Una carenza di personale cronica che da tempo limita e rischia ormai di compromettere irreversibilmente il corretto funzionamento dei presidi di giustizia in provincia di Belluno. Cgil, Cisl e Uil territoriali unite per denunciare la grave situazione in cui versano da anni la Procura della Repubblica, il Tribunale, l’U.N.E.P., l’Ufficio del Giudice di Pace e la Casa Circondariale di Belluno e per chiedere al Prefetto l’apertura di un tavolo di confronto per l’individuazione di soluzioni concrete e risolutive. In Procura, la percentuale di scopertura è del 47%: vi operano 14 lavoratori rispetto ai 26 previsti dalla pianta organica. In Tribunale la fotografia del personale vede la presenza di 22 lavoratori rispetto ai 45 previsti daII’organico di diritto, con una percentuale di scopertura del 50%. All’U.N.E.P. sono presenti solo 6 lavoratori rispetto ai 15 previsti (in particolare mancano 5 funzionari sui 7 previsti, un ufficiale giudiziario sui 4 previsti e 2 assistenti sui 4 previsti) con una scopertura del 60 %. Nell’Ufficio del Giudice di Pace di Belluno la carenza di personale inaccettabile: la percentuale di scopertura è dell’80%, con la presenza fisica di una sola figura amministrativa, contro i cinque previsti. Alla Casa Circondariale di Belluno lavorano 6 persone su un organico di diritto previsto di 16 unità, con una carenza del personale pari al 63%.Se da un lato la nomina della nuova presidente del Tribunale, la dott.ssa Silvia Ferrari, ha consentito la riattivazione della Sezione Lavoro – rimasta ferma per mesi – e la ripresa dell’attività del settore fallimentare, dall’altro permane un quadro critico legato alla grave insufficienza di organico. Il rischio concreto, secondo Cgil, Cisl e Uil, è la paralisi del sistema giudiziario provinciale, già indebolito dalla chiusura della sede distaccata del Tribunale di Pieve di Cadore e di quelle del Giudice di Pace a Feltre e Cortina, in un contesto dove la carenza di servizi e le difficoltà di mobilità aggravano ulteriormente la situazione. Proprio in questi giorni, alla Camera dei Deputati, è in discussione un emendamento al DDL Montagna che prevede misure per favorire la mobilità del personale verso i presidi delle aree disagiate. I sindacati auspicano che si vada in questa direzione, rendendo strutturali e durature le soluzioni adottate. “I cittadini bellunesi possono attendere, sembra questo ormai l’assunto anche per quanto riguarda la giustizia – dichiara Denise Casanova, segretaria generale della Cgil Belluno – Nelle controversie per chi si rivolge al Giudice di pace manca un cancelliere abilitato ad aprire le buste telematiche dal portale del ministero. Da un ultimo rilevamento ci sono quasi un migliaio di pratiche inevase, ma il numero potrebbe essere anche più grande perché nel frattempo gli avvocati, a cui si rivolgono i cittadini, continuano ad inoltrare i procedimenti. Questo significa che i tempi per avere giustizia rispetto ad incidenti stradali, infortuni o infortuni in itinere, tutto ciò che riguarda il codice della strada per risarcimenti del danno, ma anche per piccoli crediti aziendali fino a 10 mila euro, rischiano di essere procrastinati anche di anni. Il paradosso è che per risolvere la questione non è necessaria una figura professionale specifica, ma basterebbe un prestito fra amministrazioni pubbliche previa formazione del dipendente. È un problema che può e deve essere risolto nel più breve tempo possibile”. “La carenza di organico che affligge le strutture atte a garantire il normale funzionamento della giustizia in provincia di Belluno è allarmante – dichiara Francesco Orrù, segretario generale della Cisl Belluno Treviso -, la perdurante e crescente scopertura del personale amministrativo sta compromettendo in maniera irreversibile la produttività e l’efficacia dell’attività giudiziaria, con evidenti ripercussioni sulla sicurezza e sulla corretta amministrazione della giustizia. In considerazione della grave situazione e della necessità di un’azione rapida ed efficace, solleciteremo con la massima urgenza il prefetto di Belluno a farsi promotore di un tavolo di confronto in sede prefettizia, in quanto riteniamo indispensabile il coinvolgimento delle amministrazioni interessate, oltre al Comune, alla Provincia e alle altre parti sociali (associazioni sindacali e di categoria), nella ferma convinzione che solo unendo le forze e le competenze di tutti gli attori sarà possibile individuare soluzioni concrete e risolutive alle criticità segnalate”. “La situazione degli uffici giudiziari nella provincia di Belluno, dal Tribunale alla Procura, fino all’Ufficio del Giudice di Pace, desta forte preoccupazione – commenta Sonia Bridda, coordinatrice Uil Veneto Belluno -. Come Uil riteniamo inaccettabile che una funzione pubblica così essenziale, quale è quella della giustizia, sia messa in seria difficoltà dalla carenza strutturale di personale, con scoperture che superano in alcuni casi il 50%. Non si può pensare che in una provincia già fragile sotto il profilo dei servizi e della viabilità si aggiunga ora il rallentamento delle attività giudiziarie. Un sistema giustizia che funziona è una garanzia per tutti i cittadini: per chi lavora, per chi subisce torti, per chi è in attesa di tutela. Chiediamo con forza che Belluno venga riconosciuta come sede disagiata, affinché sia più semplice l’assegnazione di nuovo personale. La giustizia Deve essere un diritto garantito a ogni cittadino, anche in montagna”.