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12simo congresso regionale Fim cisl Veneto. Riconfermato segretario generale Nicola Panarella: «L’Europa dormiente da anni sul fronte della transizione energetica:sarà questo a pesare più dei dazi»

Pubblicato il 14 Apr, 2025

«La guerra dei dazi Usa darà un ulteriore colpo al già traballante sistema produttivo europeo, che paga una politica incapace di far fronte al nuovo scenario mondiale e in forte ritardo nel rispondere alle sfide della transizione verde e digitale. Presa in contropiede, in particolare per il settore dell’automotive, l’Europa pare accorgersi solo ora della necessità di una strategia economica unitaria e di tecnologie da mettere in campo, oltre che di risorse da destinare. Un esempio su tutti sono le auto elettriche: se oggi non si vendono non è solo per gli alti costi di acquisto, ma anche perché mancano infrastrutture di ricarica adeguate. Il problema non è dunque il Green Deal in sé, è piuttosto una questione di visione e programmazione». Così Nicola Panarellariconfermato segretario generale di Fim Cisl Veneto, la categoria dei metalmeccanici, riunita il 2 e 3 aprile a Soave (Verona) per il suo 12° Congresso regionaleAccanto a lui restano in Segreteria Serena Iacovelli, di Verona, e Angelina Frison, di Pove del Grappa (Vicenza). 

Anche se il Veneto si distingue ancora per una forte vocazione manifatturiera, le criticità non mancano. Il settore metalmeccanico nello specifico, con oltre 22mila imprese registrate nel 2024 e quasi 262mila lavoratori dipendenti nel 2023 (ultimi dati disponibili, fonti, rispettivamente: Infocamere Movimprese e Inps), sta infatti affrontando con molte difficoltà la transizione digitale ed ecologica, la crisi energetica e l’aumento dei costi di produzione. Lo dimostrano anche gli ultimi dati relativi a cassa integrazione guadagni e crisi aziendaliper il 2024 +59% delle ore autorizzare di cig rispetto all’anno precedente e ben il 32% di crisi aziendali nel settore rispetto alle totalvenetgestite

Sofferenza in primis per l’automotive, come noto, che in Veneto è rappresentato dal segmento della produzione di componentistica, già impattato in misura considerevole dalla difficile congiuntura. E pure per il termomeccanico, per il quale Fim Cisl Veneto lancia l’allarmeguardando al già anticipato, ma ancora non definito, passaggio indicato dall’Europa dalle caldaie a gas (che da noi contano anche aziende di buone dimensioni) alle pompe di calore.

«Le previsioni non sono delle migliori – spiega Panarella –. Oltre che con un’Europa rimasta dormiente, oggi facciamo i conti con la mancanza di vere politiche industriali nel nostro Paese. Ci aspettiamo scelte opportune in termini di politiche fiscali e di investimenti pubblici a supporto della crescita delle imprese come della ricerca, insieme a piani di sviluppo per le infrastrutture e ad adeguati ammortizzatori di sostegno alla transizione». E sul fronte della transizione ecologica, che resta imprescindibile ma deve essere equa e sostenibile e salvaguardare i posti di lavoro, è centrale il nodo delle energie alternative: «Siamo ancora troppo legati a sistemi di produzione di energia non sufficienti e a energia acquistata all’estero a caro prezzo – ribadisce ancora il segretario generale –. La decarbonizzazione può raggiungersi solo con un sistema misto per la produzione di energia. Se si vuole tanta energia (e ne servirà sempre di più), a basso costo e pulita, la politica del Nimby (not in my back yard, “non nel mio cortile”) deve essere superata come deve essere ripreso lo sviluppo di tecnologie fino ad oggi non utilizzate, compreso il nucleare, aumentando in maniera esponenziale gli investimenti sulla fusione e anticipando i tempi dell’entrata in funzione di quella tecnologia. È arrivato il momento di guardare meno agli utili e più al futuro del mondo».

A pagare in misura maggiore la crisi il prezzo delle transizioni molto più delle aziende sono i lavoratori, il cui Ccnl è peraltro scaduto da giugno 2024. Per questo sono in atto diverse azioni di mobilitazione, come lo sciopero nazionale dello scorso 28 marzo con Fiom Cgil e Uilm Uil. Fitte le trattative in corso con Federmeccanica e Assistal per il suo rinnovo, ma la transizione dell’automotive e la crisi energetica non aiutano certo a concludere i negoziati. 

Nato nel 1965 in provincia di Salerno, Nicola Panarella entra in Fim Cisl a tempo pieno nel 1999 diventando segretario generale di Fim Cisl Rovigo nel 2009 e poi segretario generale Fim Cisl Padova-Rovigo dal 2017 al 2020, dopo l’unificazione delle due province. Dal 2020 è segretario generale di Fim Cisl Veneto, che oggi conta 25.531 iscritti (dati 2024), in aumento nell’ultimo triennio. Terza categoria del sistema Cisl regionale tra i lavoratori attivi (pensionati esclusi), Fim Veneto è la seconda federazione cislina dei metalmeccanici dopo quella lombarda.

