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Toscana. Dazi USA, allarme Cisl per la Città metropolitana di Firenze

Pubblicato il 14 Lug, 2025


“La capacità di esportare, finora fiore all’occhiello dell’area metropolitana fiorentina, per colpa dei dazi statunitensi rischia di diventare il nostro tallone d’Achille, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Siamo la seconda provincia italiana più esposta. Chi ha responsabilità politica si attivi velocemente.” A dirlo è il segretario generale Cisl Firenze-Prato, Fabio Franchi, che lancia un grido d’allarme alle istituzioni nazionali ed europee.“Abbiamo sempre apprezzato e conosciuto la capacità dell’export della nostra Città metropolitana – dice Franchi – ma oggi tutto ciò, dopo l’ennesimo annuncio di nuovi dazi da parte del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, impone a coloro che hanno ruolo di responsabilità politica di attivarsi velocemente e senza particolari titubanze perché sono a rischio centinaia di imprese e migliaia di dipendenti in un contesto produttivo già fragile. “ “Varie recenti indagini statistiche e report, pubblicate da Camera di Commercio di Firenze, Banca d’Italia e Irpet, ci dicono che Firenze è la 3 provincia in Italia per volumi esportati, nel 2024 circa 24,5 miliardi; che gli Stati Uniti da sempre sono il nostro primo mercato di riferimento, con oltre 6 miliardi di export e che per quel mercato Firenze è solo dietro Milano. Questi dati e questo apprezzamento delle nostre imprese fa sì che Firenze sia la seconda provincia d’Italia a più esposta alle ricadute nefaste dei dazi trumpiani. I settori più a rischio sono quelli del farmaceutico, della moda (già fortemente indebolita dalla crisi del settore), della meccanica dell’agroalimentare, del vino. “Spetta anche a noi sindacati e alle parti datoriali – aggiunge Franchi – vivere questo periodo come una necessaria verifica dell’assetto produttivo della nostra Città metropolitana: la ridotta dimensione aziendale, gli scarsi investimenti in ricerca e sviluppo, l’innovazione del prodotto, la questione salariale, il ruolo dei giovani nelle aziende e la valorizzazione del loro sapere devono stare al centro di un nuovo patto di responsabilità sociale.”

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