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Puglia. De Marco (Cisl): ”Reindustrializzazione ex sito Albini. Sfida per lo sviluppo e l’occupazione ancora da vincere”

Pubblicato il 1 Set, 2022

La notizia del possibile ritiro di Motion Italia S.p.A. con sede sociale a Forlì, specializzata in componentistica industriale, dalla trattativa per l’investimento di reindustrializzazione nell’ex stabilimento Albini di Mottola, sta creando non poco scompiglio tra i 110dipendenti della ex Azienda tessile, i quali sono in cassa integrazione straordinaria con scadenza al prossimo 31 dicembre.

Eppure era parso, lo scorso 11 agosto, di essere giunti ai dettagli presso il Sepac (Comitato regionale pugliese per il monitoraggio del sistema economico produttivo e delle aree di crisi) allorquando la Motion non solo confermava alle Organizzazioni sindacali l’investimento ma esplicitava, addirittura, i termini della formazione del personale, delle nuove lavorazioni e la più generaleprogrammazione della nuova attività produttiva.

Va da sé che non conoscendo le ultime determinazioni dell’Azienda romagnola e meno che mai le ragioni di un possibile dietrofront, che non siano l’attuale situazione di incertezza dei mercati europei ed internazionali per la crisi energetica e la speculazione sui costi delle materie prime, considerata l’evidente sua decisione di investire anche in Italia, auspichiamo che il territorio ionico si manifesti più attrattivo di altri, con pari sofferenza sociale ed occupazionale.

Essa vanta, al momento, due plant produttivi nel nord Vietnam e nel sud della Cina con 650 unità dipendenti totali, per cui con 34 milioni pianificati e la contestuale ricerca di partner industriali, l’investimento in terra ionica sarebbe stato il suo primo plant europeo, per la realizzazione di meccanismi ed attuatori elettronici per la movimentazione delle sedute di poltrone e di divani, al servizio di produttori europei del settore, con i più importanti dei quali  essa  collabora.

La Femca Cisl a fini di estrema chiarezza ha, pertanto, chiesto la riapertura urgente del tavolo regionale Sepac, laddove per il prossimo 5 settembre Azienda e sindacati si erano dati appuntamento per la definizione di un accordo di programma.

Il primo obiettivo è, per noi, prorogare il periodo di cassa integrazione per almeno per un altro anno e dispostare la vertenza al Mise, chiedendo l’intervento diretto e deciso del Ministero anche per capire quali potrebbero essere le vere ragioni del possibile dietrofront e se c’è ancora margine per riaprire  la trattativa per la reindustrializzazione.

Il significato della reindustrializzazione, per noi, va oltre il tema della ricollocazione di lavoratrici e di lavoratori che, si sono sentiti traditi nelle loro prospettive personali, familiari e professionali, da Aziende in prevalenza scese dal Nord, le quali prima hanno beneficiato di copiose risorse finanziarie pubbliche, persino di sconvolgimenti urbanistici in capo ai Comuni ospitanti e poi hanno abbandonato il campo, lasciando il deserto. 

Reindustrializzazione, infatti, è ricostruire un sistema virtuoso, diretto e indotto, dove infrastrutture materiali e immateriali, sinergie produttive e visione sistemica di uno sviluppo sostenibile del territorio, concertato con le parti sociali e sostenuto dalla buona politica e dalle istituzioni a tutti i livelli, coesistono e sono generative di buone pratiche oltreché di ulteriori investimenti. 

La Femca Cisl è, ovviamente, ora più che mai come al fianco dei lavoratori per ricercare la soluzione occupazionale in una vertenza che sembrava già conclusa ma che oggi si riapre in maniera spaventosa.

Anche per questo condividiamo fortemente la proposta avanzata dalla Cisl Taranto Brindisi di Patto sociale, in un territorio come il nostro che ospita eccellenze produttive al servizio del sistema-industriale nazionale ma che, al contempo, permane in ritardo di sviluppo.

Un Patto come ennesimo tentativo per sollecitare istituzioni e imprese a riflettere sulle innumerevoli attese di giovani donne e di ragazzi, che sperano ancora di realizzarsi individualmente e professionalmente qui senza emigrare altrove e, probabilmente, altrove rimanere.

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