La Cisl Padova Rovigo dà la sveglia alle istituzioni perché vengano prese rapidamente le decisioni necessarie sull’attivazione degli Ambiti Territoriali Sociali. Lo hanno scandito ieri mattina nella sede di viale Tre Martiri il segretario generale Samuel Scavazzin e i segretari generali della Cisl Fp (Funzione Pubblica) Andrea Ricci e della Fnp (Federazione Nazionale Pensionati) Giulio Fortuni. «Stiamo vivendo un momento storico di grandi cambiamenti – ha esordito Scavazzin – e si prospetta un cambio di paradigma anche nella modalità operativa dei servizi sociali. La Regione Veneto, seppur con grande ritardo, ha avviato la riforma per l’istituzione degli Ats, per la gestione associata dei servizi sociali, che prevede una redistribuzione dei ruoli in diversi ambiti come assistenza agli anziani, prevenzione e controllo. Sarà istituito un vero e proprio ente di fatto».Nella Provincia di Rovigo, per decisione della Regione, sono previsti due Ats: uno nel medio-alto Polesine, che comprende Rovigo, con capofila~Lendinara~e conta 163mila abitanti nei 41 Comuni, l’altro nel basso Polesine, con capofila~Adria, con 68mila abitanti nei restanti Comuni~polesani. «Noi pensiamo che in Polesine se ne poteva istituire un terzo, tenendo conto dell’età media della popolazione e delle distanze. Ora – aggiunge Scavazzin – il consiglio dei sindaci dovrà decidere quale forma giuridica dare ad ogni ambito. Le nostre priorità sono i cittadini, ai quali dev’essere garantita la qualità dei servizi, e i dipendenti, interessati al contratto che verrà applicato. L’invito che facciamo alla politica è di convocare le parti sociali per definire insieme, rapidamente, le scelte necessarie. Anche perché se entro aprile 2026 non saranno individuate una sede dell’ambito, un direttore, un Cda, la Regione è tenuta a commissariare l’Ats, e sarebbe una sconfitta per la politica. Quindi bisogna agire subito, e fare le cose per bene».In attesa che vengano prese decisioni importanti, i lavoratori sono in fibrillazione. «Il nuovo ente erogherà tutti i servizi sociale attualmente erogati dai Comuni – sottolinea il segretario Cisl Fp Andrea Ricci – Attualmente i lavoratori dei servizi sociali sono dipendenti pubblici. Ma la legge demanda ai Comuni la scelta della forma giuridica da dare agli ambiti e prevede tutta una serie di possibilità, ricomprendendo la configurazione di ente pubblico economico con riferimento alla natura giuridica relativa all’azienda speciale consortile, la recente emanazione delle linee guida ministeriali chiarisce l’applicazione del testo unico del pubblico impiego e di conseguenza il mantenimento dello status di pubblico dipendente anche nel caso di specie. Attualmente – prosegue Ricci – i lavoratori non hanno alcuna notizia certa sulle intenzioni dei Comuni circa la natura giuridica che intendono dare agli Ats e quindi sul loro futuro occupazionale, ricordando come l’ente costituendo dovrà dotarsi di una struttura amministrativa da reperire tra le fila dei dipendenti comunali afferenti ai servizi sociali, allo stato attuale non è dato sapere quali siano i contingenti in discussione e quali le partite economiche in gioco rispetto al salario accessorio da trasferire al nuovo ente. Chiediamo con urgenza l’apertura di un tavolo che permetta di avviare un percorso per dare risposte ai lavoratori in tempi brevi».Per i pensionati della Cisl, gli Ats rappresentano l’occasione per dare risposte al bisogno di assistenza delle persone anziane, soprattutto in un territorio con redditi bassi e servizi sociali definanziati come il Polesine. «Poter mettere insieme i servizi sociali ed avere dei finanziamenti statali è un’opportunità soprattutto per i piccoli Comuni, sempre alle prese con risorse risicate – osserva Giulio Fortuni, segretario Fnp Cisl Padova Rovigo – Teniamo presente che la provincia di Rovigo raggiungerà il 30% degli ultra65enni cinque anni prima delle altre. Questo comporta un aumento della spesa sanitaria. Ci sono tante persone non autosufficienti e sole che non hanno servizi abbastanza vicini. Sappiamo che non sarà facile mettere d’accordo i Comuni. Penso soprattutto all’Ambito dell’Alto Polesine, dove c’è meno attitudine a consorziarsi. Pensiamo che la Regione abbia definito gli ambiti troppo grandi. La media delle altre Regioni è di circa 100mila abitanti per Ats. In Veneto oltre 200mila. Gli Ats polesani non hanno ancora definito nemmeno la rete degli stakeholder, nella quale rientrano anche i sindacati. Noi vogliamo poter fare sentire la nostra voce perché siano garantiti i Leps, Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali».