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XIII Congresso Cisl Sardegna.  Carta: « La crisi economica è diventata in Sardegna una questione sociale». Il Presidente della Regione accoglie la proposta del sindacato di una cabina di regia per governare il presente e progettare il futuro. Domani  chiude i lavori Gigi Sbarra

Pubblicato il 8 Mar, 2022

 

 

La Cisl aveva chiesto nei giorni scorsi alla Regione, e il segretario regionale Gavino Carta  l’ha ribadito oggi in apertura del  XIII congresso regionale, una cabina di regia per governare il presente e progettare il futuro. Il Presidente della Giunta Christian Solinas ha accettato la sfida «per una collaborazione stretta con le parti sociali, capace di tracciare una prospettiva di sviluppo per i prossimi 50 anni. Il sindacato e la politica regionale devono da subito sedersi intorno a un tavolo – ha detto il Presidente –  per indicare la via che metta al centro gli interessi della Sardegna. Inauguriamo una nuova stagione di collaborazione, sinergia e concertazione per portare la nostra isola fuori dalla crisi».

Una cabina di regia da avviare al più presto, per il segretario generale, perché la crisi economica è diventata in Sardegna una questione sociale, con le caratteristiche di una vera  e propria emergenza, ormai quasi endemica,  con povertà materiale ed esclusione per molti sardi dal godimento di servizi primari, a iniziare da quelli sanitari,  mentre aumentano gli squilibri territoriali e dello spopolamento, che penalizzano ormai decine e decine di comunità, la disoccupazione giovanile e di genere, la precarietà del lavoro.

 Con questo preoccupante scenario il segretario generale Gavino Carta ha aperto, questa mattina ad Arborea, la relazione congressuale davanti a 178 delegati in rappresentanza di 141.158 soci organizzati in 18 federazioni di categoria e otto Unioni Sindacali. Indicati subito gli obiettivi principali da perseguire: lavoro e lotta alla povertà.

Rilanciare sviluppo e lavoro deve essere l’obiettivo immediato e in prospettiva della cabina di regia, che dovrà rivedere il Programma regionale di sviluppo, concepito all’inizio del 2020, prima della pandemia. «Riteniamo fondamentale assicurare piena operatività non solo formale, ma sostanziale, alla cabina di regia, attivando al suo interno specifici Tavoli regionali di settore dedicati al confronto nell’ambito del Pnrr e del Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC) – ha sottolineato Carta – con l’obiettivo di aumentare l’efficacia delle politiche che si stanno componendo a livello regionale, nel momento in cui si sta chiudendo la programmazione dei Fondi SIE 2014-2020, si stanno definendo i Programmi operativi FESR, FSE+ e Just Transition Fund».

Per assicurare sviluppo e lavoro Carta chiede almeno 9 interventi prioritari: 1) revisione del piano generale di sviluppo che contempli il ciclo unico di programmazione delle risorse, comprese quelle del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la nuova programmazione dei fondi strutturali per il nuovo settennio, il React-Eu, Il Piano di Sviluppo Rurale e il Fondo Transizione Giusta, nell’ottica della programmazione unitaria e partecipata.2) Programmazione e avvio della strategia regionale per lo sviluppo sostenibile, come impegno e articolazione territoriale e regionale della relativa strategia nazionale, e come riferimento all’agenda 2030 dell’ONU, parte fondamentale del Programma Regionale di Sviluppo della Sardegna. 3) Rafforzamento delle politiche e degli interventi per le infrastrutturazioni materiali e immateriali dell’Isola. 4) Rilancio delle politiche per i trasporti interni, la mobilità delle persone e delle merci da e per la Sardegna, con adeguati investimento sull’ammodernamento della rete ferroviaria e viaria, per collegare i principali centri abitati e la rete dei porti ed aeroporti sardi, una continuità territoriale aerea e marittima. 5) Rete telematica, funzionalità e razionalità degli assetti idrici. Investimenti sulle reti e sulle infrastrutture digitali dell’Isola rappresentano il volano per ridurre il gap con le regioni più sviluppate. 7) Completamento entro l’anno dell’iter legislativo ed autorizzativo per approvvigionare e distribuire il gas naturale in Sardegna, sviluppo dell’infrastruttura di stoccaggio/ri-gassificazione a Porto Torres e Portovesme e Fiume Santo, la riconversione dei siti di produzione termoelettrica, secondo canoni di giusta sostenibilità ed equità sociale.Occorre inoltre un urgente e deciso sviluppo delle rinnovabili, degli impianti di trattamento e incenerimento dei rifiuti residui con recupero dei materiali ai fini dell’economia circolare e produzione di energie elettrica/termica e di produzione di biogas da quelli agricoli. 8) Riforma, potenziamento e velocizzazione della P.A. 9) Provvedimenti per le aree, come Ottana, che necessitano di una vera e propria “riconversione” e ri-ambientalizzazione.

