Le associazioni degli inquilini, dei proprietari e degli studenti universitari hanno sottoscritto, con la mediazione del Comune di Padova, il nuovo accordo territoriale per le locazioni a canone concordato. Alla firma erano presenti Sicet, Sunia, Unione Inquilini, Uniat, Asppi, Sindacato Studenti Asu, Obiettivo Studenti, Udu Padova, Uppi, Federproprietari, Confedilizia ed Esu. Il documento è stato presentato oggi a palazzo Moroni dai rappresentanti delle associazioni e dei sindacati a dagli assessori comunali Francesca Benciolini e Antonio Bressa e cade in un momento di profonda crisi abitativa per Padova, come per molte altre città, ma con l’aggravante del numero di studenti in continuo aumento.
Soddisfazione per l’accordo raggiunto è stata espressa dalla segretaria del Sicet di Padova (Sindacato Inquilini Case e Territorio, che fa riferimento alla Cisl) Giulia Zago, che ha però sottolineato l’importanza di accompagnare l’accordo anche ad altre misure. «Il canone concordato è uno degli strumenti che possono essere introdotti per arginare l’emergenza abitativa e cercare di mettere un freno ad un mercato immobiliare che vede un costo degli affitti sempre più alto. Per calmierare i prezzi, insieme a questo strumento ci sono altre misure che devono essere messe in campo e implementate. La prima è quella che abbiamo già definito con il Comune e che riguarda l’utilizzo della leva fiscale, attraverso l’Imu, prevedendo delle aliquote ridotte per coloro che scelgono di utilizzare il canone concordato, in particolare per chi deciderà di chiedere un canone inferiore di almeno il 15% del massimo previsto dagli accordi territoriali. L’altra questione sulla quale stiamo lavorando per migliorare la situazione e sulla quale chiediamo un confronto costante con il Comune è quella degli sfratti: il protocollo sfratti che abbiamo firmato a dicembre del 2021 è scaduto e dev’essere rinnovato per renderlo un ulteriore strumento di aiuto concreto alle famiglie. Infine, il Comune deve farsi interprete di un’istanza che arriva da più parti: va abolita la cedolare secca al 21% per il canone libero. Un’imposta sostitutiva così bassa per chi decide di non rispettare i limiti previsti dall’accordo territoriale non è certo di stimolo per i proprietari a scegliere il canone concordato. Un tipo di contratto che, va sottolineato, oltre a prevedere canoni più bassi è anche più sicuro sul piano formale, perché controllato da un’associazione di categoria».