“Spesa sociale e spesa sanitaria vanno il più possibile integrate per consentire che le risorse vengano spese al meglio e procurino interventi efficaci”. E’ quanto sottolinea il segretario regionale della Fnp Cisl Sardegna in una nota che così prosegue: “Quello che non sembra avvenire oggi in Sardegna, dove la spesa sanitaria pro capite è pari a 2.421 Euro (superiore alla media nazionale), ma i livelli dell’assistenza sono appena sufficienti, cioè non rispondono in maniera adeguata ai bisogni della popolazione. I servizi sociali fanno capo al Comune – che ha piena autonomia – quelli sanitari alla Regione. I due non sempre si coordinano. La loro integrazione consentirebbe di ritardare nel tempo il ricorso alla residenzialità protetta.
Gi anziani – un quarto della popolazione sarda è over 65; il 35% dei residenti nell’isola ha più di 60 anni – formano la categoria più esposta al mancato o ridotto coordinamento tra servizi sociali e sanitari. Soprattutto le persone non autosufficienti: 108 mila in Sardegna tra percettori di invalidità civile e indennità di accompagnamento.
Ecco alcune situazioni in cui la Regione – titolare quasi in esclusiva delle risorse destinate alla sanità – da almeno 20 anni si mostra inadeguata e “matrigna” verso gli anziani.
Ricoveri – La Sardegna registra ritardi sistematici rispetto alla media nazionaleper interventi oncologici alla mammella (circa 65 giorni) e al colon-retto (50 giorni), per bypass coronarico (61 giorni) e per ricoveri in day hospital per chemioterapia (oltre 20 giorni). Le maggiori difficoltà sono relative ai ricoveri con priorità entro 30 e 60 giorni (fonte Crenos).
Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) – In Sardegna nel 2022 il servizio è erogato solamente nel 15,6% dei Comuni con copertura dello 0,1% della popolazione anziana ( in Italia il 38% dei comuni per lo 0,5% degli anziani). Media Comuni del Centro Nord Italia (41,5%), media comuni Mezzogiorno (30,9%).
Cure palliative – La Sardegna assicura oggi una copertura del bisogno pari a meno del 5%. Secondo dati ufficiali del Ministero in Trentino la copertura ha superato il 70%, in Veneto il 55%, in Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna è sopra il 40%, Lazio e Umbria tra 39 e 36%. Puglia al 33%, FVG al 31%, Sicilia al 23%. Di contro, in Sardegna non raggiunge il 5% (4,3%), in Calabria appena il 6,4%, in Campania e nelle Marche circa l’8,5%.
Vicinanza ospedali – Attualmente, il 64% della popolazione sarda (oltre 1 milione di persone) raggiunge l’ospedale più vicino in meno di 15 minuti, il 29% impiega tra 15 e 30 minuti e quasi il 7% (oltre 105mila persone) supera i 30 minuti.
Tempi accesso al pronto soccorso – Solo il 57% dei sardi vi arriva entro 15 minuti, il 28% tra 15 e 30 minuti e il 14% (oltre 200mila persone) impiega più di 30 minuti. (Fonte Crenos).
Rinuncia alle cure – La Sardegna è la regione con il tasso più alto di rinuncia alle cure sanitarie: il 13,7% della popolazione dichiara di aver rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici per motivi economici, difficoltà logistiche o per le lunghe liste d’attesa. Un valore, quasi doppio rispetto alla media nazionale (7,6%), che rappresenta un primato negativo stabile dal 2017. Il fenomeno colpisce in particolare le donne, che nell’isola hanno una probabilità del 30% più alta rispetto agli uomini di rinunciare alle cure”.