Anche in Sardegna la pandemia ha presentato il conto dell’interruzione del turnover negli ospedali, della mancata programmazione degli accessi alle Scuole di Specializzazione , del blocco degli investimenti perpetuati negli anni in cui si parlava solo di risparmi. Quando i finanziamenti non sono sufficienti o non seguono percorsi di efficacia, spesso e volentieri si incorre in tagli lineari. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti : aumento delle liste d’attesa, riduzione dei servizi, aumento della spesa per i cittadini, o addirittura rinuncia alle cure, operatori sanitari che lavorano in debito d’ossigeno per cercare di ovviare alle carenze generate da anni di errori di programmazione.
In questa “diagnosi” politico-sanitaria il severo giudizio della Federazione Cisl Medici della Sardegna riunita per il V Congresso regionale di categoria, al termine del quale Luciana Cois è stata rieletta segretaria generale della categoria. In Segreteria anche Sara Piu e Giovanni Spanu.
“Questi «tagli» hanno avuto conseguenze nefaste – ha detto Luciana Cois nella relazione al congresso presieduto dal segretario generale Cisl, Gavino Carta – sia per la dirigenza medica e sanitaria che per la medicina convenzionata: carenza di medici in tutti i servizi, progressivo impoverimento di personale di supporto, carenza di tecnologie e di materiali. Si parlava di risparmi e… la qualità costa, ma costa ancora di più la non qualità: il non fare le cose giuste o non farle al momento giusto con effetti negativi in tutti gli ambiti della sanità e grave danno per la popolazione”.
Molte delle carenze della sanità sarda dovrebbero essere colmate dal Piano dei Servizi sanitari regionali recentemente predisposto dalla Regione : “documento di fondamentale importanza per la programmazione degli interventi futuri in tema di servizi sanitari”. Un PSSR che “Purtroppo anche in questo caso non esplicita – ha aggiunto Cois – in che modo si adeguerà il numero dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali alle reali esigenze della popolazione sarda. Occorre attivare in Sardegna una cultura della valutazione dell’utilità reale delle politiche sanitarie”.
Per tutelare il diritto alla salute i medici Cisl chiedono: piante organiche sufficienti e incentivi economici soddisfacenti; strutture adeguate , attrezzature efficienti, personale di supporto idoneo, “ che ci permettano di lavorare con qualità invece di sentirci in “trincea” ad affrontare quotidianamente carenze ed adempimenti burocratici che vengono gravati sulle nostre spalle”, hanno detto i medici della Cisl.
Non si può più parlare di ridimensionamenti, ma occorre rafforzare – secondo la Cisl Medici – il rapporto e l’integrazione tra centri ospedalieri e medicina territoriale. Un’ultima proposta operativa della segretaria Cisl Medici, Luciana Cois : “E’ necessario che gli specialisti operativi nel territorio possano fare uso di uno Strumentario di ultima generazione, tale da porre diagnosi estremamente precoci e indirizzare, alla struttura ospedaliera, i soli pazienti gestibili esclusivamente in questo ambito”.