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Puglia. Solazzo (Cisl): “Nessuno sviluppo sostenibile senza misure appropriate per la coesione sociale”

Pubblicato il 4 Lug, 2023

Traghettare il territorio ionico verso un modello di sviluppo inclusivo e sostenibile richiede un processo di condivisione di obiettivi che prenda le mosse dalle potenzialità produttive esistentima, anche, dalle contestuali criticità sociali presenti nelle singole comunità cittadine.

Istituzioni, politica, corpi sociali, associazionismo, Scuola, Università, Chiesa metropolitana sono, da sempre, i soggetti primariamente deputati, ognuno nei rispettivi compiti e senza commistione di ruoli, a fare fronte comune per elevare la capacità contrattuale del territorio e per dare esigibilità a proposte di sviluppo concrete, rispettando i tempi stabiliti per la progettazione e per l’esecuzione degli interventi.  

Qui, a Taranto, non partiamo da zero ed è bene che ciò costituisca principio condiviso per fare passi avanti.

Ad esempio, i nuovi investimenti previsti nel territorio su energie rinnovabili, eolico, fotovoltaico, idrogeno e sulle relative filiere produttive, affinché diventino contenitori di occupazione stabile e soprattutto professionalizzata e contrattualizzata, non possono che considerarsi obiettivi irrinunciabili.

Oltremodo opportuno, al riguardo, mettere a sistema l’area omogenea sub regionale Taranto/Brindisi, dove insistono importanti realtà industriali – dalla siderurgia all’energia, dalla chimica alla farmaceutica, dalla metalmeccanica al settore dell’aeronautico, dall’agroalimentare, al turismo ed alla economia del mare – senza sottacere il valore di due realtà portuali e retro portuali (Zes, Zfd) la cui sinergia attribuirebbe valore aggiunto ad uno sviluppo condiviso in termini di programmazione, di progettualità, di strategie, di attrazione, considerando peraltro le tante risorse europee disponibili (Pnrr, Pnc, Fondi Sie, Fsc, Jtf).

Altrettanto conveniente il processo di accorpamento delle due CCIAA, per concludere il quale si è già atteso per troppo tempo. 

Ma il comune denominatore di tali processi è, a giudizio della Cisl, individuabile nell’impegno di affrancare dalla marginalità sociale, economica, persino culturale, chi oggi non riesce a concepire  un futuro di serenità né per sé né per la propria famiglia;a cominciare dai giovani e dai giovani disoccupati checostituiscono a Taranto, nella fascia di età 18-35 anni, il 30,9 per cento, primato nazionale, non trascurando oltretutto l’alta percentuale di Neet, giovani tarantini che non studiano e non lavorano.

Da questo cono d’ombra si esce creando le condizioni sociali ed economiche per favorire il completamento dell’obbligo scolastico e, più in generale, promuovendo la formazione che, oltretutto, sia continua. 

Al riguardo, se il Reddito di cittadinanza, che non ha affatto abolito la povertà, sosteneva solo in modo parziale i veri poveri ele loro famiglie, il nuovo Assegno di inclusione (Adi) che taglierà del 40 per cento il precedente bacino di beneficiari difficilmente potrà, da solo, considerarsi risposta efficace alle crescenti povertà, specie al Sud.

Qui parliamo di persone che vanno ascoltate, consigliate, guidate, se è vero che esiste una correlazione, come evidenziato anche dall’Osservatorio della Caritas Italiana 2023,  tra povertà e bassa scolarità. 

Tra coloro che chiedono aiuto, infatti, ben il 44 per cento ha la sola licenza media inferiore, il 16 per cento non è andato oltre le elementari e il 6 per cento è addirittura analfabeta. 

I due terzi di chi ha bisogno, dunque, sono poco istruiti, faticano maggiormente a trovare un‘occupazione regolare d hanno difficoltà ad esercitare i propri diritti costituzionali.

In un contesto nel quale la povertà non è solo economica – è a rischio un pugliese su tre (Istat) – ma è anche educativa, abitativa, occupazionale, sociale, è proprio dalla scuola che bisognerebbe ricominciare, anche per invertire decisamente l’attuale andamento demografico ed il processo di desertificazione del territorio e del Mezzogiorno più in generale.

Uno studio di Openpolis indica per la provincia di Taranto un -13,9 per cento di residenti tra 0 e 4 anni nel 2030; insomma, si passerebbe dai 20.383 bambini del 2020 ai 17.558 del 2030.

Va da sé che l’offerta di asili nido resta ben lontana da quel 3 per cento previsto come obiettivo della missione 4C1 del Pnrr; ancora peggio è che gli attuali Piani ministeriali mirano ad affrontare questa emergenza non già investendo e quindi ampliando l’offerta formativa, bensì ridimensionando classi edistituti scolastici.

E che dire della dispersione scolastica che, secondo il dato dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia, ha registrato a Taranto 1.700 iscrizioni in meno nel 2021/2022, con l’aggravante del mancato tempo pieno che aumenta le difficoltà, per le famiglie e in particolare per le donne, di contemperare esigenze lavorative con quelle familiari?

E’ evidente come la povertà educativa attesti oggi qui anche l’insufficienza di politiche di coesione economica, sociale e territoriale – con investimenti a favore dell’occupazione e della crescita – in grado di coniugare lo sviluppo del territorio con una qualità di vita di donne e uomini, lavoratori e pensionati, giovani e ragazzi che non adotti esclusivamente l’indicatore economico come indice di felicità e di soddisfacimento dei bisogni fondamentali, per essere considerati cittadini a tutto tondo. 

E’ per questo che come sindacato e, in particolare, come Cisl, continuiamo a sostenere che il  miglior antidoto alla povertà ed alla emarginazione sociale, è il lavoro. 

I Padri costituenti ebbero una visione di lungo respiro nel progettare un nuovo modello di Paese, sotto tutti gli aspetti sociali,economici e politici, puntando principalmente sul valore della persona e lanciando un messaggio ben preciso alle successivegenerazioni, cioè che per dare valore e dignità alle persone l’unica strada sia garantire loro il lavoro.

Vanno in questa direzione i contenuti dei Protocolli che abbiamo sottoscritto rispettivamente con la Provincia (Governancedello sviluppo) e la ZES ionica (Tavolo Sociale Permanente),giacché per noi crescita, buona occupazione, formazione, sono variabili essenziali per quella transizione ecologica, industriale e sociale cui siamo sollecitati come Paese e, soprattutto, come comunità locale.

Taranto ha necessità di far diventare il lavoro e, con esso,l’inclusione sociale l’obiettivo cardine dello sviluppo e della crescita dell’intero territorio ionico che sia certamente sostenibile, soprattutto per i giovani, le donne, le lavoratrici e i lavoratori attuali coinvolti in tante situazioni di crisi aziendale, a partire dai settori appalto e indotto della exIlva, i cui destini appaiono ancora incerti.

Al riguardo non ripeteremo mai abbastanza che a fronte dei tanti proclami su improbabili piani futuristici, da cui è pressoché impossibile individuare tracce di piano industriale, il fallimento di quella fabbrica rappresenterebbe per Taranto una bomba sociale dal punto di vista occupazionale ed un fallimento produttivo, industriale ed economico anche per il Paese.

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