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Veneto. Sindacati: No alle associazioni antiabortiste nei consultori degli ospedali della regione

Pubblicato il 16 Mag, 2024

Il 23 aprile è stato approvato dal Senato, nel contesto del decreto PNRR, un emendamento all’articolo 44 con cui il Governo ha stabilito che le Regioni possano fare uso dei fondi destinati alla sanità per organizzare i servizi dei consultori potendo “avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica,anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo Settore cheabbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

A questo proposito Cgil, Cisl e Uil Veneto hanno chiesto al Presidente Zaia e all’Assessora Lanzarin di non dar seguito alprovvedimento sulla presenza delle associazioni antiabortiste neiconsultori pubblici e negli ospedali del Veneto, rendendosi disponibili ad un incontro in Regione per discutere del tema. In Veneto c’è un consultorio ogni 40.000 abitanti, dato ben sotto alla media nazionale dei 35.000 e ancora più sotto a quella raccomandata nella misura di uno ogni 20.000. Se a questo si aggiunge che su 10 medici ce ne sono 7 obiettori (dati nazionali), la situazione appare come estremamente critica.

Tiziana Basso, Segretaria generale Cgil Veneto, Cinzia BonanSegreteria regionale Cisl Veneto, Lorenza Cervellin, Segreteriaregionale Uil Veneto: “Noi crediamo che la legge 194 debba essereattuata così come è scritta, tutelando la libera scelta delle donne attraverso i servizi professionali dei consultori, senza nessunaingerenza da parte di associazioni antiabortiste, in quanto il lorointervento, in un momento già travagliato, si porrebbe come una pressione psicologica e un condizionamento colpevolizzante,compromettendo definitivamente la salute psico-fisica della donna. Al di là della risoluzione del Parlamento Europeo che sancisce l’IVG tra i diritti fondamentali della UE, chiedendo di vietare i finanziamenti ai “gruppi anti-genere e anti-scelta”,l’emendamento governativo per impegnare risorse del PNRR proprio ai movimenti cosiddetti “pro-vita” è anche in netto contrasto con l’art. 4 dello Statuto del Veneto che promuove l’effettiva parità sociale della donna”.

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