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Veneto. Refosco (Cisl): “Illegalità e sfruttamento del lavoro settore moda. Urgente un patto di filiera con Regione e associazioni di categoria”

Pubblicato il 21 Apr, 2023

Con la chiusura di quattro laboratori tessili del Trevigiano legati alla imprenditoria cinese, a seguito di un’operazione della Guardia di Finanza, la cronaca di oggi ci restituisce ancora una volta per il Veneto la fotografia di un sottobosco di illegalità e sfruttamento per il settore della moda. Per un comparto produttivo così importante e di valore per il nostro territorio, in termini sia di peso economico che occupazionale, è dunque più che mai urgente intervenire facendo fronte compatto.

«Stiamo parlando non solo di evasione fiscale e contributiva, ma anche di condizioni di lavoro pessime, tali da mettere a serio rischio la salute e la vita delle lavoratrici e dei lavoratori. Ad essere calpestata e offesa qui è in senso globale la dignità stessa delle persone, costrette a lavorare in situazioni che ci proiettano agli albori dell’800» commenta Gianfranco Refosco, segretario generale di Cisl Veneto, che oltre acondannare le forme di sfruttamento evidenziate e auspicare che la magistratura provveda celermente ad accertare le responsabilità, aggiunge: «Noi lo diciamo già da tempo: serve un’alleanza estesa – sindacati, associazioni datoriali e istituzioni –, per contrastare insieme questi casi persistenti di violazione di ogni regola e diritto.  Dobbiamo con forza denunciare con unica voce e combattere queste forme di vera e propria schiavitù delle persone».

Tali vicende di sfruttamento sono l’inevitabile risultato di una corsa a subappalti e terziarizzazioni al ribasso che stanno penalizzando i lavoratori dipendenti e il mercato del lavoro locale in generale, oltre che le imprese che operano invece nel rispetto delle regole. «Per questo il nostro è un appello alla responsabilità rivolto a tutta la filiera veneta della moda – aggiunge ancora Refosco –, perché si assuma gli impegni di autoregolamentazione cui finora è sfuggita. Infine il nostro appello va anche alla Regione, perché si faccia con noi promotrice di un patto di legalità per il comparto».

Già lo scorso ottobre, Cisl con Cgil e Uil Veneto, assieme all’Unità di crisi regionale e all’Assessorato al lavoro della Regione del Veneto, avevano tentato di costruire un protocollo per la legalità per la filiera della moda coinvolgendo le associazioni datoriali del settore, su modello di quello sottoscritto per la logistica.

Un protocollo che prevedesse comportamenti virtuosi da parte di tutti i soggetti coinvolti e soprattutto una vigilanza attiva non demandata ai soli organi preposti. Che coinvolgesse insomma tutto il sistema, con particolare attenzione al tema degli appalti di subfornitura. «Una proposta che non ha avuto alcun seguito ed è rimasta, alla fine, lettera morta – chiude Refosco –. E che ora rilanciamo con forza evidenziandone tutta l’urgente necessità».

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