È iniziato con un minuto di silenzio per le vittime sul lavoro, questa mattina all’hotel Petrarca di Montegrotto, il consiglio generale territoriale della Cisl Padova Rovigo, dedicato ai contenuti e alle prospettive operative della Legge sulla Partecipazione. «I vantaggi che la partecipazione porterà ai lavoratori e alle aziende interessano tutti gli aspetti della vita lavorativa: dalla maggiore produttività, al miglioramento dei salari, ma anche ad un maggior controllo della sicurezza sul lavoro – ha esordito il segretario generale Samuel Scavazzin – E proprio da questo aspetto vogliamo partire per rappresentare la nostra preoccupazione per una escalation di morti sul lavoro, che solo nelle ultime due settimane ha coinvolto due lavoratori nel Rodigino. Per queste morti inaccettabili manifesteremo il 12, unitariamente, davanti alla Prefettura di Rovigo per ribadire ancora la necessità di un maggiore controllo preventivo, che non può prescindere da un maggior coinvolgimento e quindi partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti nei processi decisionali relativi alla salute e sicurezza. Questo approccio va oltre i requisiti minimi di legge, coinvolgendo i lavoratori nell’identificazione dei pericoli, nella valutazione dei rischi e nella progettazione di misure preventive, riconoscendo che la loro esperienza diretta è fondamentale per una gestione efficace della sicurezza. I lavoratori devono essere partner essenziali nel processo di sicurezza, non solo come destinatari di regole, ma come attori che contribuiscono con la loro esperienza e conoscenza diretta dei processi lavorativi».
Secondo una ricerca della Fondazione Capitale & Lavoro, sono già oltre 316 le imprese venete che hanno attivato qualche forma di partecipazione. Tra queste, il 64% appartiene al comparto manifatturiero, 71 sono a Padova e 10 a Rovigo. «Ma il fenomeno – ha aggiunto Scavazzin – potrebbe essere molto più esteso. La sfida è aperta ed ha già innescato un cambiamento generativo per contrattare forme organizzative aziendali più adeguate ed efficienti. E’ quindi partendo da un lavoro sicuro che la partecipazione dei lavoratori diventa un metodo strategico per aumentare la produttività, che deve essere tradotta nella sua redistribuzione sulle retribuzioni, creando occupazione stabile, formazione continua, lavoro di qualità, investimenti in innovazione, un’organizzazione del lavoro che attiri talenti, anche con una buona flessibilità contrattata e soprattutto una maggiore partecipazione dei lavoratori ai processi produttivi. Sui temi cruciali della produttività, del salario, della crescita e della coesione sociale e dei rinnovi contrattuali stiamo predisponendo un programma di iniziative, momenti di confronto con le istituzioni e con le associazioni di categoria, manifestazioni e assemblee nei luoghi di lavoro per dare il nostro contributo a quel cammino della responsabilità lanciato il mese scorso dalla segretaria generale Daniela Fumarola».
Già il consiglio generale di oggi, non a caso aperto agli operatori sindacali, era quello di incentivare l’applicazione della legge sulla partecipazione nelle aziende del territorio, per migliorare il benessere dei lavoratori. Questa la vera finalità della legge, come ha sottolineato Emmanuele Massagli, presidente della Fondazione Ezio Tarantelli, che ne ha ripercorso le tappe, dal primo embrione della proposta Cisl, alla raccolta di firme, alla discussione e all’approvazione alla Camera. «Ora la partecipazione è legge – ha scandito Massagli – Non ha bisogno di decreti attuativi. Come si può valorizzarla? Attraverso la contrattazione nelle le piccole e medie imprese di tutti i settori. Mi piace sottolineare che in diverse Regioni e Comuni sono state presentate mozioni dove si sollecita l’amministrazione ad attuare la legge nelle partecipate a controllo pubblico. La legge prevede che, per il tramite della contrattazione, si possano proporre o implementare forme partecipative in azienda organizzate in quattro tipologie, che non sono alternative, ma si possono applicare tutte insieme». Le quattro forme sono economico-finanziaria, gestionale, organizzativa e consultiva, illustrate articolo per articolo. «L’articolo 1 definisce la finalità della legge, che è far stare meglio le persone che lavorano. La legge sulla partecipazione non è un fine, ma un mezzo dell’azione sindacale. Il fine è il benessere dei lavoratori. La direzione è chiara. Da un punto di vista tecnico la legge è operativa ed è sfruttabile. L’unico modo per verificare se servirà a raggiungere gli obiettivi sul benessere dei lavoratori è ora applicarla».
L’idea della partecipazione è condivisa anche da altre realtà. Per questo, un saluto è stato portato da Maurizio Dressadore, presidente della Acli di Padova, che ha sottolineato come «in un momento come questo, è opportuno accentuare il nostro comune denominatore».
Del resto l’idea della partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese è prevista dall’articolo 46 della Costituzione, «perché i padri costituenti pensavano che l’impresa non fosse solo uno strumento per generare profitto, ma un soggetto sociale delle comunità dove si insedia e dove il lavoratore cresce e si sviluppa – ha sottolineato il segretario generale di Cisl Veneto Massimiliano Paglini – La loro idea di un coinvolgimento dei lavoratori nella vita delle imprese era questa: la dimensione sociale dell’impresa, che deve durare nel tempo più a lungo possibile per garantire sviluppo stabile e duraturo nel tempo. In questo senso, la legge è un atto formale fondamentale che sana una lacuna del nostro ordinamento. Ma non basta, perché ora dobbiamo darle gambe. Dobbiamo generare produttività, cambiando modello. La partecipazione è prima di tutto un atto culturale, per recuperare la dimensione partecipativa nella democrazia. In Veneto si praticava già cento anni fa. Giuseppe Corazzin ne è stato antesignano, battendosi per le condizioni dei lavoratori agrari e pretendendo che partecipassero dei destini dell’impresa. E’ la dimensione culturale che ha fatto grande il Veneto, perché ha unito la cultura del lavoro delle persone alla capacità illuminata degli imprenditori. Dobbiamo investire su questa dimensione partecipativa e vogliamo farlo anche in Veneto, col manifesto che abbiamo presentato in vista delle elezioni regionali. E’ la sintesi di un percorso congressuale che vuole essere una piattaforma programmatica per i prossimi cinque anni in Veneto».
Ha concluso i lavori Mattia Pirulli, segretario confederale Cisl. «La legge sulla partecipazione esiste, ma ora bisogna attuarla. E nell’attuarla c’è un pieno protagonismo del territorio, che va esercitato all’interno delle imprese. La partecipazione è uno strumento che si può adottare in tutte le imprese, con modalità differenti. Non è un problema di dimensionamento, né di settore. Ora avete uno strumento in più per poter esercitare il coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici. Abbiamo una pluralità di strumenti. Abbiamo la contrattazione decentrata, che va potenziata ed è contrattazione aziendale e territoriale. E abbiamo la contrattazione sociale. Il combinato disposto di aziendale, territoriale e sociale è in grado di dare risposte anche in termini di retribuzioni. Ora abbiamo anche la partecipazione. La Cisl sta facendo un lungo cammino della responsabilità per arrivare a un grande patto sociale. Con oggi non ci sono più scuse. Al tema dell’attrattività dei lavoratori per l’impresa, rispondiamo con il coinvolgimento dei lavoratori, che per i giovani è molto importante. La sfida che abbiamo davanti è avvincente».