Come emerso a più voci al Congresso, centrali restano per il comparto ladifficoltà di reperimento di lavoratori, il necessario potenziamento della formazione per garantire le competenze adeguate ad affrontare le sfide della rivoluzione digitale ed ecologica, la tutela di salute e sicurezza sul lavoro einfine la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese per dare un impulso decisivo all’evoluzione delle relazioni industriali. 

«La partecipazione è identitaria per Cisl – ha sottolineato nel suo intervento il segretario generale di Cisl Veneto Massimiliano Paglini – Èl’architrave sul quale poggia il nostro dna fondativo, dai movimenti sociali cattolici alle leghe bianche. E la prossima approvazione della legge, che applica l’articolo 46 della Costituzione, sarà un fatto straordinario. In primo luogo perché uno dei rari casi di approvazione di una legge di iniziativa popolare, in secondo perché finalmente potremo avviare un processo di trasformazione dell’economia e della società che saprà generare maggiore distribuzione della ricchezza, più welfare, più sicurezza». Tema, quest’ultimo, su cui ha aggiunto: «Rimane la priorità assoluta della nostra azione, per questo chiederemo alle organizzazioni datoriali di avere ancor più coraggio e rafforzare i sistemi di prevenzione e di vigilanza, come fatto nell’artigianato con i rinnovi di fine 2024». E poi ancora: «A loro e alla Regione chiederemo anche di progettare politiche abitative, demografiche e industriali che ridiano centralità e attrattività al sistema veneto. Non dobbiamo rassegnarci al declino, ma unire le forze per difendere e rafforzare l’industria pesante, anche rendendola capace di convertirsi rapidamente a nuove produzioni».

Con il titolo “L’ERA della partecipazione: un altro mondo è possibile”, il Congresso ha visto la presenza anche del segretario generale di Fim Cisl nazionale Ferdinando Uliano. L’appuntamento rientra tra i Congressi delle varie categorie regionali e dei territori provinciali che porteranno il 15 e il 16 maggio all’assemblea regionale di Cisl Veneto.  

Un po’ di dati sul comparto

Il metalmeccanico è un comparto che in Veneto conta complessivamente 22.346 imprese registrate nel 2024, 261.757 lavoratori dipendenti nel 2023 e ha visto nel 2024 42.695 nuove assunzioni di lavoratori dipendenti (ultimi dati disponibili, fonti, rispettivamente: Infocamere Movimprese, Inps e Veneto Lavoro).

Sul fronte delle imprese, il trend dell’intero comparto metalmeccanico ha visto un progressivo calo in questi ultimi anni (-1,8% delle imprese registrate nel 2024 rispetto al 2023 e -5,6% rispetto al 2019); a fronte, invece, dell’andamento del numero di lavoratori dipendenti che ha visto un graduale aumento dal 2020 (242.223 lavoratori) al 2023 (261.757). E ancora, osservando il saldo tra assunzioni e cessazioni, pur restando sempre positivo negli ultimi quattro anni (2021-2024), il valore cala dapprima progressivamente e poi in modo drastico tra il 2023 (saldo +3700) e il 2024 (saldo +200). Una contrazione dovuta, in primis, alla forte riduzione del numero di assunzioni di lavoratori dipendenti nello stesso anno (-14% nel 2024 rispetto all’anno precedente). 

Guardando poi agli ammortizzatori sociali emerge con evidenza la criticità del comparto, che vede un esponenziale aumento del 59% delle ore autorizzare di cassa integrazione, passate da 26.110.432 nel 2023 a ben 41.523.032 ore nel 2024, corrispondenti a ben il 60% delle ore totali di cig autorizzate nella nostra regione (fonte: Inps). A questo si aggiunge anche il fatto che il metalmeccanico è il comparto maggiormente toccato dalle crisi aziendali, con 23 casi di crisi gestiti lo scorso anno (pari al 32% del totale) e più di 4.400 lavoratori coinvolti (fonte: Unità di crisi Veneto Lavoro, Regione del Veneto).

Andando più nel dettaglio, il settore automotive conta in Veneto 384 imprese registrate nel 2024, 905 assunzioni di lavoratori dipendenti sempre nel 2024 e 5.994 lavoratori dipendenti nel settore privato nel 2023 (fonti, rispettivamente: Infocamere Movimprese, Veneto Lavoro e Inps); il suo saldo tra assunzioni e cessazioni registra nel 2024 per la prima volta negli ultimi sei anni un valore negativo pari a -35, legato alla forte riduzione delle nuove assunzioni di lavoratori (-22,6% nel 2024 rispetto al 2023). Calano, inoltre, le imprese registrate in Veneto nel 2024: -3,5% rispetto al 2023 e -12,5% se confrontiamo con l’anno prepandemia, il 2019. 

Sul versante degli ammortizzatori sociali, nella sola filiera automotive veneta le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO) nel 2024 sono salite per le imprese industriali di ben +1.398% rispetto al 2023 (fonte: Veneto Lavoro, elaborazione dati Inps gen-set 2024), a cui si aggiungono quelle dell’artigianato che vede le ore rendicontate dell’ammortizzatore ordinario (AIS) aumentate del 55,6% nel 2024 rispetto all‘anno precedente e di oltre il 130% considerando il biennio 2022-2024 (Fonte: dati Fsba – Ebav, agg. novembre 2024).

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