«Invitiamo l’amministrazione comunale di Padova a non lasciarsi scoraggiare della cosiddetta “direttiva Salvini” e a procedere, come hanno già fatto altre città italiane, ad estendere le zone con il limite di 30 km orari». L’appello viene da Giulio Fortuni, segretario generale della Fnp Cisl Padova Rovigo, il sindacato dei pensionatiCisl che da tempo si batte per città più sicure. «Meno di un paio di settimane fa – aggiunge – con le federazioni dei pensionati di Cgil e Uil, abbiamo tenuto un presidio unitario in piazza Cavour per chiedere città più vivibili e sicure e fermare la strage di pedoni che colpisce soprattutto giovani e anziani. In quell’occasione abbiamo incontrato l’assessore comunale alla Mobilità Andrea Ragona, che si è dimostrato sensibile alle nostre istanze e si è reso disponibile ad un incontro sul tema, per definire le priorità. Come abbiamo già sottolineato allora, a Padova si è fatto molto, ma si potrebbe fare di più, ad esempio allargando la pedonalizzazione in piazza Insurrezione, in prossimità della stazione, in zona fiera e nella zona universitaria». La direttiva inviata all’Anci dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ostacola però l’estensione delle zone a velocità ridotta, ritenendo che «l’imposizione generalizzata di limiti di velocità eccessivamente ridotti potrebbe causare intralcio alla circolazione, peggiorare i dati ambientali e creare ingorghi e code» e avvertendo che comunque «il ministro può modificare i provvedimenti presi dagli enti proprietari della strada, se contrari alle proprie direttive». Giulio Fortuni ricorda però che «nel dicembre del 2022 lo stesso ministero finanziò con 13 milioni e mezzo l’implementazione di zone 30, altre misure di traffic calming e la realizzazione e messa in sicurezza di percorsi pedonali in 14 grandi Comuni italiani. Queste contraddizioni nuocciono a quel cambiamento culturale necessario per fare un salto di qualità verso la sicurezza. È importante che la velocità cessi di essere considerata un valore. A Padova ne abbiamo avuto una drammatica conferma con la morte di due ragazzi in pochi giorni, mentre andavano a scuola. La molla del cambiamento potrebbe venire proprio dal mondo dell’istruzione e dell’Università, soprattutto in una città studentesca come Padova, in un ideale abbraccio intergenerazionale per una città a misura d’uomo».