Dal 2015 ad oggi gli sportelli bancari nel padovano sono passati da 555 a 398, quasi 20mila padovani vivono in un Comune senza sportello e altre chiusure sono annunciate dai grandi gruppi nei prossimi anni. Ma l’impoverimento del territorio è una causa o una conseguenza di questo fenomeno? Ne hanno parlato questa mattina al Net Center Samuel Scavazzin, segretario generale della Cisl Padova Rovigo, Francesco Zen, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università di Padova, suor Francesca Fiorese, direttrice della pastorale sociale della diocesi, Alice Bulgarello, sindaco di Polverara e Andrea Binello, direttore generale di Banca Annia, che si sono confrontati in una tavola rotonda nel convegno “Geografie dell’abbandono. Il futuro dei presidi del territorio e della società”, organizzato dalla First Cisl Padova Rovigo. L’incontro è stato introdotto dai saluti del vice presidente della Provincia di PadovaVincenzo Gottardo, che ha sottolineato come «anche per i servizi bancari la relazione umana, nonostante lo sviluppo della tecnologia, abbia ancora un ruolo fondamentale», e del segretario generale della First Cisl Padova Rovigo Alessandro Pani. «L’idea del convegno – ha spiegato – è nata dopo l’annuncio di Banca Intesa sulla chiusura di una filiale su tre entro il 2025. Ci chiediamo: siamo veramente pronti a lasciare così tanto spazio vuoto? Abbiamo il tempo e il modo per cercare di gestire questa transizione? Non possiamo arginare il fenomeno della chiusura degli sportelli, ma cosa possiamo fare per governarlo? Tenendo conto soprattutto del fatto che solo il 54% degli abitanti delle province di Padova e Rovigo utilizzano l’home banking. Ai relatori della tavola rotonda che seguirà vorrei chiedere: abbiamo un’educazione finanziaria e digitale per gestire questo cambiamento?».Il professor Zen ha descritto una serie di elementi convergenti che hanno portato a un modello diverso di banca, in un processo iniziato già decenni or sono. «Non sono cambiante solo le regole, ma anche gli azionisti. I clienti a cui fanno riferimento le banche sono ormai solo i grandi azionisti. In Italia i cinque grandi gruppi bancari controllano l’85% dell’intero sistema». Da qui una proposta: «Monitoriamo il territorio. Che tipo di servizio possiamo offrire ai Comuni con pochi abitanti? Vogliamo insegnare alle persone a usare i servizi digitali? La Regione, i sindacati, le associazioni bancarie possano collaborare per tentare di colmare questo gap. In un territorio ricco come Padova si devono trovare le risorse per governare questa transizione». L’amministrazione comunale di Polverara ha trovato un escamotage. «Fino al 2019, Polverara aveva due sportelli bancari – ha detto il sindaco Alice Bulgarello – con servizi differenziati, anche dedicati alle imprese. Nel 2019 ha chiuso il primo sportello e nell’estate 2020 anche il secondo e ultimo. Grazie ad una proficua collaborazione con Poste Italiane siamo riusciti a tenere aperto almeno un bancomat. Ma per tutti gli altri servizi che offre una banca i miei cittadini devono andare altrove. E gli anziani, soprattutto, devono affidarsi ai figli o ai nipoti».Per il direttore della BCC Venezia Padova Rovigo Banca Annia Andrea Binello, la presenza sul territorio delle banche non ha perso solo in quantità, ma anche in qualità. «Tuttavia il fattore demografico incide, ma se i paesi si spopolano la colpa non è colpa delle banche. Bisogna comunque cercare un adattamento, che sia compatibile con le esigenze del territorio. Tornare a prima delle riforma delle banche popolari voluta nel 2015 dal governo Renzi è improponibile. Dobbiamo invece sviluppare un concetto diverso di prossimità, che metta al centro la persona. Anche come Banche di credito cooperativo dobbiamo ragionare su spazi più ampi, ma senza rinunciare al rapporto umano, che è quello che ci contraddistingue».Suor Francesca Fiorese ha invitato ad allargare lo sguardo anche alla marginalità. «Lo spopolamento delle aree marginali ha delle cause globali sulle quali non possiamo incidere, ma dobbiamo tenere conto anche di alcuni sguardi locali. Viviamo una rassegnazione latente. Di fronte a tutto questo, le parole chiave sono cambiamento, adattamento, sostenibilità. La dimensione del rapporto con la banca è intima. Chi potrà dare risposta? Se si fatica a mantenere la dimensione di prossimità, sono a rischio i risparmi delle persone più vulnerabili. Custodire i beni dei poveri vuol dire contribuire ad evitare che si crei nuova povertà». E’ possibile indirizzare verso la gestione del cambiamento parte dei fondi del Pnrr? «Padova e Rovigo sono state le prime due città in cui i sindacati hanno firmato accordi con le amministrazioni comunali sul Pnrr – ha ricordato Scavazzin – ma dopo tanti anni di tagli alla spesa pubblica spesso nei Comuni piccoli e piccolissimi hanno faticato ad elaborare progetti veramente innovativi. La desertificazione bancaria non è comunque la causa dell’impoverimento del territorio, ma la conseguenza. Se la politica non affronta questo problema in modo deciso, l’inverno demografico non si arresterà. Mi auguro che il governo, in sinergia col sindacato, attivi politiche demografiche non emergenziali. Ma ci vorranno anni per vedere i risultati. Servono quindi anche politiche migratorie sensate, che possano dare risposte alle esigenze attuali. E anche qui la grande assente è la politica. Serve un tavolo di confronto importante tra impresa, politica e sindacato, per affrontare la transizione digitale e le altre transizioni».Le conclusioni sono state tratte dal segretario generale della First Cisl Riccardo Colombani, che è partito da una priorità: «Rinnovare un sistema valoriale che metta al centro le persone e consideri tutti i portatori di interesse e non solamente alcuni. Bisogna temperare le derive che ci hanno portato all’annullamento di quei valori imprescindibili e che hanno riverberi pratici anche sulla glaciazione demografica. Il tema della transizione deve prendere atto della denatalità e dell’indice di vecchiaia di questo paese, che è il più alto d’Europa. Il modello di riferimento è il credito cooperativo, che ha mantenuto la territorialità in tutta Italia. Questo territorio è meno desertificato di altri, perché solo 10 Comuni sono senza sportello, ma 28 ne hanno uno solo. Credo che la politica si dovrebbe impegnare per la biodiversità bancaria e per favorire le piccole banche che stanno sul territorio. La legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori che stiamo proponendo va in questa direzione. Vogliamo diventare azionisti delle banche, per cambiare e ridurre le disuguaglianze. Abbiamo bisogno di una terza via e crediamo che la partecipazione ci conduca a un futuro migliore».