Si è tenuto nella sala della parrocchia del SS. Crocifisso di Padova un convegno dedicato alla figura e all’opera di Nico Primi, sindacalista della Cisl di Padova dal 1978 al 1985 e in seguito capo della segreteria generale di Franco Marini. L’evento, al quale è stata presente la figlia Annalisa, è stato organizzato, a un anno dalla morte, dalla Cisl Padova Rovigo con la federazione dei pensionati, per rendere omaggio a un sindacalista che ha lasciato nella Cisl padovana una traccia profonda e un ricordo intenso, come hanno sottolineato molte delle persone che hanno lavorato con lui. L’incontro è stato aperto da un saluto del segretario generale della Cisl Padova Rovigo Samuel Scavazzin: «Non avendolo conosciuto personalmente, mi hanno colpito alcuni punti del suo pensiero: innanzitutto che per fare sindacato è importante l’aspetto umano. È significativo il ricordo che ha lasciato in questa comunità. Lo spostamento dei dirigenti, frequente in quegli anni, creava una contaminazione nella quale si è formato il pensiero Cisl. Ora sta a noi riflettere su questa eredità per affrontare le sfide che ci attendono. C’è una nuova coscienza sui diritti che ci spinge ad andare sempre oltre. Ma ci sono delle cose che rimangono, come i rapporti umani».Giuseppe Vedovato, della Fnp, ha quindi ripercorso gli anni della segreteria generale di Pierre Carniti, durante i quali Primi ha lavorato a Padova, inviato nel 1978 per affiancare il reggente Giovanni Marchionni, insieme al quale presentò una relazione programmatica al consiglio generale del gennaio successivo. «La mobilità interna degli operatori, l’avvio del decentramento, l’inserimento di nuovi quadri e soprattutto una vasta attività formativa e informativa furono gli strumenti per il raggiungimento di tali obiettivi», ha sottolineato. Erano gli anni di battaglie sindacali accese, dalla sconfitta storica dell’80 alla Fiat allo scontro sulla scala mobile. Anche a Padova ne era partecipe. Vedovato, e molti dopo di lui, hanno ricordato un intervento di Primi alle Officine Stanga, portante a termine nonostante le grida e i fischi. «Lo slogan era: “Marciare divisi per colpire uniti”, e penso che questo patrimonio è bene che vada raccontato», ha evidenziato Raffale Morese, segretario Fim dall’83 all’89 e attualmente presidente di Nuovi Lavori. «C’era l’esigenza di non soccombere al cambiamento e questa è una fase di cambiamento straordinaria. Solo la forza contrattuale del sindacato può dare risultati ragionevoli e veri. Dobbiamo avere la capacità di riportare la gente alla discussione. Spero che il sindacato si renda protagonista di un percorso verso condizioni di sviluppo nuove». Commosso il ricordo di Annalisa Primi: «Parlare della vita di mio padre vuol dire parlare della vita e dei problemi di oggi. Sono cresciuta con l’idea che fare sindacato vuol dire lavorare per una società più giusta».