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Veneto. Scavazzin (Cisl): “Giorno della Memoria. Riflettere sul passato per guardare al futuro”

Pubblicato il 25 Gen, 2022
«Hannah Arendt ha scritto che “Non si può ricordare~qualche cosa a cui non si è pensato e di cui non si è parlato con se stessi”. Questa frase racchiude il significato del Giorno della Memoria: prendiamoci un momento per riflettere non solo sul nostro passato, ma anche su un presente che si profila denso di inquietanti interrogativi e su come immaginiamo un futuro migliore. Ogni anno, questa ricorrenza internazionale ci conferma che ripensare alla Shoah, alle sue cause e alle sue conseguenze non è un mero esercizio commemorativo, ma un atto di civiltà, sempre attuale. Ed è un omaggio alla fatica di quanti, dal quel 27 gennaio del ’45, quando le truppe dell’Armata rossa entrarono ad Auschwitz, hanno voluto testimoniare un orrore tale da non poter essere nemmeno descritto. Ma lo hanno tramandato come monito per tutta l’umanità.
L’importanza di testimoniare è stata dimostrata recentemente dalle manifestazioni di intolleranza nei confronti delle misure per limitare i contagi. Quanti si sono paragonati ai prigionieri dei campi di sterminio e quindi alle vittime della Shoah hanno soltanto confermato di non avere minimamente compreso le dimensioni della pagina di storia alla quale si sono riferiti. La storia può essere maestra di vita solo se siamo disposti a imparare, cogliendone la complessità. Del suo insegnamento c’è particolare bisogno in momenti incerti come quelli che stiamo vivendo, con un Paese tutto da ricostruire, sacche di emarginazione che si stanno allargando, gravi episodi di violenza sempre più frequenti. Parlando della Shoah, Claudio Magris ha ricordato che la Memoria è “uno dei più grandi valori trasmessi dalla civiltà ebraica. Essa non è il passato, bensì l’eterno presente di tutto ciò che ha senso e valore: l’amore, la preghiera, l’amicizia, la sofferenza, la felicità”.
Questa civiltà è parte integrante della storia delle nostre comunità, fin dai primi insediamenti del XII secolo. Una presenza significativa per lo sviluppo politico e sociale del territorio, incentivata anche dagli studenti, attirati a Padova dall’unica Università italiana ed europea che accettava studenti indipendentemente dal loro credo religioso. Pensiamo al deputato Leone Wollemborg, economista tra i fondatori della prima Cassa rurale italiana tra Otto e Novecento, o all’importanza per l’emancipazione femminile della Filanda di Salzano, uno degli insediamenti produttivi tecnologicamente più avanzati per l’epoca, fondata nel 1870 dal senatore padovano Leone Romanin Jacur, o all’ebreo rodigino Giacomo Levi Civita, sindaco di Padova tra il 1904 e il 1910, a cui si deve anche l’acquisizione da parte del Comune della Cappella degli Scrovegni. Una lunga storia di integrazione proficua, che andrebbe trasmessa come messaggio anche agli studenti. Perché la conoscenza è il migliore antidoto contro tutti i pregiudizi».

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