Quando si analizzano dati statistici o demografici di un territorio si punta a coglierne anche le tendenze macro e le criticità che oggettivamente possono emergere. Ed è un’occasione per riflettere insieme, come attori sociali, sulla nostra città, sulle criticità e le sfide che nel quadro economico e nel mondo del lavoro ci interpellano e per proseguire in quel confronto che deve guardare al domani in modo complessivo, per il bene dell’intero territorio.La ricerca affronta vari aspetti su cui risaltano in modo sostanziale tre questioni rilevanti :
- il fenomeno demografico, che registra una diminuzione di persone in età lavorativa preoccupante;
- il disallineamento fra domanda e offerta di lavoro che lascia pesanti interrogativi per i prossimi anni;
- il dato complessivo sul livello retributivo dei dipendenti e in particolare di quelli del manifatturiero;
Su questi punti è un dovere interrogarsi.All’interno della ricerca, noi per primi, abbiamo premesso che il dato medio è alterato anche dal distretto parallelo e da dinamiche di evasione fiscale e contributiva, ma il confronto con le altre province toscane obbliga a una riflessione tutte le associazioni della nostra comunità.Liquidare il tema con la sua preoccupazione del danno d’immagine della città non serve a nessuno e rischia di spostare in avanti temi su cui provare a rafforzare il nostro fare sistema, a partire da una riflessione seria sulla politica dei redditi e la redistribuzione della ricchezza nella nostra comunità locale.I dati che abbiamo esposto sono stati più volte spiegati e interpretati segnalando alcuni elementi che proprio Confindustria – che era presente – ha citato. Il dato dei redditi è infatti una media. Ma visto che le offerte di lavoro valgono per tutti e che abbiamo parlato di attrattività di un territorio anche nei confronti dei giovani, riportare che Prato è la 12 esima città in Italia per contribuenti assoluti e la 137esima per reddito medio da lavoro dipendente è semplicemente riportare la verità. E riportare che in media, nel settore manifatturiero, Prato è in ultima posizione tra tutte le province toscane è nuovamente dire la verità. Se è vero che il settore delle confezioni ha un reddito medio più basso, all’interno del macro-settore delle attività manifatturiere, è altrettanto vero che questo rappresenta la metà dei lavoratori in tutto il territorio pratese: stiamo parlando di 22.792 lavoratori su 44.447 nel 2021 nel settore manifatturiero. Non vogliamo alimentare la caccia alle streghe o raccontare che l’industria a Prato è brutta e cattiva. Intendiamo semplicemente sottolineare che c’è un lavoro importante da fare, da un lato per migliorare la qualità di chi lavora oggi nel territorio, italiani o cinesi che siano, dall’altro per far sì che tutta la filiera diventi attrattiva per le future generazioni di lavoratrici e lavoratori che, nei prossimi anni – come abbiamo visto nella ricerca – saranno sempre meno.Stare fermi, accettare l’esistente senza aver il coraggio di progettare un domani diverso, è un atteggiamento che la Cisl non attuerà.