Di seguito uno stralcio della relazione di Angelo Sgobbo, segretario generale della Fisascat Cisl di Foggia, che ha aperto i lavori del Consiglio Generale della federazione territoriale.
“La Cisl, coerentemente con i suoi principi, continua a considerare il confronto, il dialogo e la contrattazione come strumenti per raggiungere risultati economici e sociali, senza abusare dello sciopero che, soprattutto in questo periodo, rischia di creare quello strappo con un governo lontano dalle ideologie di partecipazione e libertà che contraddistinguono il nostro modo di essere. È vero, l’aumento del PIL ed i dati iniziali del 2022 sull’occupazione e sugli investimenti hanno creato opportunità occupazionali anche nei nostri settori, ma questo avviene in maniera molto marginale soprattutto nella provincia di Foggia, martoriata da malavita e illegalità, dalla mancanza di infrastrutture e di servizi che sarebbero necessari per incentivare investimenti aziendali e mobilità che possano raccordare il fertile Tavoliere delle Puglie al magnifico Gargano, risorsa da tutti invidiata.
L’estate 2022 ha fatto registrare in Puglia più di 10 milioni di presenze, trend in continua crescita non solo rispetto la 2021, ma anche rispetto al periodo pre pandemico, ed il 26 per cento ha scelto la provincia dauna. Però, quello estivo è un periodo troppo breve perché il territorio, se pur ricco di offerte agroalimentari, religiose, artistiche possa vivere e prosperare col turismo. Il segreto è la destagionalizzazione, la creazione di eventi autunnali e invernali che sono ad oggi mosche bianche e non può essere la semplice intuizione di un sindaco o di un assessore comunale, che crea un evento a se stante, a creare quella rete necessaria per un territorio così ampio e popolato. C’è tanto da fare e ci auguriamo che almeno tutte le infrastrutture viarie, che sono ancora in fase di completamento, possano essere pronte per accogliere i turisti a partire dalla prossima primavera.
Nel settore terziario, pochi giorni fa è stato firmato l’accordo ponte per Terziario, Distribuzione Moderna Organizzata e Cooperazione su ripresa del negoziato, incrementi salariali e ‘una tantum’: è un passo in avanti dei rinnovi contrattuali.
L’intesa raggiunta dai sindacati è contenuta in specifici accordi con le associazioni rappresentative del terziario, distribuzione moderna organizzata e distribuzione cooperativa, a significare uno step in più verso il rinnovo del Ccnl in fase di discussione. L’accordo è da intendersi come un passaggio in attesa di definire la parte normativa e salariale del Ccnl di settore, propedeutico al loro rinnovo che contribuisce ad attenuare la caduta del potere di acquisto di oltre 3milioni di lavoratrici e lavoratori del comparto.
Come Fisascat affermiamo come sia ‘urgente una politica industriale per il settore terziario e come bisogni rinegoziare il modello contrattuale e rinnovare i contratti nazionale per apportare benessere nella vita delle lavoratrici e dei lavoratori’.
La triplicazione dei costi delle bollette rischia di far abbassare le saracinesche di migliaia di imprese e di mettere alla porta oltre 370mila unità, come denunciano le associazioni imprenditoriali di settore, che pure stimano 5 miliardi di consumi in meno nell’ultima parte dell’anno per effetto dell’impennata inflazionistica e del caro bollette. Rischio altissimo che può colpire e colpisce anche la Capitanata e che allarma non poco noi delle organizzazioni sindacali.
La scarsa diffusione della contrattazione decentrata, aziendale e territoriale, è sicuramente un problema per il settore e sarebbe uno strumento da supportare con una legislazione di sostegno che semplifichi la disciplina e renda gli sgravi più strutturali e fruibili.
Abbiamo urgenza di definire i rinnovi contrattuali di alcuni settori, attesi da più di 5 milioni di lavoratori addetti alla vigilanza privata e dei servizi fiduciari, delle imprese di pulizie artigiane, delle aziende termali, delle cooperative sociali e del comparto del lavoro domestico, situazione che coinvolge tante lavoratrici e tanti lavoratori dauni.
Occorre una maggiore attenzione delle istituzioni per il settore prevalente della nostra economia, che pesa per il 40 per cento del PIL e assorbe il 70 per cento dell’occupazione nazionale”.
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