«Papa Francesco ci ha fatto uscire dalla riserva indiana in cui la cultura moderna dell’efficienza a tutti i costi, della velocità, del tutto e subito, a volte anche di un micidiale “usa e getta” applicato alle persone, ha cercato di relegarci se non proprio nasconderci, e dove in modi diversi cerca di risospingerci». Alberto Farina, segretario generale regionale della Federazione pensionati Cisl, in un’intervista al settimanale “SulcisIglesienteOggi”, evidenzia il significato non solamente sociale, soprattutto per gli under 65 sardi, del messaggio del Papa in occasione della IV Giornata mondiale dei nonni e degli anziani.
« “Nella vecchiaia non abbandonarmi” – l’accento è posto soprattutto sulla solitudine degli anziani. Un’emergenza valida in gran parte del pianeta. Quindi anche in Sardegna, dove pure non mancano – dice Farina – testimonianze dei legami intergenerazionali di una società a lungo patriarcale. Anche nella nostra isola da alcuni decenni il problema della solitudine comincia ad assumere aspetti preoccupanti. In questa regione ci sono le precondizioni per la solitudine: quasi 70 mila vedovi/e over 65; circa 46 mila celibi/nubili nella stessa fascia d’età, complessivamente un quarto degli oltre 414 mila sardi ultrasessantacinquenni, che sono il triplo della popolazione compresa tra zero e 14 anni.».
La situazione socio-economica favorisce la solitudine degli anziani
« Soprattutto nei centri minori, in particolare nelle aree interne, dove le dinamiche sociali sono ridotte al minimo, manca il lavoro, i giovani diplomati e laureati sono quasi costretti a emigrare. Se si spostano per lavoro, non tornano più. Forse, nel fine settimana, quelli che abitano in Sardegna. Il distacco è graduale, ma costante nel tempo. Per questo la FNP da decenni sostiene che il problema dello spopolamento e dell’inverno demografico si risolve col lavoro. Quindi il lavoro non solo evita lo spopolamento, ma anche contrasta, almeno in parte, la solitudine».
Ogni anno il Papa richiama l’attenzione su un problema diverso
« Nel 2023 ha evidenziato la necessità di conservare il rapporto intergenerazionale tra anziani e giovani, il ruolo educativo-affettivo dei nonni verso i nipoti. Il nostro sindacato da anni declina, in Sardegna, questo tema anche in una prospettiva socio-economica. Giovani che lavorano e realizzano i loro progetti di vita sono una assicurazione sulla vita per i pensionati, generano benessere, migliorano la società. Voglio ricordare che la pensione degli anziani spesso integra, se non sostituisce, il reddito di molte famiglie dove figli e nipoti hanno un lavoro precario o sono disoccupati».
Tema della II Giornata è stato “Nella vecchiaia daranno ancora frutti” (Sal 92,15).
Un tema che – dai molti discorsi dedicati dal Papa alla nostra condizione ( anche un ciclo di specifica catechesi), a quanto ci ha detto nell’incontro nonni-nipoti del 27 aprile scorso ( presente la FNP sarda con una delegazione di oltre 100 persone) – rispecchia il pensiero di Francesco sull’anzianità, intesa non come “un momento per tirare i remi in barca”, ma una via da percorrere, “una vocazione” da perseguire “per riempire il vuoto dell’ingratitudine” che circonda la vecchiaia. Noi parliamo di invecchiamento attivo; abbiamo creato enti specifici, il nostro si chiama Anteas, per riversare la nostra cultura, organizzazione, le energie, anche le nostre risorse, in iniziative di solidarietà, utili soprattutto nei piccoli centri».
L’invecchiamento attivo non solamente nel senso della solidarietà.
«L’invecchiamento attivo è una politica per gli anziani. L’OMS nel 2002 l’ha definito come “il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano”. Perché l’invecchiamento attivo non sia solo un’enunciazione di principio, bisogna farlo rientrare nella politica del Comune, della Regione, dello Stato. Richiede una serie di altre azioni: un approccio di genere, preparazione del mercato del lavoro, crescita economica equa e sostenibile , apprendimento lungo tutto l’arco della vita, adattare i sistemi di protezione sociale, sostegno ad assistenza informale agli anziani , integrazione e partecipazione degli over 65 nella comunità locale».
In Sardegna si può fare questa politica per l’invecchiamento attivo
« Si deve fare, soprattutto nella nostra terra dove il contesto è più problematico rispetto ad altre regioni. Il reddito delle pensioni di vecchiaia è pari a un importo medio mensile regionale di 1.090,34 euro (calcolato al lordo), che coincide con quella individuata per la povertà relativa (1.085 euro per un nucleo composto da due persone). In soldoni vuol dire che la media dei pensionati sardi è povera. Le pensioni assistenziali registrano un dato medio mensile degli assegni sociali pari a 408,97 euro e di 426,44 euro per gli invalidi civili. Importi che evidenziano quanto pesa la povertà materiale tra gli anziani e, di conseguenza, quanto sia urgente intervenire con un welfare diffuso e generativo che rafforzi le politiche sociali e socioassistenziali. La politica deve mettere questo tema ai primi posti della sua agenda. Quale è la qualità della vita di questi anziani, quante rinunce devono fare; quali sono le condizioni delle loro case senza manutenzione, riscaldamento; nonni che non possono concedersi un giorno di vacanza, una gita?»
Questo spiega tanti comportamenti degli anziani
«Da tanto, troppo, tempo denunciamo che i sardi hanno perso il diritto alla salute, garantito dalla nostra carta costituzionale. Un cittadino su cinque rinuncia a curarsi a causa delle lunghe liste d’attesa nella sanità pubblica e all’impossibilità di pagare le visite specialistiche presso la sanità privata. Quasi 130 mila sardi vivono in stato di grave deprivazione».
Le proposte della FNP Sardegna?
«Riguardano fisco, povertà, non autosufficienza e sanità. La Presidente Alessandra Todde ha preso con i sindacati su questi temi impegni precisi, annunciati nel programma con cui ha vinto le elezioni. Le abbiamo già fatto sapere che si tratta di problemi urgenti. Soprattutto quelli che riguardano la salute non possono attendere. I pensionati sono sempre pronti a mobilitarsi per una causa giusta».