«Il nostro intento è avviare un percorso verso un grande patto tra impresa, sindacato e politica capace di disegnare un modello di crescita sostenibile e partecipativo che parta dal territorio, ma con la consapevolezza che il ruolo degli attori economici e sociali non possa prescindere da una progettualità nazionale ed europea». Con questa premessa il segretario generale della Cisl Padova Rovigo Samuel Scavazzin ha aperto i lavori del Consiglio generale del sindacato svoltosi questa mattina al Net Tower Hotel di Padova e dedicato in larga parte ad un convegno sul tema “Pensare europeo e agire sul territorio di Padova Rovigo. Il futuro dell’impesa fra occupazione e sostenibilità”, al quale hanno partecipato Paola Nardini, console onorario di Germania per Veneto e Friuli Venezia Giulia e Giuseppe Milan, direttore generale di Assindustria Venetocentro.Scavazzin ha ricordato la scelta della Cisl di non aderire allo sciopero generale, «preferendo la strada del dialogo e della negoziazione» ed ha sottolineato le potenzialità del territorio per lo sviluppo e l’innovazione in diversi settori, ma anche le criticità che frenano la ripresa economica. Una di queste è il progressivo invecchiamento della popolazione. «La pandemia – ha detto Scavazzin – ha messo in evidenza quello che la Cisl afferma da tempo: il valore del welfare non solamente per il livello di retribuzione, ma anche come fonte di benessere organizzativo e per la qualità della vita sia professionale che familiare. La tendenza alla denatalità e il progressivo invecchiamento della popolazione, che rappresenta per un territorio come quello di Padova e Rovigo uno dei problemi più gravi, è stata invertita in altri Paesi, come ad esempio la Germania, proprio grazie al welfare, mentre l’Italia è un fanalino di coda per queste le politiche nel panorama europeo, nonostante si tratti di un elemento qualitativo delle offerte presentate dalle imprese che partecipano agli appalti finanziati con risorse del Pnrr». E’ partito dal tema del welfare il confronto tra il console onorario di Germania e il direttore generale di Assindustria. «La Germania – ha detto Nardini – è tra le nazioni leader per il sistema del welfare, che viene pagato dai contribuenti a caro prezzo. Il cittadino ha la percezione di come i denari che corrisponde allo Stato vengano immediatamente ben riutilizzati». Ma le imprese del Veneto sono pronte a fare la loro parte sul welfare aziendale? «L’introduzione del welfare nelle nostre realtà imprenditoriali – ha ricordato Milan – nasce da due spinte autonome che si stanno incontrando. La prima deriva da un’analisi fatta dalla Cisl negli anni Novanta sulla mancata copertura in alcuni servizi, come previdenza e sanità. Per colmare questa carenza c’era bisogno di un puntello: l’autonomia negoziale. E’ iniziato così l’inserimento nelle piattaforme innanzitutto di secondo livello e quindi nei contratti nazionali di misure di previdenza integrativa. L’altra spinta è venuta dal fronte imprenditoriale, che in quegli anni non erano affatto preparato a recepire questa sollecitazione. Inizialmente hanno subito questa iniziativa, poi ne hanno compreso l’utilità anche per dare più valore al lavoro ed intervenire sul cuneo fiscale».A proposito dell’industriaveneta e di quella tedesca, Paola Nardin ha sottolineato che si tratta da due realtà «legate dal una logica di win win», anche perché, come aveva già sottolineato Scavazzin, molte delle componenti delle Audi, Bmw, Mercedes, Opel, Porsche e Volkswagen sono prodotte in Veneto. Sul ruolo del sindacato, il direttore di Assindustria ha sottolineato che rispetto alle associazioni di categoria si tratta di «due controparti che hanno un ruolo fondamentale di democrazia e di crescita del Pese. In questi ultimi anni sta maturando una consapevolezza: che il presupposto per assicurarsi che questa dialettica sia positiva è legittimare la controparte nel suo ruolo di rappresentanza». L’incontro è stato concluso dal segretario confederale della Cisl nazionale Angelo Colombini. «Il giudizio che abbiamo dato sulla legge di bilancio è critico, come lo era nei confronti di quella dello scorso anno, che abbiamo contribuito a migliorare e ha dato una risposta per l’80% ai cittadini meno abbienti. Ora vedremo come migliorare questa. Siamo contrari l’innalzamento a 85mila euro per le partite Iva e alla reintroduzione dei voucher. Il reddito di cittadinanza non ha dato risposte sul tema del lavoro. Ma il governo attuale è in grado di collocale questi 680mila ipotetici lavoratori nei luoghi di lavoro? L’orientamento è fondamentale per educare e indirizzare i ragazzi a capire quali sono le loro capacità. Bisogna investire negli istituti professionali. Ogni persona dev’essere valorizzata per le proprie capacità. La scuola deve avere un rapporto sempre più stretto col mondo del lavoro, perché il lavoro dà la dignità alle persone. Quando si chiude un’attività dobbiamo creare le condizioni per un’altra opportunità lavorativa. Il Pnrr deve aiutare a questo. Investire su questo vuol dire investire su attività sempre più legate al digitale e al green. Bisogna aiutare i nostri lavoratori nella transizione, accompagnandoli con ammortizzatori adeguati e con formazione mirata».