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Veneto. Cisl: Al BHR di Quinto di Treviso il convegno “Partecipare il presente”. Uno studio di Fondazione Corazzin per Filca Cisl Veneto misura le potenzialità di applicazione della legge per le imprese venete delle costruzioni e del legno

Pubblicato il 10 Dic, 2025

A pochi mesi dall’entrata in vigore della legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e alla redditività d’impresa (n. 76/2025) – frutto della proposta di iniziativa popolare di Cisl e della sua ampia mobilitazione –, si pone ora su tutte una sfida:serve dotarsi di strumenti e avviare prassi concrete, puntando sulla contrattazione sindacale come leva fondamentale per l’applicazione della legge nei territori e dentro le imprese.Ad accogliere per prima questa sfida è Filca Cisl Veneto, la categoria dei settori delle costruzioni e del legno, che con l’obiettivo di valutare l’impatto possibile della legge per i lavoratori e le lavoratrici delle imprese della filiera veneta del comparto di riferimento, ha commissionato a Fondazione Corazzin, il centro studi di Cisl Veneto, uno studio specifico per indagare le potenzialità di applicazione della legge in merito, in particolare, all’articolo 5 che definisce la “Distribuzione degli utili”.Gli esiti dell’analisi sono stati presentati in anteprima stamattina a Quinto di Treviso ai 200 delegati e delegate di tutti i Consigli generali provinciali di Filca Cisl Veneto.  «La proiezione messa a punto da Fondazione Corazzin – spiega Marco Potente, segretario generale di Filca Cisl Veneto – individua quante e quali siano in Veneto le imprese della filiera delle costruzioni che presentino potenziali interessanti spazi di applicazione della legge sulla partecipazione rispetto, appunto, allo strumento della redistribuzione dei redditi per i propri lavoratori e lavoratrici: imprese, dunque, verso cui poter mirare la contrattazione sindacale per rendere concreta a tutti gli effetti una delle forme di partecipazione dei lavoratori previste dalla legge». «Si tratta certo di proiezioni – continua –, ma ci consegnano un potenziale strumento di lavoro per aprire una prossima prima fase di dialogo e confronto con le imprese, e cominciare a introdurre fattivamente il tema nella contrattazione. Un intervento che peraltro potrebbe contribuire in misura concreta a ridurre, almeno in parte, il ben noto gap dei salari italiani rispetto alla media europea. Perché la partecipazione, quando è reale e condivisa, diventa la vera leva del progresso: garantisce salari più alti, imprese più forti e maggiore sicurezza sul lavoro, trasformando il conflitto in collaborazione e la ricchezza prodotta in giustizia sociale».Concentrandosi sulle sole imprese venete appartenenti ai codici Ateco della filiera edile e affini che abbiano i propri bilanci 2023 e 2024 (e 2025 dove disponibile) nel database Aida e contino almeno 15 dipendenti – soglia minima per una rappresentanza sindacale significativa –, l’analisi ha individuato tra queste le aziende “produttive” e “solide”. Per farlo si è scelto di utilizzare il margine operativo lordo (Mol), un indicatore di redditività dell’impresa che misura la sua capacità di generare valore grazie alla sola attività principale, e su tale base si è potuto ipotizzare la potenziale partecipazione strutturale agli utili dei lavoratori. Le imprese con Mol positivo rilevate sono 1.237, e per ciascuna di esse si è calcolata una possibile quota di utile distribuibile. In questa fase di simulazione si è considerato un parametro di lavoro pari al 10% del Mol (percentuale scelta in quanto valore minimo per l’equiparazione fiscale ai premi di risultato). Rispetto alle potenziali aziende emerge che il 37% (ossia 460 imprese totali) potrebbe potenzialmente redistribuire a ciascun lavoratore una quota annua superiore ai 2.500 euro annui, il 30% (367) tra i 1.000 e 2.499 euro e infine il 33% (410) un valore fino a 1.000 euro. Quello rappresentato da Filca Veneto(la categoria dei lavoratori e delle lavoratrici dell’intero sistema delle costruzioni, comprendente comparti chiave come l’edilizia, il legno e l’arredamento, i laterizi, il cemento e il settore lapideo) è un comparto strategico per l’economia della nostra regione: la filiera delle costruzioni conta, infatti, in Veneto 167.127 lavoratori dipendenti e 55.490 nuove assunzioni nel 2024 e vede 74.136 imprese registrate, dato aggiornato al terzo trimestre 2025 (fonti rispettivamente: Inps, Veneto Lavoro e Infocamere Movimprese). «Nelle aziende dove Filca Cisl è presente esistono già delle forme di partecipazione, grazie all’impegno di Rsu, lavoratori e organizzazioni sindacali ‒ spiega Ottavio De Luca, segretario generale di Filca Cisl nazionale ‒. Le risposte migliori arrivano proprio da chi in azienda lavora ogni giorno, ma per ottenere i risultati migliori il coinvolgimento dei lavoratori deve avvenire anche nelle scelte aziendali, e la partecipazione deve essere paritetica nei processi organizzativi. Significa entrare nel cuore dell’impresa, dove spesso i problemi nascono proprio dall’assenza di coinvolgimento delle persone, che conoscono il lavoro e sanno come migliorarlo. La bassa crescita della produttività non dipende dai lavoratori, ma dall’organizzazione inefficace, dall’insufficiente coinvolgimento delle persone, dall’assenza di meritocrazia reale, dalla mancanza di figure competenti nei ruoli chiave per facilitare il lavoro degli altri. Per Cisl e Filca la partecipazione rappresenta un processo per migliorare la qualità del lavoro, valorizzare e sviluppare le competenze, rendere le persone protagoniste dell’organizzazione e solo dopo redistribuire i risultati generati insieme. La partecipazione non è solo economica, ma anche gestionale e organizzativa. Ed è un mezzo, non è il fine».«Realizzare il principio costituzionale, voluto settantasette anni fa dai padri della Repubblica ‒ commenta Massimiliano Paglini, segretario generale di Cisl Veneto ‒, significa affermare il sommo valore dell’impresa come soggetto sociale che è proprietà di chi la fonda e la fa prosperare, lavoratori compresi, ed è patrimonio di tutta la comunità dove si insedia, cresce e produce ricchezza. Difendere e affermare questo principio significa tradurre concretamente nei fatti il ruolo dell’impresa a misura d’uomo e dei lavoratori, per un profitto che sia funzionale alla sostenibilità e alla responsabilità».La distribuzione degli utili ai dipendenti rappresenta solo una delle forme individuate dalla legge per attuare la partecipazione nelle imprese, prevista nell’ambito della cosiddetta partecipazione economica e finanziaria. La normativa indica infatti anche altre forme di partecipazione: la partecipazione gestionale, che prevede l’ingresso di rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione e di sorveglianza, consentendo loro di contribuire alle scelte strategiche dell’azienda; la partecipazione organizzativa, tramite commissioni paritetiche che definiscono piani di innovazione e miglioramento dei prodotti e dei processi produttivi, nonché attraverso la nomina nei organigrammi aziendali di referenti dedicati a vari ambiti (formazione, piani di welfare, politiche retributive, qualità dei luoghi di lavoro,…); e infine la partecipazione consultiva, che attribuisce ai lavoratori e alle loro rappresentanze il diritto a essere consultati preventivamente in merito alle principali scelte aziendali. 
In allegato il comunicato stampa.
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