Taranto e più in generale il territorio ionico è carico di tensione e di attesa. Sono troppe le vertenze aperte e le crisi aziendali che stanno investendo il nostro territorio, a partire dalla più grande committente locale, lo stabilimento di Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria. Un silenzio pesante nelle fabbriche e negli stabilimenti fermi, dei cancelli che si aprono sempre meno. Un silenzio che racconta più di mille parole la crisi profonda che sta vivendo il nostro tessuto industriale.Di fronte a questo scenario, il fronte sindacale è compatto: abbiamo deciso di alzare la voce e ribadire con fermezza che la pazienza è agli sgoccioli. Il tempo degli annunci è finito: il Governo si confronti con il sindacato e ritiri il piano di chiusura, altrimenti continueremo a mobilitarci senza esitazioni.Il nostro obiettivo è chiaro: affrontare il processo di decarbonizzazione garantendo innanzitutto la continuità produttiva degli impianti. Una continuità che non può essere assicurata dal piano estremamente riduttivo presentato dal Governo. Gli effetti sono già evidenti: nelle ultime ore è stata avviata la procedura di licenziamento collettivo per 220 lavoratori SEMAT, a cui si aggiungono le crescenti difficoltà di altre aziende dell’appalto e dell’indotto, inevitabile conseguenza delle fermate degli impianti. Difficoltà che colpiscono, come sempre, i lavoratori.Un ulteriore colpo gravissimo arriva dalla comunicazione della società Pitrelli srl, che avvia la procedura di licenziamento per cessazione dell’attività al termine dell’attuale periodo di Cassa Integrazione Straordinaria, in scadenza il prossimo 13 dicembre, cassa che l’azienda non intende rinnovare. L’organico attuale è composto da 56 lavoratori, ridotti nel tempo da oltre 200.La FIM CISL Taranto Brindisi respinge con forza questa escalation, alimentata dall’assenza di risposte politiche concrete, e denuncia il rischio di una vera e propria mattanza sociale che minaccia il futuro di intere famiglie. Famiglie e lavoratori che in questi anni sono stati traditi da promesse vuote, esposti a incertezze continue, sacrifici e disperazione.Chiediamo ad Acciaierie d’Italia in A.S., alle istituzioni territoriali e al Governo nazionale di assumersi finalmente la propria responsabilità sociale, garantendo continuità occupazionale e pieno utilizzo delle maestranze dell’indotto attraverso un confronto serio e strutturato. Ricordiamo inoltre che, in assenza di un acquirente e di risorse aggiuntive per le attività di manutenzione, dal primo marzo lo stabilimento non avrebbe liquidità per continuare a produrre, determinando di fatto il fermo di tutti gli impianti.Non abbiamo mai chiesto di mantenere immutata l’amministrazione straordinaria: al contrario, rivendichiamo da sempre un forte intervento pubblico, unica via per assicurare una transizione ecologica e sociale seria, accompagnata da un tavolo tecnico dedicato agli strumenti straordinari a tutela dei lavoratori.Il prossimo 9 dicembre saremo al Ministero MIMIT per affrontare un’altra vertenza delicata: quella di HIAB, azienda tarantina leader nel settore delle gru di sollevamento, oggi in forte crisi, con88 famiglie in attesa di risposte e con la CIGS per transizione occupazionale in scadenza a marzo. Discuteremo la possibilità di individuare nuovi partner industriali e percorsi di reindustrializzazione in grado di salvaguardare l’asset e dare una prospettiva concreta a questi lavoratori, ancora una volta alla vigilia di un Natale segnato dall’incertezza.Siamo davanti a un territorio devastato, privo di politiche industriali adeguate. È il momento delle decisioni, non più dei rinvii. La FIM CISL continuerà a battersi senza arretrare di un passo.


