Europa delle auto cinesi, deve far riflettere anche le case automobilistiche in favore di un modello differente e maggiormente responsabile, senza un ripensamento della componentistica l’Europa rischia di perdere la sovranità industriale sul settore accumulata in cent’anni d’esperienza. Anche il segretario generale FIM di Torino Rocco Cutrí, nel confronto con Acea e Clepa (associazione dei componentisti europei), ha ribadito come il modello che in Italia ha visto l’unico produttore Stellantis autofinanziarsi attraverso la richiesta di sconti forzosi ai fornitori. Una pratica che non aiuta il settore nel suo complesso e che sta solo mettendo in difficoltà molte aziende e condizionando i destini di molti lavoratori. Per primi come FIM – ha sottolineato – abbiamo sostenuto che Stellantis, dopo Tavares doveva rientrare in Acea – come ha fatto – per contribuire ad una politica comune sulla catena di fornitura. Oggi chiediamo ad Acea e Clepa partendo dalla comune volontà di preservare l’industria europea, le competenze e i livelli occupazionali diretti ed indiretti, di arrivare a mettere in campo intese comuni su strategie e politiche europee di sostegno e sulle conseguenti condizionalità. Il settore dell’auto è troppo importante sia in termini di occupazione, economia e tecnologia per lasciarlo cadere come sta purtroppo avvenendo.