Negli ultimi anni, il panorama lavorativo delle nostre città ha assistito ad una profonda trasformazione, caratterizzata dall’emergere di una figura professionale precedentemente poco conosciuta: il rider.
La presenza così massiccia di questi lavoratori e lavoratrici, la cui attività si basa sulla consegna a domicilio tramite piattaforme digitali, potrebbe essere considerata come un tratto distintivo del nostro stesso tessuto urbano.
Nella provincia di Lecce novanta rider lavorano quotidianamente per le aziende Glovo e Deliveroo: l’organizzazione della loro attività è gestita da un algoritmo che analizza dati in tempo reale per assegnare gli ordini, stimare i tempi di consegna e calcolare il compenso.
Questo sistema funge da “intermediario” tra la piattaforma e il lavoratore, operando in uno spazio non fisico, ma interamente virtuale.
Questo fenomeno rappresenta una vera e propria rivoluzione del mercato del lavoro: si tratta di un mutamento che pone le organizzazioni sindacali di fronte alla necessità di cogliere le istanze dei lavoratori con l’obiettivo di inquadrarle in una cornice normativa fondata su elementi di maggiore tutela, sia individuale che collettiva.
La sfida principale consiste dunque nel costruire un sistema di protezione adeguato per regolamentare un settore in continua evoluzione, affrontando temi complessi e di cruciale importanza.
Protezione intesa prima di tutto come sicurezza, dove la strada è l’elemento intorno a cui ruota tutto il resto, come ci ricordano purtroppo spesso, tragedie come quella di Andria di poche settimane fa. I dati Inail di maggio 2025 ci dicono che il 77% degli infortuni nel 2023 è accaduto sul lavoro, come 6 su 7 casi di decesso che sono avvenuti nello stesso anno. La conoscenza della normativa stradale e dunque la formazione, la presenza di DPI adeguati anche rispetto agli eventi climatici, la copertura assicurativa del mezzo utilizzato sono necessari per realizzare appieno le tutele per questa categoria di lavoratori, assieme a specifici strumenti in materia di infortunio, malattia e maternità che tengano conto della peculiarità di questo modello lavorativo.
L’altra priorità che emerge con forza è l’esigenza di una maggiore trasparenza nella gestione algoritmica del lavoro.
È fondamentale che i criteri di assegnazione degli ordini siano chiari e non discriminatori e che il rider possa comprendere com’è costruita la tariffa, sia nella proposta che successivamente, in un confronto che sia di pari livello e riconoscimento, oltre che garanzia di un compenso equo: tematica al centro degli ultimi incontri avuti come FeLSA con le due principali piattaforme, assieme alla definizione più precisa delle aree geografiche di competenza e della disponibilità oraria dei riders, insieme a una riflessione approfondita sull’esercizio del diritto individuale al riposo psico-fisico.
Infine, un punto cruciale riguarda la piena garanzia dei diritti sindacali. Non si tratta solo del diritto all’adesione a un sindacato, ma anche della possibilità di eleggere propri rappresentanti sindacali tra i rider stessi, di poter svolgere assemblee riconosciute e di avere un confronto con le piattaforme, potendo così costruire una piena partecipazione alla definizione delle proprie tutele e dei propri diritti.
La complessità di questo nuovo fenomeno richiede risposte normative e contrattuali innovative, capaci di coniugare l’efficienza del modello digitale con la protezione sociale e i diritti fondamentali dei lavoratori.