Una situazione paradossale, scandita da impegni non mantenuti, delibere
non rispettate e nessun intervento concreto per risolvere la
grave situazione in cui si trova la sezione psichiatrica del carcere
di Belluno.
Nella Giornata mondiale della salute mentale, che si celebre oggi 10
ottobre, e dopo l’ennesima aggressione subita da due agenti della
polizia penitenziaria, avvenuta la scorsa settimana, la Cisl Fns
denuncia ancora una volta la drammatica realtà in cui operano gli
agenti, il personale infermieristico e i detenuti
dell’Articolazione per la tutela della salute mentale del
Baldenich.
“Fortunatamente – spiega Robert da Re della Cisl Fns Belluno
Treviso – nel caso dell’ultima aggressione i poliziotti
all’interno della sezione erano due e con professionalità hanno
saputo arginare l’evento, evitando il coinvolgimento
dell’infermiera di turno presente per la somministrazione della
terapia. L’aggressore era stato segnalato più volte dal personale
di polizia penitenziaria per la sua aggressività nei confronti degli
altri ristretti, dei poliziotti e del personale infermieristico, in
grande difficoltà nella somministrazione della terapia, che infatti
non veniva assunta dal detenuto da più di un mese”.
Le aggressioni si ripetono con frequenza da troppo tempo, “senza
interventi concreti né da parte dell’amministrazione
penitenziaria, capace solo di fare promesse mai mantenute, lasciando
i poliziotti alla mercé degli eventi, né da parte del servizio
sanitario”.
Sabato scorso l’ennesima promessa, dopo la segnalazione da parte
della Fns della nuova aggressione al provveditore
dell’amministrazione penitenziaria per il Triveneto. “Ci è stato
assicurato – spiega Da Re – che l’ufficio sta seguendo e dando
impulso allo spostamento dell’Articolazione salute mentale presso
altro istituto della regione, trasferimento che verrà attivato non
appena le tempistiche delle procedure che interesseranno la sanità
regionale necessariamente coinvolta lo consentiranno. Una risposta
che non ci tranquillizza, perché di queste promesse dal 2017 ad oggi
ne abbiamo fin troppe. Quella più famosa è una delibera della
Regione Veneto del giugno 2019 che stabiliva che la sezione
psichiatrica avrebbe dovuto essere spostata in altra sede entro 18-24
mesi. Da questa scadenza è passato ben oltre un anno”.
“È assurdo questo continuo scaricabarile tra le amministrazioni –
conclude Da Re -, le quali non garantiscono sicurezza per il
personale di polizia penitenziaria, ma soprattutto non assicurano un
adeguato piano terapeutico per i pazienti detenuti. Chiediamo al
governatore del Veneto e all’assessore alla Sanità di
concretizzare quanto deliberato e di porre fine una volta per tutte a
questa vicenda paradossale”.