 Con una precisazione del segretario generale Gavino Carta: «Lasciare indietro l’industria, disinteressarsi del suo destino, pensare che si possa vivere con il solo turismo, i ristoranti e bar, significa non avere chiaro che corriamo il serio rischio, come regione, di restare definitivamente indietro».

Nove interventi urgenti, dunque, per una conversione a U dell’economia sarda proposti dalla Cisl sarda. Tutti realizzabili  perché ci sono le risorse, 7,3 miliardi che attendono soltanto di essere  spesi anche subito, di cui 2,7 miliardi di euro dai Fondi comunitari 2014-2020; 1,7 miliardi di euro  derivanti dal Fondo Sostegno e coesione 2014-2021, altri  2,9 miliardi  dei Fondi comunitari 2021-2027.  La Regione  avrà anche una quota dei 66 miliardi del PNRR. In arrivo anche  risorse per le ZES (Zone economiche speciali).

La crisi economica in Sardegna ha preso i connotati di un’emergenza sociale, perché la povertà ha raggiunto livelli drammatici: un numero notevole di persone e nuclei familiari vive in una condizione di povertà assoluta, relativa o di scarsa disponibilità di risorse finanziarie e materiali. Nel 2021 oltre 200 mila persone hanno fatto richiesta di  poter ricorrere alle diverse categorie di assegni Inps. Per non dire che la media delle pensioni Inps  non supera 762 euro/mese. Figli della questione sociale, della precarietà del lavoro e della disoccupazione sono gli squilibri territoriali e lo spopolamento. La Banca d’Italia ha documentato per la Sardegna, per il 2020 e per il 2021, una riduzione del reddito disponibile delle famiglie del 5,1% rispetto all’anno precedente, contro la media del 2,7 in Italia.

Il problema povertà porta alla fuga dalle aree interne e disegna un’isola ciambella: vuota al centro, lungo le coste grande concentrazione di persone. Oltre all’aspetto demografico è necessario rilanciare il tema delle aree interne come dimensione economica e sociale in difficoltà, sulle quali è indispensabile intervenire. Anche per tutelare l’ambiente. Il 90% dei comuni delle aree interne ha una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, l’83% sotto 3.000 abitanti. « Le politiche dell’accoglienza e il fenomeno dell’immigrazione in Sardegna possono intersecarsi positivamente –  ha detto Carta –  per invertire il trend di invecchiamento della popolazione e lo spopolamento. Non si tratta tanto e solo di garantire accoglienza per ragioni umanitarie, ma di rendere le persone accolte soggetti attivi nelle nostre comunità, mettendole in condizioni di dare il proprio contributo, garantendo loro i diritti di cittadinanza del lavoro e la possibilità di ricongiungere i propri familiari nel nostro paese e in Sardegna».

La lunga prima giornata congressuale nel pomeriggio ha vissuto un importante momento di riflessione con la tavola rotonda sul tema “Violenza e discriminazione di genere. Scenari e azioni verso un orizzonte di libertà e giustizia sociale”, concluso dal segretario confederale Ignazio Ganga.

Alle 12,30 di domani l’intervento del segretario generale Gigi Sbarra. Nel pomeriggio elezione del Consiglio generale della Cisl sarda e, a seguire, del segretario generale per il prossimo triennio.

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