«Il congresso è la massima espressione di democrazia di un sindacato e se siamo qui oggi è per far sintesi di un percorso condiviso che ogni militante, operatore e delegato ha animato, rendendolo intenso, vivace e ricco di contenuti». Con queste parole il segretario generale uscente Samuel Scavazzin, a nome di tutta la segreteria, ha aperto, questa mattina al Dominio di Bagnoli, il quarto congresso della Cisl Padova Rovigo. Per valutare i risultati raggiunti, il sindacato si è dotato di un bilancio di missione, propedeutico agli obiettivi che intende porsi. Quella che emerge è l’immagine di una comunità aperta e propositiva, da proiettare sulla rete di relazioni di cui la Cisl è parte. «I risultati del tesseramento – ha aggiunto Scavazzin – rappresentano la conferma dell’efficacia del nostro impegno e di una larga condivisione delle scelte operate in questa delicata fase sociale ed economica per tutto il Paese, attraverso un quotidiano lavoro straordinario dei nostri militanti, donne e uomini, nei luoghi di lavoro, che hanno reso il nostro sindacato sempre più multietnico, multiculturale e aperto alle istanze dei giovani. La media del tesseramento nel quadriennio 2021 – 2024 supera i 96mila iscritti. I pensionati sono il 45%, pertanto la maggioranza dei tesserati è riferita ai lavoratori attivi, la cui media si attesta su un valore di quasi 53mila». In questi anni il sindacato ha potenziato i servizi e implementato la distribuzione degli sportelli sul territorio. Oltre alla tutela previdenziale e fiscale con Inas e Caf, è stato registrato un aumento delle richieste generalizzato.
Un buon esempio di sinergia sul territorio è quello nato dai progetti elaborati nell’ultimo biennio con la partecipazione ai Programmi di Politica Attiva Gol e tramite FSE Plus ai bandi finanziati Pari, Age management e Passi. Lo Sportello Servizi al lavoro ha contribuito a formare 420 persone per un totale di circa 350 ore attraverso formazione d’aula, laboratori, focus group e seminari. Intensa anche l’attività dello sportello sicurezza, creato per offrire informazioni, orientamento e consulenza sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e per supportare l’attività degli Rlst, e dell’ufficio vertenze, che nell’ultimo biennio ha assistito 5.180 persone.
Le prospettive per il futuro sono state raccolte in un manifesto, dal titolo “Insieme per un futuro partecipato”. In testa alle priorità, la salute e sicurezza sul lavoro. «Il nostro intento – ha detto Scavazzin – non è quello di modificare la normativa esistente, ma di renderla più efficacie, perché le misure di tutela siano più conosciute, più applicate e più monitorate. Vogliamo rafforzare la formazione, rivolta non solo ai lavoratori, ma anche ai datori di lavoro, perché comprendano che il rispetto delle regole non è un costo per l’azienda, ma un vantaggio per tutti. La cultura della sicurezza sul lavoro va diffusa fin dai banchi di scuola e inserita nei programmi degli istituti di ogni ordine e grado. È necessario dare piena agibilità alla rappresentanza in ogni luogo di lavoro, rafforzando la contrattazione di prossimità per declinare le misure di prevenzione e protezione nella singola impresa».
Al secondo punto del manifesto, le prospettive di crescita e partecipazione condivisa, attraverso modelli di governance che valorizzino il contributo dei lavoratori nei processi decisionali delle aziende e contribuiscano ad indirizzare gli investimenti verso la creazione di una occupazione stabile e di qualità. Particolare impegno sarà dedicato allo sviluppo di un welfare territoriale più equo e accessibile. «Siamo agli albori di una rivoluzione che trasformerà profondamente il sistema dell’assistenza sanitaria e dei servizi sociali territoriali. Intendiamo presidiare l’attuazione di questa riforma che coinvolge tutte le federazioni e rafforza l’azione confederale del nostro sindacato, perché siano garantite la realizzazione delle Case della Comunità e degli Ambiti Territoriali Sociali entro il 2026, affinché ogni cittadino possa avere accesso a cure di prossimità e a servizi sociosanitari integrati». Il welfare territoriale interessa anche il tema della politiche abitative, necessarie a favorire l’accesso alla casa per le famiglie, i giovani e le fasce più deboli della popolazione. Tra gli obiettivi della Cisl Padova Rovigo per i prossimi anni, percorsi di orientamento professionale rivolti ai giovani in linea con le esigenze del mercato del lavoro e investimenti per attrarre e trattenere talenti in collaborazione con Università, centri di ricerca e aziende, il potenziamento delle politiche per la riqualificazione dei lavoratori attivi. Infine, la qualità del lavoro, «che è anche qualità della vita – ha concluso Scavazzin – Non è solo una questione economica, ma una sfida morale. La sfida di rendere la flessibilità che cercano i giovani un fattore positivo per la produttività e non un elemento di debolezza. Perché questo accada è necessario rafforzare le tutele e creare una rete sussidiaria che coniughi formazione continua, riqualificazione professionale e sostegno al reddito. E servono politiche aziendali innovative proiettate verso la partecipazione».
Dopo i saluti degli ospiti, rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni di categoria e di Cgil e Uil, e gli interventi di alcuni dei delegati, la prima giornata si è conclusa con l’intervento dei segretario generale della Cisl Veneto Massimiliano Paglini. «Facciamo parte di un’organizzazione che ha saputo dettare la rotta di questo Paese e anche del Veneto. E oggi con la legge sulla partecipazione abbiamo una ulteriore grande opportunità. Abbiamo il dovere di emancipare le persone che ci affidano la loro rappresentanza per renderle persone libere e autonome, anche rispetto al senso stesso del lavoro. Questo dovere è una grande responsabilità. La Cisl è nata dal pensiero che il lavoro sia uno strumento per realizzare la persona e non una prestazione offerta in cambio di salario». Rispetto alle molte sfide aperte per il Veneto Paglini ha detto: «Ci sono molte emergenze che dovremo affrontare, e servirà farlo facendo sinergia tra pubblico e privato. La prima emergenza è quella demografica: tra quindici anni avremo il doppio degli over65 e dei non autosufficienti di oggi, se non si metteranno in campo politiche demografiche adeguate. Una seconda emergenza è senz’altro quella abitativa. La terza, strettamente connessa all’invecchiamento della popolazione, è sociale che per noi si affronta prevalentemente con l’applicazione della normativa sugli ambiti territoriali sociali, ma anche con l’avvio di forti sinergie tra welfare pubblico e contrattuale. Rispetto agli ATS, abbiamo chiesto il mantenimento della natura giuridica pubblica dei nuovi enti, perché non possiamo perdere le competenze e i ruoli delle migliaia di lavoratori pubblici coinvolti».